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Kloud
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 Post Posted: 12 Mag 2007 - 14:06     Post subject: Post subject: AUSER

PROLOGO

Shner'ly era in trepida attesa, un'attesa nervosa e stancante.
Nonostante le due lune fossero alte nel cielo, non c'erano animali nella zona.
"Dovrebbero essere già usciti dalle loro tane per accoppiarsi: come mai non c'è neanche un coniglio?"

I suoi artigli fremevano impazienti e le sue ali ebbero un sussulto, che di certo avrebbe reso più guardinga ogni eventuale preda nelle vicinanze: si rimproverò per questo.
"Stessa cosa da due settimane a questa parte..."
Le riserve di cibo erano sempre più scarse ed il pianto dei cuccioli lo rendevano estremamente irritabile, come tutti i maschi del branco. Un suono che nessuno poteva ignorare, nel suo triste significato: la tribù stava morendo. Dovevano svendere i loro preziosi olii agli umani ed agli Orkafolk in cambio di pesce e frutta, ma non potevano andare avanti così.
Una folata di vento scosse l'albero a cui era appeso, in attesa, facendolo dondolare lentamente, come un bozzolo di pelliccia.
I più giovani della tribù volevano muovere le ali di guerra contro gli umani della jak'arah e prendersi il cibo: saccheggi, incursioni aeree, morte... tutte cose che già aveva visto e che sperava di dimenticare. Invano aveva cercato di convincere il capo del gruppo, Arao, ma questi s'era rivelato sordo alla ragione. Con l'arrivo delle Lune Vuote, quando gli umani meno si sarebbero aspettati un attacco, sarebbero piombati sul villaggio della jak'arah...
"Durante le Lune Vuote... che gli Antichi abbiano pietà di noi per questa blasfemia. Il giorno più sacro del nostro mese, durante il quale la vita viene rinnovata, la nuova generazione, il nostro futuro, si macchia di sangue."
Un'altra folata di vento caldo scosse l'albero.
"Se la guerra che hanno in mente non verrà risolta nel giro di poche settimane, le scorte finiranno e noi saremo costretti ad un'umiliante resa, nel migliore dei casi. Che disastro sarebbe..."
Il vento aumentò, sempre di più.
"Una tempesta? Impossibile, non ci sono i segni!"
Infatti, sotto la luce delle due lune, il cielo era sereno e senza nuvole: le Stelle Guardiane osservavano imperturbabili quel misero Chiro combattuto tra la sofferenza fisica della fame e quella morale dell'eresia. Ma Shner'ly non osservava più il nord della volta celeste: non era più la costellazione dei Guardiani ad attirare la sua attenzione.
Una Stella Dragone solcava il cielo, ma non era una Stella Dragone come tutte le altre: questa era rossa e grande, terribilmente grande, quasi come la Luna Minore. Cadeva rapidamente dal cielo, come un sasso senza il Flusso a sostenerlo.
"Niente di buono... niente di buono."
Quella non fu più notte di caccia e dubbi. Fu notte di paura e rassegnazione.
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Kloud
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 Post Posted: 17 Mag 2007 - 09:33     Post subject:

CAPITOLO PRIMO

Rapporto 1324/theta.

Dopo dieci mesi di viaggio, è possibile finalmente osservare il sistema della stella Akenopis. Come previsto dall'Unità Scientifica su Kenos, Akenopis si tratta di una stella molto atipica: benchè abbia le stesse caratteristiche di una gigante bianca [spettro di emissione, N.d.C.], le sue dimensioni e la sua temperatura interna sono invece quelle tipiche di una stella di classe Soles [Arancione, N.d.C.].
É chiaro che si tratta di un artefatto degli Antichi, ma il suo utilizzo è tutt'ora ignoto. Appena entrata nel sistema Akenopisya, il trasponder è stato colpito da un violento vento stellare, che ha danneggiato buona parte dei sistemi di guida: alcuni kolès sono rimasti feriti a seguito di un incendio sviluppatosi nel bio-computer centrale, ma non ci sono stati caduti. Tuttavia, nonostante i danni, è possibile continuare nella più totale sicurezza le ricerche. Per il momento è stato possibile osservare un unico pianeta orbitante: possiede due lune ed è circondato da una cintura d'asteroidi nel margine più esterno. Questo potrebbe costituire un problema, perchè si dovrà deviare dal percorso stabilito. É assai probabile che non sarà possibile atterrare sui poli, per via delle permutazioni del campo magnetico del pianeta [ribattezzato Akenopis Lonès, N.d.C.], che potrebbero ulteriormente compromettere i sistemi di guida della nave.
Saranno inviate delle sonde sul pianeta, al fine di determinare un punto di atterraggio sicuro. Si è certi che entro breve sarà possibile creare un avamposto: sono presenti molte forme di vita con livello tecnologico primitivo. Si è certi che sarà possibile aprire una nuova, civile e proficua intesa commerciale con questo pianeta.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses


Edeke si svegliò di malumore. La testa gli doleva terribilmente: tutta colpa della connessione cerebro-spinale dell'altro giorno. Un servo-kolés gli sollevò delicatamente la testa ed un altro gli portò da bere. La gola era impastata ed arida e lui svuotò avidamente il bicchiere.
<Ci sono novità?>, domandò.
<Siamo in orbita attorno al pianeta. Le sonde stanno ancora ispezionando. La Collettività Direttiva dovrà riunirsi al loro ritorno. Il ritorno è previsto tra sessantadue ore. Non ci sono altre novità.>, risposero all'unisono le due voci metalliche ed atone dei kolés.
<Lasciatemi.>, ordinò ancora Edeke. Le porte della sua lussuosa stanza si aprirono ed i due servi uscirono senza emettere alcun suono.
Aaaah, la mia testa.... maledetto Kraete!

La connessione cerebro-spinale di ieri fu insopportabile. Come Condivisione venne scelto l'encefalo di Kraete, l'insopportabile planetologo così irrispettoso delle gerarchie, eppure così tollerato per la sua genialità intuitiva...
Edeke sapeva bene che si doveva sempre fare a turno per la condivisione, ma non poteva fare a meno di sospettare che la Collettività avesse optato proprio su Kraete, in un momento tanto importante, col solo scopo di non permettergli di ragionare efficientemente. Al fine di creare una perfetta intesa di concetti che la comunicazione verbale mai avrebbe potuto offrire, il Protocollo Codificato impoeneva categoricamente di effettuare ogni riunione della Collettività Direttiva per connessione cerebro-spinale, alternando l'encefalo di Condivisione.
La riunione del Rapporto 1324/theta venne effettuata nell'encefalo di Kraete. Odiava l'encefalo di Kraete: il suo inconscio posizionava le riunioni in una selvatica pianura, con fastidiosa erba, senza sedie od altri suppellettili, aria corrente non filtrata e (orrore!) luce solare diretta sul suo povero cranio liscio! Ne usciva sempre dolorante. Certo, non era catalogabile come un'aggressione, secondo il Protocollo Codificato, ma comunque minava il suo operato. Inutile fare rapporto al Moderatore: era un selvatico quasi quanto Kraete...
Edeke s'alzò dal proprio letto: gli scomparti dell'unità rigenerativa si chiusero magnificamente, senza alcun sibilo.
Forse ho fatto male ad allontanare i servi: ora ho bisogno di fare colazione... ah, maledetto Kraete! Aspetta quando toccherà a me: lo sai già che ti aspetta! Una bella stanzetta chiusa, con aria filtrata e luce artificiale. Per non parlare della tua poltrona: credimi, sarà di una scomodità allucinante...
Rilassato da quei pensieri, fece per uscire dalla stanza e dirigersi verso la mensa comune: per quel giorno, si sarebbe accontentato. Niente colazione in camera, come da sua abitudine.
Nel corridoio della nave, udì i passi felpati e veloci di un kolés dietro di lui. All'inizio non ci fece caso, ma questi lo superò e si frappose tra lui e la mensa. Il volto di carne bianchiccia e flaccida, priva d'espressione lo fissava con quegli occhietti blu scuro, rotondi come bottoni. Edeke non aveva mai sopportato la presenza di quegli esseri: aveva sempre optato per servi forse meno efficienti, ma di aspetto più rassicurante e piacente. Purtroppo, le navi della Convenzione usavano quelli e non poteva fare altro che accettare le decisioni del Direttivo Massimo.
<Lasciami passare.>, ordinò, senza neanche chiedersi perchè si comportasse in quel modo.
<Devo riferire un messaggio da parte del Moderatore Dewin per il Responsabile di Commercio e Sviluppo Edeke. Lei è Edeke. La prego di ascoltare il messaggio.>
La testa del kolés si piegò all'indietro e la bocca fu spalancata il suo apparato vocale sotto la gola s'accese di luce violetta e la voce del Moderatore parlò.
<Qui Dewin. Abbiamo un problema: una delle nostre sonde è stata attaccata dai nativi. Questo potrebbe compromettere la sua missione commerciale, visto l'atteggiamento ostile che hanno avuto.>
Edeke non amava particolarmente quel grosso rustico che avevano come Moderatore.
Abile spaziale e buon Moderatore, questo non si discute, ma resta comunque un selvatico. Neanche è capace di fare un rapporto in maniera corretta. "Abbiamo", "la sua missione"... non si usa più l'impersonale?
<L'altra sonda, invece... beh, non ci crederà mai! Un isola volante! Si rende conto? Un blocco di terra e pietra che sta sospesa a circa un kilometer dalla superficie oceanica! Ci sono diversi complessi abitativi, ma è deserta: niente tracce di vita organica. Formeremo lì il nostro avamposto commerciale... e scientifico, chiaramente. Sembra che con questo pianeta abbiamo avuto fortuna! Comunque, non inizieremo col programma prima di aver capito perchè siamo stati attaccati. Aspetteremo che il Gruppo Sociologico trovi una soluzione. Qui Dewin, chiudo.>
Edeke rimase per diversi attimi come interdetto: non riusciva neanche a pensare alla maniera soavemente lineare che gli era stata insegnata.
Isole volanti? Impossibile che col livello tecnologico in possesso ai nativi... come possono avere delle unità AgE? Ma è davvero antigravità?
Vide il kolès muovere le labbra.
<Cosa?>, domandò.
<Ha compreso il messaggio? Desidera che lo ripeta?>
<No, ho compreso.>
Il kolès incrociò le braccia in segno di congedo e fece un inchino.
<Riferirò al Moderatore Edwin che ha udito e compreso il messaggio.>
E se ne andò, senza aggiungere altro.
Ecco perchè preferisco servitori umani, rispetto a queste macchine. Forse sono inefficienti, forse saranno anche più cari ed è "poco civile" costringere un umano a lavorare, però c'è anche maggiore contatto. Un umano mi avrebbe augurato una buona giornata, per lo meno...
E se ne andò a mangiare, verso la mensa ormai semivuota, con meno appetito di quanto ne avesse prima, conscio del fatto che sarebbe iniziato un lavoro molto spiacevole per lui...
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 Post Posted: 28 Mag 2007 - 20:18     Post subject:

CAPITOLO SECONDO

Rapporto 1332/theta.

Dai dati raccolti per mezzo delle sonde e da un'osservazione orbitale del pianeta, si è potuto stabilire che Akenopis Lonès è un pianeta decisamente anomalo, il che conferma la teoria sulla sua natura di artefatto degli Antichi. Tra le caratteristiche sicuramente più singolari, si è potuta osservare la massiccia presenza di agglomerati di terreno che galleggiano apparentemente per mezzo di qualche sistema di propolsione anti-gravità che ricordano le unità AgE, tuttavia il livello tecnologico della popolazione nativa è di un livello talmente inferiore da escludere a priori un qualsiasi sviluppo della tecnologia di ante-gratiorn enghinès. Si deve supporre che tale fenomeno sia di origine completamente naturale. Solo uno studio più approfondito potrà determinare la veridicità di quest'affermazione. La seduta si aggiornerà con l'arrivo di nuovi dati.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses


Kraete si trovava di fronte ad un grosso dilemma: dove avrebbe posato la successiva pedina?
Il go-bane era un intricato mosaico di sfere olografiche bianche e nere che galleggiavano sopra gli intrecci della scacchiera. Il suo cervello bionico lanciava segnali dolorosi per lo sforzo a cui era sottoposto.
L'infinità delle mosse disponibili supera di gran lunga la mia capacità di calcolo: impossibile abbracciarle tutte quante. Che meraviglia è questo gioco: infinito, ecco il suo nome. Come lo spazio che ci circonda: credo che se esista qualcosa capace di sintetizzare la natura dell'Universo, questa cosa non può essere che il Go.
Il Go era particolarmente apprezzato in tutta la Convenzione, tranto che si diceva: una civiltà veramente intelligente deve averne una sua versione. Tuttavia, Kraete era un estimatore della versione tradizionale del gioco, con un go-bane a 19 righe e bidimensionale. I pianeti centali della Convenzione prediligevano il go-bane a tre dimensioni, per spingere al limite le facoltà di calcolo dei cervelli bionici. Era come un'immane montagna che si doveva assolutamente scalare: una volta che la vetta infinita fosse stata raggiunta...
Potremo soltanto cadere o scendere.

Kraete, da buon provinciale, evitava accuratamente la versione a tre dimensioni, concentrandosi unicamente su quella tradizionale.
Inutili complicazioni. Come la vita, una versione meno riuscita e più complicata del Go...
Aveva fatto la sua mossa da un pezzo e stava aspettando che il suo amico Dewin rispondesse al suo semplice, ma efficiace attacco, che l'avrebbe costretto a ripiegare sulle sue linee.
Sempre che non trovi una contromossa che io non ho previsto. É sempre una incognita.
<Credo che la sonda tornerà a breve...>, commentò Dewin meditabondo, mentre contemplava il go-bane.
Kraete bevve dal bicchiere e contemplo il rilassante scenario naturale olografico che li circondava. La temperatura era piacevole ed il sole olografico proiettava una salutare luce bionda sul go-bane. Dietro di loro stava una foresta: nascosta da un'arco di alberi, stava la porta d'uscita della stanza.
Cerca di guadagnare tempo... proprio non sa giocare e, men che meno,
sa perdere...

La fronte ampia e spaziosa di Dewin era sudata ed aveva la pelle d'oca: stava facendo uso delle ghiandole ormonali per poter accelerare le attività cerebrali. Kraete, benchè fosse anche lui dotato dei circuiti di controllo ormonale, non amava farne uso: era da sempre convinto che era meglio poter fare a meno di qualcosa che non poterne più fare a meno.
Di per sè, l'uso degli ormoni non era permesso nelle gare tra gentiluomini, ma Kraete non badava molto a questi dettagli. Amava il gioco, quel che c'era nel go-bane, non quello che stava fuori.
<Quando potrò atterrare?>, domandò Kraete.
<Quando potremo atterrare...>, puntualizzò Dewin, finalmente decisosi a fare la sua mossa. Il corpo massiccio del moderatore si spostò per osservare meglio l'assorbimento di un piccolo gruppo di pedine bianche, che andarono nel suo conteggio punti. Sulla sua faccia barbuta (così detestata dai suoi colleghi moderatori) si disegnò un sorriso allegro.
Kraete rispose subito con un rapido contrattacco e guadagnò una buona fetta di territorio.
Dewin osservò allibito il go-bane, decidendo il da farsi: quasi immediatamente spense il suo lato di go-bane, cancellando le sue pedine.
Un gesto eloquente di resa, però non la dichiara mai: odia perdere. Gli brucia proprio non saper giocare... è evidente che negli ambienti degli ufficiali moderatori, saper giocare bene a Go è quasi importanto come saper dirigere a dovere un transponder...
Fu Kraete a decidere di cambiare discorso, per evitare gli sbalzi d'umore improvvisi che coglievano il suo amico quando si trovava di fronte ad un fallimento.
<Verrai anche tu?>
<Per forza. Hai visto come hanno ridotto la sonda quei selvaggi.>, commentò acidamente.
"Selvaggi"... amico mio, ti sei già dimenticato che è così che chiamano noi periferici, nei civili pianeti centrali?
<Cambierai sesso?>, nella sua voce c'era una certa apprensione: non amava particolarmente la versione femminile di Dewin, non meno di quanto amasse quella maschile. Purtroppo gli ormoni gli davano sempre alla testa...
Ma perchè non fanno in modo di poter operare senza dover cambiar sesso? La tecnologia non manca...
Sapeva che questo era mettere preferenze personali al di sopra della Convenzione, ma comunque non vedeva per qual motivo si dovessero creare dei dispiaceri, se potevano essere evitati. Alla fine, la Convenzione creava la tecnologia per migliorare la vita: perchè non si teneva conto anche di questo?
<Sì, dovrò diventare donna, assieme ad altri volontari della sicurezza. Dovrete farlo anche voi del gruppo scientifico e di commercio, temo.>
Quest'ultima direttiva sconvolse non poco Kraete.
<E per qual motivo?>
<Abbiamo appurato che possiedono un livello tecnologico pressochè primitivo e possiedono una civiltà molto legata ad antiche superstizioni e tradizioni. Sembra che ci sia una razza affine alla nostra...>
<Affine?>, domandò Kraete: l'argomento lo interesso a tal punto che quasi si scordò dello spiacevole dettaglio del dover cambiar sesso.
<Sì, praticamente siamo identici, per quanto riguarda l'aspetto esteriore. Escludendo il fatto che non hanno supporti biomeccanici e sono ancora divisi in maschi e femmine, direi che sono molto simili a noi.>
<Interessante... ne sapete di cose, nonostante non siano ancora tornate tutte le sonde.>
<Il gruppo di studio sta facendo i salti mortali per ottenere più informazioni possibili. Appena tornerà l'ultima sonda, il gruppo di semantica dovrebbe aver ottenuto materiale a sufficienza per formare un dizionario. Avrei già iniziato i preparativi, ma il Protocollo... beh, lo sai anche tu...>
Sì, lo so bene che può sembrare una perdita di tempo, però c'è sempre la possibilità che ci sia qualche remota forma di minaccia: se non si ha la più completa sicurezza, ci si deve sempre tenere pronti ad andarsene.
<Come mai dovremo cambiare sesso anche noi?>
Poteva comprendere i volontari della sicurezza: quando c'era la remota necessità di dover creare dei gruppi armati, dovevano cambiare sesso per avere la massima efficienza. Maschi per gruppi di offesa, femmine per gruppi di difesa. In genere, si prediligeva usare i gruppi di difesa: la Convenzione aveva orrore della guerra; inutile barbarie.
<Ti ho detto che c'è una razza affine alla nostra. Dobbiamo cercare di essere più simili possibili: forse dovremo espiantare anche qualche organo...>
<Per le altre razze?>, domandò Kraete con un miscuglio di rassegnazione e curiosità.
<Antropomorfe, simili più a bestie che a noi. Sembrano comunque avere tutte lo stesso grado d'intelligenza.>
<Non credi che se cercheremo di renderci più simili ad una razza, potremmo in qualche modo compromettere il rapporto con le altre?>
<Spetterà al gruppo di sociologia dire cos'è meglio fare. Per il momento possiamo solo aspettare...>
Kraete si alzò e riaccese la parte di go-bane del suo amico e gli strinse le spalle in un gesto affettuoso.
<Un'altra partita?>
Dewin s'alzò e si avviò verso l'uscita.
<No, devo prima controllare a che punto sono i responsabili medici: pare che ci sia un'atmosfera ricca d'ossigeno e vorrei sapere se ci fossero effetti collaterali per la nostra salute. Forse dovremo effettuare modifiche biochimiche...>
Uscì e Kraete ordinò alla stanza di spegnersi: ritornò dentro al misero cubicolo che era la sua stanza da letto. Il tavolo del go-bane era ancora lì, ma tutto lo splendore del gioco era stato smorzato.
É nervoso. Il Direttivo Massimo ha ancora rifiutato di rilasciargli il permesso di riprodursi e questo lo mette in imbarazzo di fronte agli altri ufficiali moderatori... questa missione non è assolutamente facile... no, non lo è...
Kraete sospirò e si mise a studiare i rapporti che il suo gruppo di bio-chimici avevano redatto, cercando di concentrarsi solo sulla missione.
La nostra assolutamente non facile missione...
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 Post Posted: 10 Giu 2007 - 10:53     Post subject:

CAPITOLO TERZO

"Rapporto 2236/iota.

La totalità dei dati raccolti dalle sonde è innumerevole ed è stato necessario suddividere ulteriormente i gruppi di lavoro per una completa assimilazione delle informazioni nel sistema del bio-computer centrale. La risoluzione dei problemi posti è ancora in fase di svolgimento, ma sono già state pervenute alcune risposte sommarie. Il pianeta presenterebbe una percentuale d'ossigeno atmosferico pari al 21%, mentre l'azoto è presente per il 72% percento, già questo costituisce un problema per la creazione d'un avamposto. É stato necessario effettuare mutazioni genetiche e dotare di un supporto bio-meccanico a tutti i membri del gruppo di sbarco ed anche ai kolés servitori. Si è evidenziata la presenza di ben tre razze distinte, di cui solo una d'aspetto umanoide, le altre hanno caratteristiche zoomorfe. Benchè non sia stato possibile effettuare un'indagine approfondita in merito, esiste la probabilità che vi sia una quarta razza, di natura acquatica: tale ipotesi è avvalorata dalla presenza di insediamenti che indicano la presenza di creature intelligenti anfibie, ma che ancora non sono state avvistate. Non si può dedurre il motivo. Si è deciso di insediarsi su di un piccolo atollo galleggiante in prossimità dell'equatore, per i seguenti motivi: la buona posizione strategica, la facilità di sbarco e la relativa vicinanza con grossi centri abitati delle tre razze sopracitate. Verrà a breve effettuata una stesura di un rapporto che descriva le suddette razze aliene nel dettaglio. La seduta s'aggiorna, fino alla conclusione dell'elaborazione del bio-computer centrale.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses"


<Abbiamo finalmente decifrato il loro linguaggio!>, esclamò felicemente Hedem, il Responsabile del Gruppo Sociologico, indicando i propri colleghi specializzati in Semantica e Linguistica.
Kraete annuì, cindividendo la sua gioia, ma Edeke non si lasciò trasportare eccessivamente dall'entusiasmo dell'anziano. Era chiaro che viaggiare eccessivamente nello spazio lasciava le persone in balia di pessime abitudini e minava l'obbiettività del loro lavoro. Come si poteva lavorare serenamente, se si era in balia di eccessi emotivi come quello? Impossibile.
Dovrò fare rapporto su questa situazione al Direttivo Massimo: potrebbe comunque far nascere dei problemi.
<Le lingue degli umanoidi è praticamente identica alla nostra! Capite? Identica! É una variante, ma le regole sintattiche e grammaticali sono le stesse! Ah, questo farà tacere una volta per tutte quelle assurdita circa "l'evoluzione parallela"! É chiaro che un tempo la razza umana ha avuto un'origine in comune! Il Pianeta Azzurro esiste! Ah, questo è un grande giorno per la Convenzione!>
Le rughe segnavano il volto dell'anziano sapiente, tuttavia gli occhi brillavano come quelli di un infante...
Già, brillano di ignoranza! Già si è dimenticato della sua figuraccia di fronte alla totalità del mondo accademico, quando il Consultorio Scientifico bollò come errata la sua fantomatica scoperta del Pianeta Azzurro! Tutto per il ritrovamento di un misero disco metallico su quel pianeta desolato del sistema di Kacchin!
Se lo ricordava bene quel giorno: l'imbarazzo che aveva provato non era mai stato così grande, in tutta la sua vita. Il vecchio ebbe da ridire sulla decisione: ebbe da ridire!
Un simile atto di insoburdinazione avrebbe dovuto essere punito severamente tramite la sospensione mnemonica! Invece, si preferì lasciar correre: era anziano e mancavano ormai pochi anni al suo congedo. Era comunque certo che non avrebbe ottenuto il permesso di procreare o di ricevere un rinnovo dell'esistenza.
Questa è la sua ultima missione... poco importa cosa abbia fatto prima o cosa farà ora, questa è la sua ultima missione. Non ci saranno rinvii nel giudizio... per fortuna. Poco importa se è uno dei più abili decifratori idiomatici della Convenzione: trecento anni di vita hanno ormai minato le sue capacità di lavoro.
C'era molta amarezza in quei pensieri. Era l'assoluta certezza che, in un futuro forse non troppo lontano, la stessa sorte sarebbe capitata a lui. Anche lui avrebbe dovuto prendere congedo nelle vasche di riciclaggio e lasciare il proprio posto alla successiva generazione, quando il Direttivo Massimo avrebbe rifiutato il suo rinnovo d'esistenza.
Il suo sguardo incrociò quello del Moderatore Dewin.
Anche lui era molto scettico sulle teorie fantascientifiche di Hedem: meglio di chiunque altro, dato che (così come Edeke) vi aveva lavorato assieme per tutta la vita. Sapevano entrambi che al primo accenno di mistero o fenomeno apparentemente inspiegabile, il vecchio scienziato subito urlava al miracolo, all'avvento di pietose profezie ed altri delirii che perfino un rustico come il Moderatore trovava fastidiosi. La religione era una brutta faccenda: irrazionale, pericolosa e poco pratica.
Le fisionomie del volto del Moderatore erano parecchio mutate negli ultimi cicli-lavoro. Era evidente che stesse cambiando sesso, il che voleva dire solo una cosa: c'era necessità di un gruppo armato di difesa.
C'era da aspettarselo che sarebbe stata una missione pericolosa: con simili antichità non si può mai sapere quali mostruosità riescono ad emergere, se si scava abbastanza a fondo...
Si raccontavano molte leggende sugli artefatti lasciati dagli Antichi, gli esseri millenari esistiti quando le stelle ancora erano giovani, che avevano per primi varcato le soglie dello spazio, da millenni estinti. La Convenzione ebbe un grande progresso tecnologico, quando ebbe modo di venire a contatto con i resti dei loro artefatti: le Arche. Contenitori di infinite conoscenze, progetti, trattati...
Si raccontavano molte leggende sulle Arche: il Consultorio Scientifico era convinto che si trattassero di magazzini informativi, banche dati chissà quale scopo. Solo gli Antichi potevano saperlo e gli Antichi erano scomparsi da eoni ormai...
Una civiltà, quando scompariva, lasciava tracce di ruderi, relitti d'astronavi, qualsiasi cosa che indicasse il loro passaggio. Gli Antichi, no. Solo quei misteriosi depositi disseminati per l'universo che tanto attiravano gli esploratori della Convenzione. Niente ruderi, niente relitti o qualsiasi altra cosa. Impossibile dire che cosa fosse accaduto agli Antichi, tuttavia l'anziano Hedemon era convinto di saperne più di tutto il Consultorio Scientifico messo assieme!
Assurdità, circa l'impiego delle Arche per le generazioni a venire ed altre speculazioni di carattere mistico a cui Edeke non aveva mai prestato molto ascolto. Il solo motivo per cui sopportava ancora quel vecchio pazzo era perchè il Direttivo Massimo aveva ritenuta inadeguata la denuncia per inefficienza che aveva inoltrato contro Hedem: il suo operato era sempre risultato ottimo, nonostante delle disfunzioni a livello emotivo, prevalentemente dovute al continuo stress da viaggio e l'età ormai avanzata. Pertanto, il Direttivo Massimo decise che il vecchio scienziato era ancora utile per la Convenzione e che il giudizio per la conclusione del suo operato sarebbe stato rinviato alla scadenza del suo mandato d'esistenza, ossia pochi anni nel futuro, praticamente allo scadere della missione. Hedem non l'aveva presa bene e da allora s'era creata una certa ostilità tra di loro, che poi s'era trasmessa anche al suo allievo Kraete, che da molti anni aveva ottenuto l'amicizia del Moderatore dell'Inosses. Come risultato, Edeke s'era ritrovato a dover compiere una battaglia solitaria per poter mantenere la nave in perfetta efficienza. Senza di me, questo trasponder verrebbe certo smantellato pezzo per pezzo e lo stesso avverrebbe con questo manipolo di incivili!
Certo, avrebbe potuto richiedere un trasferimento e dimenticare tutte le problematiche relative al trasponder Inosses, però...
A furia di stare loro attaccato, anche io ho sviluppato queste inutili disfunzioni emotive...
Amava quela nave: ci aveva vissuto dentro fin dal suo primo incarico, poco dopo il conseguimento del mandato di esistenza. L'aveva vista venir costruita, assemblata e varata. Nei giorni di riposo su Kenos, pensava sempre al viaggio successivo. Tuttavia, con gli anni quell'affetto era diventato un rapporto forzato. I rapporti s'erano inaciditi, i viaggi erano diventati sempre più lunghi e pesanti ed il rientro tanto agoniato.
Tuttavia, ancora non riesci a firmare il modulo di dimissioni e cambiare incarico. Ormai non è più vita: è abitudine.
Hedem ancora parlava a vanvera circa le prove raccolte che dimostravano la sua totale ragione: evitava di guardarlo, faceva come se Edeke non ci fosse. I loro rapporti, un tempo buoni, ormai s'erano guastati: Edeke non riconosceva più il brillante scienziato con cui aveva lavorato per tanti anni, ma solo un guscio vuoto che si trascinava per inerzia...
Un po' come sto diventando io...
<Abbiamo creato un dizionario sintattico-grammaticale che presto vi verrà installato per via neurale nell'encefalo. Anche le leggi, usi e costumi verranno codificati. Presto prenderemo le trattative con gli umani!>
Certo! Trattiamo solo con gli umanoidi, visto che ti interessano di più: sfavoriamo le altre razze, creiamo dei disequilibri: come se la nostra presenza non basterà a causare altri scompensi!
Avrebbe voluto esporre le sue lagnanze, ma il Moderatore l'anticipò.
<Hai parlato solo degli umani, che mi dici delle altre razze?>, domandò Dewin.
<Come?>
<Hai parlato solo della lingua degli umani: le altre razze? Ce ne sono tre, mi pare.>
<Purtroppo non è stato ancora possibile effettuare un'analisi semantica: hanno una lingua troppo diversa...>
Dewin tuonò irato.
<Troppo diversa?? E il gruppo di semantica a cosa serve, allora?? A che mi serve un gruppo di semantica se traduce soltanto le lingue simili alla nostra, eh?>, il pesante pugno sbattè contro il tavolo del laboratorio, facendo rabbrividire i presenti.
Eh, brutta cosa le alterazioni ormonali...
<Ci... ci stiamo lavorando...>, si giustificò Hedem.
<Che mi dici delle risorse?>, domandò Edeke.
<Che vuoi che ne sappia? Chiedilo al Gruppo Planetologico!>, sbraitò il vecchio.
<L'ho chiesto e mi ha detto che ce ne sono e parecchie, ma devo anche sapere se il popolo nativo ne fa uso, che valore gli attribuiscono, se il commercio con la Convenzione sia sostenibile! Queste informazioni me le deve passare il Gruppo Sociologico!>
Il vecchio rimbeccò, indicando la porta del laboratorio
<Gruppo Sociologico, Branca Economica: l'ufficio è là in fondo, sai dov'è!>
<Tu devi coordinare i lavori!>
<BASTA!>, urlò Dewin, facendo tacere entrambi. Li squadrò tutti e due con rimprovero.
<Vi state comportando come dei barbari! Siamo qui per lavorare, non per perdere tempo in questioni personali!>
Si rivolse ad Hedem.
<Voglio la totalità dei dati delle sonde: la totalità! Voglio un faile da installare in via neurale con quei dati entro due cicli lavorativi, non mi importa se dovrai sacrificare i tuoi cicli di riposo e di svago: voglio quei dati!>
Poi si girò verso di lui, sovrastandolo con la sua poco rassicurante massa di carne che stava acquisendo rotondità.
<Va' alla Branca Economica, prendi i tuoi dati e studiali: voglio un rapporto completo entro la fine del ciclo di lavoro!>
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 Post Posted: 23 Giu 2007 - 23:08     Post subject:

CAPITOLO QUARTO

"Rapporto 1367/omega

Dopo attentissima riflessione, è stato deciso quanto segue:

- Il pianeta Akenopis Lonès (nomitato Auser dai nativi) risulta essere effettivamente un vero artefatto creato dagli antichi. Nonostante l'enorme molte (12 Raggi Standard) la sua gravità è di 1.15 Unità Gravitazionali Standard, inoltre è stato possibile riscontrare fenomeni d'anomalie gravitazionali. Oltre a questo, il pianeta presenta una grande ricchezza di risorse che non sono utilizzate dai nativi e per cui sarà possibile intraprendere degli onesti scambi commerciali. In sintesi, il pianeta è di grande interesse, sia scientifico che economico, per la Convenzione.

- Le specie native del pianeta possiedono un livello tecnologico primitivo, il che le mette in condizioni tali da essere degli ottimi acquirenti per le nostre tecnologie. Si indicherà nell'allegato le tecnologie di cui se ne sconsiglia l'impiego (si citano le tecnologie atomiche), vista la bellicosità delle suddette. Per tale motivo sarà necessario effettuare un'accelerazione programmata del progresso tecnologico delle specie, tutte indistintamente. Pertanto si richiede un'autorizzazione di classe AA-23 in allegato agli ordini che verranno inviati in risposta al presente rapporto, come dal lex-articolo 124, comma 22, Sezione "Esplorazione e Sviluppo" dei Protocolli Codificati.

- La base operativa su Akenopis Lonès verrà situata su uno degli atolli volanti più grandi, completamente disabitato e lontano dai centri nativi, poichè rappresenta il punto di giunzione migliore con le diverse città native. Si allega un atlante del pianeta, con indicate le varie località. In rossastro sono evidenziati le porzioni di terra volanti. Il territorio è spesso colpito da violente tempeste e tifoni, il che permette di tenere lontani i nativi del pianeta, ma con le tecnologie della Convenzione, non ci sarà alcun problema. Vista la natura non-invasiva dell'accampamento, si procederà immediatamente, al fine di ridurre i tempi di installazione: in caso di rifiuto da parte del Direttivo Massimo, si provvederà immediatamente a rimuovere l'installazione ed ogni minima traccia della sua presenza.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses.


<É arrivato l'ordine del Direttivo Massimo: procedere con le operazioni.>
L'annunciò sollevò non poco l'animo di Dewin: temeva enormemente che tutto il lavoro di coordinazione che stesse compiendo laggiù fosse soltanto fatica sprecata. L'esoscheletro bio-meccanico che ricopriva il suo corpo era ancora ben lungi dall'immagine di eleganza e perfezione che la Convenzione desiderava dare di sè. Nient'altro che un ammasso di carne e circuiti costruito in fretta e furia per ospitare il suo corpo e quello dei kolès da lavoro. Quell'ossigeno gli avrebbe bruciato immediatamente i polmoni alla prima boccata!
La faccia di Kraete era visibilmente
<É una splendida notizia, amico mio!>, urlò al comunicatore olografico, poichè temeva che non riuscisse a sentirlo: vuoi per l'esoscheletro, vuoi per le interferenze che il campo magnetico di quel pianeta (stava già iniziando ad odiarlo) causavano alla strumentazione.
Vuoi anche perchè una tempesta continuava ad imperversare contro l'isola: nonostante i Campi Statici fossero stati inseriti ed attivati (dovettero aspettare al primo momento di bonaccia, per abbandonare l'unità di trasporto), il fragore della tempesta continuava a farsi sentire anche attraverso gli smorzatori d'inerzia.
<Sì, hai ragione: come va laggiù?>
Dewin notò una certa nota d'apprensione nel volto dell'amico. Non aveva accettato che fosse sceso anche lui a compiere i lavori, però non aveva protestato o fatto alcunchè per impedirglielo. Sapeva bene quali erano i doveri di un Moderatore.
<Abbiamo una stazione stabile e perfettamente funzionante: tra un po' entrerò dentro ad ispezionarla. Se il Caso sarà misericordioso, avrò buone probabilità di togliermi quest'orribile guscio prima di sera!>
<Il Gruppo Ingegneristico sta cercando di renderle più confortevoli. A proposito: ci sono problemi col nuovo orario?>
<Dopo qualche giorno ci si abitua. Anche la luce non è male. Il cielo è azzurro, proprio come piace a te!>
<Magnifico...>, fu in quel momento che notò l'apprensione di Kraete essere eccessivamente lampante.
<Che succede?>, domandò secco: la sua nuova voce femminile dava un certo risalto all'ordine.
<La politica che il Direttivo Massimo ci ha ordinato di seguire!>, sbottò.
<Gli ordini non si discutono.>
Questa è insoburdinazione: se qualcuno stesse registrando la conversazione e finisse alla Commissione Disciplinare, tu passaresti un bel guaio per non averlo denunciato, lo sai?
<Lo so, lo so: speravo ci fosse un altro mezzo...>
<Questo non minerà la tua efficienza, vero?>, domandò severo.
É il segnale: lo capisci o no, deficiente?
Un guizzò di consapevolezza balenò negli occhi di Kraete.
<No di certo! Mi scuso per quest'attimo di debolezza>
<D'accordo, ma che non si ripeta!>
<Sicuramente!>
<Bene. Tornando al lavoro: quando sarà prevista la prossima bonaccia?>
<Settantaquattro ore standard.>
<Mi serve in tempo planetario...>
Facciamo fatica a gestire due orari diversi, qui. Oh, certo: lo so che si dovrebbe sempre seguire l'orario standard, ma che provino un po' quei cervelloni a lavorare in piena notte, mentre secondo l'orario standard è appena pomeriggio presto...
<Tra sessantanove ore planetarie Akenopiane.>, rispose Kraete dopo un breve calcolo mentale.
Ma come fa a fare calcoli così complessi senza fare uso d'ormoni?
<Tra tre giorni, quindi... di mattino?>
<Esatto.>
<Faccio il turno di notte, attualmente: lo farò spostare, così potrò seguire l'attracco.>
<Molto bene.>
<Farò anche velocizzare i lavori. Chiudo.>
<Chiudo.>
Lo schermo olografico si spense: il viso ovale, dagli occhi purpurei di Kraete scomparve. Si sentì stranamente vuoto, solo...
Succedeva sempre quando doveva prendere un corpo femminile.
Dannazione! Che siano maledetti questi ormoni! Mille anni per cercare di farne a meno e ora salta fuori che si deve ancora usarli!
Il pensiero corse di nuovo verso Kraete e la sua preoccupazione. Sempre così paternalista verso le nuove razze, sempre così idealista... una condizione che apprezzava sinceramente di lui. Le sue preoccupazioni erano anche quelle di Kraete.
Le modifiche attuate dal Direttivo Massimo al piano di progresso accelerato... quelle modifiche così... così...
<Polvere pirica... bah!>, sbuffò: non si curò della presenza degli insensibili kolès in perenne ascolto...
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 Post Posted: 24 Giu 2007 - 00:01     Post subject:

CAPITOLO QUINTO

"Rapporto 1377/omega

L'insediamento non ha presentato particolari problematiche: i kolés hanno iniziato a costruire una piccola fabbrica, per smerciare la tecnologia ordinata. Come consigliato dal Gruppo di Semantica, si dovrà cominciare con un approccio molto discreto ed elusivo, data la natura particolarmente superstiziosa delle razze presenti. La polvere pirica cambierà radicalmente il sistema bellico sino ad ora conosciuto: ciò porterà alla disgregazione dei piccoli feudi ed alla nascita di grandi nazioni, inoltre avvicinerà la collettività maggiormente alla ricerca scientifica ed alla conoscenza. Si è ben consci delle tristi conseguenze che ciò porterà alle razze, tuttavia è da ritenersi una sofferenza necessaria, per uno sviluppo tecnologico rapido ma al tempo stesso duraturo e stabile, per la serenità delle specie native.
Si provvederà a fornire la tecnologia in maniera tale da non causare nessun sbilanciamenti eccessivi, negli equilibri globali delle forze delle razze, portando alla formazione di stati solidi. Si prevede un tempo di duecento anni, per portare le razze di Akenopis Lonès al livello tecnologico A-23 e perchè la mentalità collettiva sia pronta ad accettare l'esistenza della Convenzione. Benchè possa sembrare un periodo di tempo piuttosto lungo, si tenga comunque conto della differenza tra i due livelli tecnologici ed il fatto che le razze sono rimaste in uno stato primitivo (stando alle prove fornite dal Gruppo Archeologico) da almeno 900 anni standard.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses."


<Ci deve essere un modo per porre fine a questa carneficina!>
Sì, c'è un modo: sterminio completo...
Shner'ly aveva sperato di trovare ragione nel cuore del feudatario, ma lo sguardo severo e crudele di quel grasso umano non lasciava alcun dubbio.
Ahimè, era di pasta ben diversa dal signore, suo padre...
Era solo ed abbandonato in quella stanza e, dopo tanti anni, iniziò ad avere seria paura...
Forse, avrei dovuto concedere a qualcuno di accompagnarmi... ah, me ed il mio orgoglio: se erano tanto ansiosi di condividere i rischi di tale missione, avrei dovuto lasciarli venire!

La sala di pietra, blandamente decorata con armi terribili in ferro gli era ostile. Gli occhi dei vassalli, dalle armature luccicanti ricoperti di terribile ferro, gli erano ostili. Anche il feudatario, seduto sul suo trono di legno, era ammantato di ferro e la spada scintillante sguainata: un inequivocabile segno d'ostilità.
Di certo quella spada non ti è servita a colpire i nemici, oh no... un arrosto, casomai: cacciato dai tuoi valorosi soldati. Sì... solo quello sono buoni a fare...
Sapeva essere una fesseria: benche fossero scarsi guerrieri, erano comunque pesantemente arroccati nella loro fortezza granitica: la Rocca di Chatelle aveva resistito per secoli agli assalti dei barbari... loro... i Chiro.
Barbari, li chiamavano: "balbuzienti". Le loro voci suonavano sgradevoli agli orecchi dei vorm-du-terrain.
Vermi che ci massacrearanno: niente cibo, niente vittoria... ci hanno in pugno... perchè devo proprio essere io a vivere tutto questo?
<Avreste dovuto pensarci prima d'attaccarci!>, sbraitò l'umano: della patetica bava finì sul suo spadone, aumentandone il mortale riflesso.
<Un gruppo di giovani avventati, senza alcun senso di responsabilità, che sono già stati puniti a quanto pare!>
Già: come non notare i corpi impalati dei nostri figli, col le ali spezzate e le bocche contorte in grida di dolore che solo noi Chiro possiamo udire?

<La vostra razza ha commesso il suo ultimo errore, merdè!>
<Abbiamo fame... fame! Da quando la Stella Dragone Rossa ha solcato i nostri cieli, non ci sono state che disgrazie...>
Il Vescore, ammantato nella porpora della sua carica religiosa, tuonò.
<Come osi tu, hile-du-Dèmon? Come osi tu parlarci della Stella Dragone, quand'è assai chiaro che essa è prodotta dalle vostre orrende e pagane maliè! Dieux lo vult! La vostra esistenza è un offesa al Signore! Non c'è altro modo d'espiare tale peccato, se non la morte!>
<In nome degli Antichi, io vi...>
Troppo tardi si rese conto del tragico errore...
<Blasfemo! Non una parola ancora su quelle empie creature! Nostro Signore Esà ha spazzato via tali mostruosità!>
<Ora basta!>, urlò il feudatario: un'occhiata rabbiosa da parte del Vescore incrociò la sua.
Potere temporale e potere spirituale... chi di loro avrà la meglio?
Era davvero potere spirituale, quello dell'Eglissé? Solo potere temporale, farneticante d'eresie e bestemmie...

Alla fine, il magro e vecchio umano abbassò lo sguardo ed il feudatario potè finalmente parlare, soddisfatto del suo predominio.
<Ho sentito anche troppo. Tu, lurida merdè che infesti i cieli! Informa la tua gente che può scegliere se morire per le nostre spade o per i morsi della fame. Giusto castigo per la vostra condotta immonda! É ora che il Creato si spazzi via la sozzura della demonica corruzione!>
Shner'ly neanche l'ascoltava più: gli diede le spalle ed inizò ad uscire dalla sala, rasciando con forza gli artigli contro il pavimento, ma il feudatario continuò nella sua invettiva.
<Ringrazia il Vero Dio per il tempo che ti concedo per pentirti dei tuoi peccati! Non voglio che il tuo sangue infesti questo luogo!>
Il mio solo peccato, è che non ho la forza sufficiente per ucciderti come meriteresti, maledetto... maledetti... voi tutti...

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 Post Posted: 29 Giu 2007 - 14:22     Post subject:

CAPITOLO SESTO

"Rapporto 3263/omega

La base Auser è perfettamente operativa: alla fine del rapporto si procederà con l'introduzione della tecnologia KR-11, conosciuta anche come polvere pirica o polvere da sparo, in modo tale da creare grosse nazioni e spezzare la struttura di stampo feudale che trattiene lo sviluppo tecnologico. Il primo contatto avverrà in un feudo isolato dove convivono comunità Chiro ed Umane. Dato che i Chiro non possiedono bastioni difensivi in pietra, ma tendono a vivere come dei semi-nomadi sul loro atollo volante, si fornirà a loro la tecnologia, in quanto si ritiene che sapranno sfruttarla al meglio, poichè non sono legati a tattiche antiquate quali l'arroccamento nel bastione e la carica. In base ai dati raccolti, si provvederà a fornire la tecnologia KR-11 ad altre razze in punti molto distanti nel globo, di modo che le nazioni emergenti prosperino ed inizino la loro espansione. Il primo contatto avverrà tra tre ore standard.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses

AR

Si mostra molta costernazione per l'Afte Reporte perpetrato nell'ultima comunicazione di servizio, ove si sottolineava l'irregolarità temporale con cui i rapporti della spedizione vengono inviati. I rapporti della spedizione vengono effettuati ed inviati con cadenza regolare di due cicli lavorativi, come da manuale. Si sospetta un malfunzionamento nelle priorità lavorative dei kolès o nella strumentazione: finchè non verrà individuata ed eliminata la causa delle irregolarità, sarà il Moderatore Dewin ad inviare personalmente i rapporti."


Il suo ritorno fu lento e faticoso. Mai volare era stato tanto pesante per lui.
E ora? Che diremo? Che faremo? Morte rapida e dolorosa per le frecce degli umani? Morte lenta e dolorosa per i morsi della fame?
I Chiro erano incapaci di rompere le rocciose difese degli umani. Troppo resistenti per le frecce, insensibili al fuoco... l'equilibrio era sempre stato mantenuto dagli assedi. Finchè i Chiro avevano avuto cibo a sufficienza, potevano tenere assedi anche di anni e gli umani erano costretti a cercare dei compromessi: la roccia non forniva cibo.
Ma neanche la terra, a quel che vedo...
Con gli anni, il terreno della jak'erwa s'era sempre più spopolato: troppo erano cresciuti, troppo rapidamente, ed avevano mangiato più di quanto la terra potesse loro fornire.
E gli animali hanno smesso di riprodursi... il Vescore direbbe che è la dimostrazione del potere del suo Unico Dio...
Le lune, quella notte, sarebbero entrate nella congiunzione astrale dell'Artiglio e dell'Occhio di Gatto, che le tradizioni volevano essere propizie per la caccia: Shner'ly ci contava molto poco.
La sola consolazione che mi resta è l'inevitabilità della fine degli umani. Troppo legno hanno bruciato per le loro armature e troppo hanno preteso in tributo dagli Orkafolk: ora stanno lasciando questi mari. Perderanno il legno ed il cibo. Questa diverrà una landa desolata e priva di vita...
Shner'ly discese lentamente sul faraglione della jak'arah. Discese perchè sentì un rumore che mai aveva udito prima: troppo esile per essere sentito da un non-Chiro e troppo lontano dal villaggio perchè mettesse in allarme qualcuno. Proveniva da un'insenatura a circa duecento bata più avanti.
Con timore quasi religioso, Shner'ly s'avvicinò alla spaccatura nel terreno. C'era fumo e vapore: un vago alone rossastro. Qualsiasi persona normale sarebbe fuggita e anche Shner'ly avrebbe fatto lo stesso. Qualcosa lo spingeva ad avvicinarsi...
Spiriti irrequieti degli Antichi... sei pazzo ad avvicinarti! Lo sai cosa fanno a chi s'avvicina troppo! Orde di demoni a cavallo di bestie ti trascinerranno nelle profondità infernali... scappa, maledetto pazzo! Qualsiasi morte è meglio di questo: dispiega queste ali che gli Dèi ti hanno concesso e scappa!
La ragione però a nulla serviva: continuò ad avanzare e mise la zampa artigliata nella cavità. Pareva essere immerso in un sogno: non riusciva a controllare i suoi movimenti...
Un oggetto sferico e duro.
Sollevò le ali ed osservò a lungo e con sgomento la sua scoperta.
Davvero è stata una scoperta mia? Oppure, intervento del Destino?

Sotto la luce delle due lune, l'Occhio lo fissava con severità.
<Shner'ly... non v'è dignità nella morte...>
Disse la Voce.
A quel suono, il mondo che Shner'ly aveva conosciuto sarebbe per sempre.
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 Post Posted: 29 Giu 2007 - 16:02     Post subject:

CAPITOLO SETTIMO

"Rapporto 3270/omega

Si mostra ancora sbalordimento per le note di biasimo circa l'irregolarità nei rapporti. Le stesure e gli invii avvengono con cadenza regolare. Non sono state riscontrati guasti nel funzionamento dei kolés nè nelle emittenti sub-spaziali. Si ritiene che vi siano problemi nel sistema di ricezione della base di Kenos. Si ripete che le apparecchiature sono perfettamente funzionanti.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses"


La messa della Transumanazione fu lunga: il nuovo Vescorte aveva il vizio di parlare troppo a lungo e troppo lentamente, senza mettere un minimo di patheide nel discorso. La fredda chiesa non rendeva certo il compito più gradevole, a Joan III, il feduatario della Rocca di Chatelle, nè le proteste che un gruppo di contadini aveva osato incitare davanti alla stessa chiesa, in una notte così importante come quella della Transumanazione!
Speravano che la soporifera predica di quel vecchio caprone m'avesse rammollito quanto bastasse per concedere una simile assurdità... evitare la decima! Erano forse impazziti?
Le parole del Vescorte divennero allora violente ed ingiuriose: impose ai contadini di adempiere ai loro doveri di fedeli, minacciandoli di grandi cataclismi e punizioni divine nell'aldilà.
Si riserva di usare un po' di retorica soltanto quando deve sbraitare contro gli infedeli o chi si rifiuta di pagargli la decima... che razza d'individuo...
La folla venne parzialmente ammansita, ma alcuni dissidenti dovettero essere convinti con un'azione più dura. Ci furono dei feriti: questo fu possibile grazie ai propri soldati, che s'erano limitati a colpire di piatto col gli spadoni. Fu per debolezza: molti erano loro parenti. Una debolezza che tornò utile a Joan per galvanizzare la folla non con la paura, ma con rabbia rinnovata e diretta verso un nuovo nemico.
Alla fine, ricordò ai contadini in maniera ragionevole quali erano i veri nemici: i Chiro. Chi versava veleni nei pozzi? Chi contaminava il suolo? Chi rubava il poco cibo che la terra quell'anno era riuscita a produrre? Non erano forse loro? Era il dovere di ogni credente combatterli, con forza e fede! Presto il creato avrebbe dimenticato perfino la loro esistenza.
Il suo carro ebbe un sobbalzo: evidentemente avevano preso un sasso.
Joan non aveva mai amato cavalcare: troppo faticoso e scomodo. Aveva fatto costruire dai suoi artigiani un carro chiuso capace di trasportarlo ove volesse, in maniera comoda, come se fosse seduto sul suo seggio.
<Sta' attento, hile 'è putàin!>, sbraitò contro il cocchiere.
<Mi perdoni, vossignoria... la strada è buia...>
Osa anche giustificarsi... ah, quanta indisciplina, che mancanza di rispetto... Vediamo se i lavori di forza bruta sono più adatti che condurre il mio carro.

<Taci! Doppia corveé per la prossima decadé!>
Gli piaceva quella frase, soprattutto per la metrica e la rima. Pensava di metterla addirittura sullo stemma di famiglia.
Sì, starebbe bene sulla Rocca incoronata.
Il cocchiere ebbe la saggezza di restare zitto.
Il viaggio proseguì senza intoppo, di certo grazie alla paura instillata nel servo. Quando giunse alla Roxe 'e Chatelle, fece chiamare immediatamente il Cancelliere della Notte. Lo vide discendere, nella sua pesante armatura nera, con la spada religiosamente custodita nel fodero.
<Mi dica, mio Signore!>
<Ci sono segni degli hile-du-Dèmon?>
<Nossignore. Evidentemente, questa Santa Notte non ne tollera la presenza.>
Già, potrebbe anche essere così.
Alzò lo sguardo al cielo, come per verificarlo personalmente.
Una brutta notte, per essere una Santa Notte...

Il cielo era nuvoloso, forse avrebbe tuonato e faceva molto freddo: l'autunno s'avvicinava ormai. Forse avrebbe significato una buona cacciagione? Difficile a dirsi.
Era passato quasi un mese dal suo pronunciamento contro le merdè dei cieli e ne erano successe di tutti i colori. Strani rumori provenire dall'ìle-du-ciel, fuochi perennemente accesi e danze e grida di guerra, ma ancora non era successo niente.
<Tenetevi comunque pronti. Se s'avvicinano, inondateli di frecce!>
<Sissignore!>
Il vernto s'alzò e spettinò la sua chiona: con passo pesante si portò dentro il grande salone, al riparo da quelle raffiche, sempre più forti e violente.
I viveri sono stati raccolti e disposti nel castello: noi possiamo resistere per mesi, se non anche un anno arroccati qui dentro, ma quegli abbietti esseri? Hanno poco cibo e pochi soldati... non reggeranno a lungo... finalmente, la presenza di quegli esseri sarà cancellata ed il mio feudo regnerà incontrastato per tutti gli anni a venire... presto anche gli Orkafolk se ne andranno ed il feudo della Dalazia prospererà sotto la guida degli uomini, non delle bestie!
S'abbandonò nel letto comune: moglie e figli già dormivano. Li aveva fatti mandare a casa, quando aveva visto che aria tirava coi contadini.
Beati, dormono... beati loro.
Non sapeva per quanto tempo avesse dormito, ma seppe esattamente il momento in cui si svegliò. Il rumore pesante e tintinnante dell'armatura di ferro d'una delle sue guardie. La porta si spalancò ed il soldato lanciò l'allarme.
<Signore! I Chiro! Diverse decine!>
Joan s'alzò. Sua moglie domandò cosa stesse succedendo.
<Torna a dormire. Non è niente.>, rispose premuroso, poi si rivestì degli armamenti ed uscì, augurandole buona notte.
<Forse, sarebbe meglio che si spostassero nei sotterranei, Signore.>
La frase fece montare d'ira Joan.
<Decido io cos'è meglio per la mia famiglia! Un branco di rognosi merdé-du-ciel non impedirà alla mia consorte ed ai miei figli di dormire sonni tranquilli!>
Evidentemente, non sono in grado di rispettare la Santità delle feste...

Il soldato annuì e lo scortò fino alla Torre Nord, ad osservare le figure dei Chiro che si stagliavano contro l'aurora. C'era tensione e molti soldati si preparavano con gli archi e le frecce ad accogliere gli sgraditi ospiti.
Il vento era fortissimo, ma quelle infernali creature parevano non curarsene troppo. Procedevano in formazione ed allineati.
<Dov'è il Cancelliere del Giorno?>
<É ancora notte, signore...>
<Allora portami quello della Notte!>
Il soldato uscì ad ottemperare all'ordine.
L'ìlle-du-ciel è nella direzione opposta... perchè hanno fatto quel giro?
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 Post Posted: 29 Giu 2007 - 17:44     Post subject:

CAPITOLO OTTAVO

"Rapporto 3319/omega

In data odierna sarà possibile osservare le tattiche di combattimento sviluppate dalla razza Chiro e di correggerne i difetti, perchè siano sviluppate al meglio. Si è riscontrato una problematica con gli Orkafolk: prediligendo un ambiente strettamente acquatico, vi sono dei problemi d'applicazione della tecnologia KR-11: la polvere pirica, infatti, risulta essere sensibile all'umidità tale da renderla inutilizzabile. Si è suggerita di sostituire per gli Orkafolk con la tecnologia KR-42, il liquido incendiario. Si deciderà solo a seguito della buona riuscita del test e sotto previa autorizzazione. Ancora costernazione per l'irregolarità dei rapporti.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses."


Jogo ancora non aveva la penna d'aquila alla chioma. La penna che avrebbe permesso al suo nome di prendere la particella ly e di diventare adulto. Nonostante la sua giovane età Shner'ly aveva il massimo della stima in lui: possedeva saggezza e perseveranza, doti molto rare nei giovani della sua età. Per questo lo volle al suo fianco...
Sapeva bene che la sua maturità era come un'arma: possedere tale dono costituiva un onore ed un grande vantaggio, ma anche un pesante fardello.
Gli anziani comunque mi considerano un bambino ed i miei coetanei un rammollito.
Tutti, tranne Shner'ly. Per questo lo volle al suo fianco...
Aveva conosciuto Shner'ly come un buon Chiro, un abile cacciatore ed un prezioso amico, ma mai aveva conosciuto il Chiro condottiero ed il Chiro Sciamano.
Quando portò l'Occhio degli Antichi nel villaggio, fu grande lo sgomento e la paura, ma solo Jogo ebbe la lucidità per accorgersi di come Shner'ly fosse profondamente cambiato in aspetto e portamento.
Alcuni giovani erano miracolosamente sopravvissuti alla disfatta di Arao che non avevano ancora imparato la lezione videro nell'Occhio la certezza della loro vittoria.
Quanto avevano ragione, nella loro ingenuità.

Gli Anziani videro soltanto un'empietà, una blasfemia...
Grande fu la meraviglia, quando fu lo stesso Occhio a spazzare via le loro paure ed i loro dubbi dai loro cuori, parlando loro con voce tonante.
Ricordò loro il passato glorioso della stirpe dei Chiro, gli unici e veri signori dei cieli. Ricordò loro la malvagità e la corruzione degli umani e delle loro falsità proferite per verbo del loro dio fittizio.
Fece anche dei miracoli, circondando d'aurea santità Shner'ly, fulminando con forza stordente quanti coloro che si rifiutassero di seguire la Vera Fede, illuminò a giorno l'intero villaggio e mostrò loro il volto degli Antichi.
Esseri ad immagine di uomini, ma completamente diversi.
<Abbiate fede, poichè il giorno del nostro ritorno è vicino. La strada la dovrete preparare voi, con la forza della vostra fede. La nostra forza sarà sempre con voi, in ogni luogo.>
Parlò anche degli Antichi Segreti e parlò loro dei Nuovi Segreti, che avrebbero loro dovuto scoprire. E mostrò anche loro una frazione del potere degli Antichi. La Polvere Nera.
<Una Polvere capace di spaccare la pietra, dilaniare la carne e trasformare semplici sassi in armi letali!>
Folle, io che mi mostrai cinico e dubbioso: mai prima d'ora vidi niente di più maestoso e terribile, eppure tanto facile da costruire...
Molti alberi vennero sacrificati per formare il carbone necessario, poi fu la volta dello zolfo e del salnitro, presi dalle cave della jak'arah.
Seguirono notti di festa e lavoro, mentre il cibo diventava sempre più scarso, in ricordo del motivo per cui stavamo combattendo...
Infine, vennero create le nuove armi, con cui avrebbero affrontato il nemico. Ci volle quasi un mese, ma alla fine furono pronti ed attesero che l'Occhio desse loro la benedizione.
Eccoli lì, pronti a sferrare il micidiale attacco contro il cuore granitico del nemico...
Fu Shner'ly a parlare loro, una volta atterrati sulla terraferma, lontano dal villaggio: mai prima d'allora le sue parole furono tanto forti e sincere. Era davvero un nuovo giorno per i Chiro della jak'arah.
<In questo giorno, gli Antichi hanno finalmente premiato la nostra forza e la nostra fede! Mentre gli umani s'ingrassavano con le risorse ed il cibo della nostra terra, che hanno ignominiosamente chiamato Chatelle, noi siamo stati temprati dal dolore e dall'odio! Per generazioni abbiamo dovuto sottostare alla loro tirannia. Per generazioni, i nostri guerrieri più valorosi sono periti davanti a quelle mura, per le frecce e le lancie degli umani. E ora sono ancora là, asserragliati dentro quella misera tana di pietra, come una preda in vista di una fiera, credendosi al sicuro! Fino ad oggi la dominazione di quegli esseri è durata, ma oggi finalmente cesserà e noi voleremo verso una nuova era, più radiosa del sole stesso. Un'era in cui ogni Chiro potrà finalmente tornare ad essere il vero signore dei cieli!>
E, alzando al cielo l'Occhio, un grande fascio di luce verde ascese assieme al sole.
L'alba è sorta: sorge un futuro. Inizia la guerra!

Urla d'acclamazione come mai ce ne furono nella loro storia: la carica iniziò e volarono in formazione, col sole alle spalle e il vento che li spingeva con grande velocità verso il nemico.
Iniziò la controffensiva umana, ma non ebbe certo i risultati sperati: pochi caddero, ma quei pochi scatenarono furore nei cuori e distruzione nel nella pietra.
Ci scagliano contro le loro lancie e le loro frecce, ma il sole è dietro di noi ed il vento urla contro di loro tutta la sua furia...
Piovvero le bombe ed esplose la pietra.
Tuonarono le canne ed i corpi coperti d'armatura e ferro caddero.
La seconda ondata colpì la fortezza ai fianchi e, come un gigante a cui furono spezzate le gambe, cadde con tutta la sua torreggiante massa, in un rombo che mai fu udito prima, spezzandosi a metà.
Le urla arrivarono fino al cielo: il nemico che aveva trovato scampo fuggiva all'impazzata.
<Sans merçy!>, urlò Shner'ly nella lingua degli umani, di modo che potessero comprendere la loro sorte.
Piovvero i proiettili di pietra e le bombe ancora una volta.
Era la sconfitta del feudatario e della sua tirannide.
L'Occhio degli Antichi osservava con maestosa fermezza il nuovo ordine che sorgeva, dove i Veri Déi ed i loro figli avrebbero regnato per tutti i secoli...
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Kloud
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 Post Posted: 29 Giu 2007 - 20:06     Post subject:

CAPITOLO NONO

"Rapporto 3469/omega

L'integrazione con le nuove armi da parte dei Chiro è stata perfetta. Presto, nell'arco di poche generazioni, diventeranno una nazione numerosa e prospera. Si è espressa già in precedenza qualche riserva sull'uso di impulsi mistico-religiosi per stringere il contatto ed ancora questo Direttivo ritiene che, benchè forniscano benefici a breve termine, indubbiamente causeranno una notevole arretratezza culturale a cui si dovrà far fronte in seguito, tuttavia si continua secondo la linea guida fornita. Si è già iniziato a dare alle altre razze gli indirizzi necessari ed i risultati sono molto soddisfacenti. Ancora perplessità sui presunti ritardi nei rapporti.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses."


<Si avvicina una tempesta di grosse dimensioni. Gli scudi avranno difficoltà ad operare, viste le cariche ioniche presenti. Attendiamo ordini.>
La metallica voce del kolés mise Dewin in maggiore agitazione di quanto già non fosse per la faccenda dei rapporti, inoltre gli ormoni non garantivano la serenità necessaria per operare.
Gioca anche peggio del solito...
Per questo fu Kraete a parlare al posto suo.
<Regolate il campo magnetico di conseguenza, effettuate tutti i rinforzi che ritenere opportuni.>
Il kolès annuì ed uscì: Dewin lo guardò con la bocca arricciata.
Arriva un'altra tempesta...
<Posso anche cavarmela da sola...>, commentò acidamente, sottolineando il genere femminile.
<Lo so.>, disse Kraete facendo la sua mossa.
<Allora...>, cominciò in tono di querela, ma Kraete sbottò prima di lei.
<Allora, giochiamo. Lo so che sei nervosa! Nervosa perchè i rapporti giungono in ritardo! Nervosa perchè ti hanno obbligata a mantenere il sesso femminile anche se non si avranno contatti con i nativi per almeno duecento anni! Nervosa perchè devi uscire a fare riparazioni con quegli orribili apparati bio-meccanici! Hai tanti motivi per essere nervosa, ma almeno cerca di non rovinare il gioco! Il Go è un gioco calmo.>
Per tutta risposta lei cancellò le proprie pedine dalla Go-Banè olografica e s'alzò dalla sedia.
Kraete lanciò uno sbuffo, vedendola avviarsi verso la scrivania: sapeva che volesse dire...
<Ho del lavoro da fare: per favore, vattene.>
Inutile insistere, quando è di quest'umore...

Kraete s'alzò ed uscì: se la porta non fosse stata automatizzata, si sarebbe preso la soddisfazione di sbatterla.
Andò alla mensa ed ordinò una razione alimentare a base di carboidrati semplici. Il sapore dolce della tavoletta contribuì a migliorare il suo umore.
<Kraete! KRAETE!>
Ecco cosa contribuisce a peggiorarlo, invece...

<Si può mangiare in pace?>, domandò al Responsabile del Gruppo Mercantile, Edeke. Per sottolineare il fatto ordinò anche una bevanda, benchè non avesse molta sete: stava spendendo parecchi crediti lavorativi per farsi passare la rabbia.
<Senti, risparmiami le ostilità e porgimi orecchio. Il Gruppo Mercantile è fermo da troppo tempo: dobbiamo essere in condizione d'operare! Diamine, non posso lasciare tutte le mie unità calcolatrici al gruppo scientifico ed io stare col minimo dei crediti lavorativi previsti! E con questa storia dei rapporti irregolari hanno dato note di biasimo su note di biasimo, riducendoli ulteriormente: sto facendo la fame!>
Peccato che le tue lamentele non mi tocchino... peccato anche che non possa dirtelo in faccia come vorrei...

<Non è un problema mio se sei fermo. Inoltra una protesta formale e chiedi un prestito.>
<Ne ho già inviate tre e tutte arrivate con gli stessi ritardi nei rapporti! Qui sta succedendo qualcosa!>
<Ma non mi dire... è quello che sto cercando di scoprire! Ecco perchè tutte le unità calcolatrici del tuo gruppo sono impegnate!>
Anch'io ho i miei problemi: i ritardi come si possono spiegare? Deve essere qualcosa su Auser, non c'è alcun dubbio...

<Ma piantala! Le state usando solo per le ricerche di quel vecchio pazzo!>
<Ricerche che stanno contribuendo a risolvere il problema: gli ho ordinato di concentrarsi solo su quello.>
Bugiardo: non stai cavando un ragno dal buco e neanche lui...

La giornata passò così in lenta attesa: niente Go, niente lavoro... niente.
Rimase nella sala mensa per una buona parte del ciclo diurno, studiando i rapporti del Gruppo Fisico. Alcune importanti scoperte da includere nel successivo rapporto, ma nulla che risolvesse il loro problema.
Questo pianeta sembra essere un ricettacolo di particelle e risorse utili... un gran bel colpo di fortuna...
Neanche s'accorse della fine del proprio ciclo lavorativo. Col nuovo orario, il tempo passava rapidamente. Neanche s'accorse della presenza nella sala. Solo quando cadde sul tavolo un incartamento computerizzato, alzò gli occhi dai rapporti. Vide la figura longilinea di Dewin che lo fissava.
<Che cos'è?>
<Note di biasimo sui ritardi. A fianco c'è una petizione per la nostra buona fede: puoi mettere il tuo sigillo neurale?>
Kraete avvicinò il proprio terminale sull'indice al foglio in nano-cristallo e premette finchè la carta non fu impressa con la sua bio-elettricità cellulare.
<Ci conti che l'accolgano?>
<No, ma non ho altro da fare, finchè il bio-computer non emetterà una risposta al problema. Lo invierò col rapporto di domani. Questa invece è più personale, ma sigillala comunque.>
Guardò il modulo e per poco non rise: una richiesta di rapporto sessuale. C'era il suo nome e quello di Dewin sopra.
Proprio vero che è d'umore instabile col corpo femminile.

<É da un po' che non facevi una richiesta, durante l'orario di lavoro vedo...>, commentò mentre osservava la data della richiesta. Per il giorno dopo.
<Ho bisogno di rilassarmi e c'è poco lavoro, ma molto stress... che ne dici?>
<Non ho mai provato con una femmina: mai stato chiuso alle nuove esperienze...>
<Per domani, allora?>
<Va bene, ma la cena la paghi tu.>
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 Post Posted: 01 Lug 2007 - 19:33     Post subject:

CAPITOLO DECIMO

"Rapporto Straordinario 47

Si mostra rincrescimento per i ritardi nella ricezione dei rapporti ed ancora non si capacita del motivo di tale problematica. Si ripete che ciò non è da essere sottoposto da inadempienza alcuna da parte del personale del trasponder o di malfunzionamento delle macchine. Si prospetta la possibilità che alcune emissioni della stella Akenopis possano in qualche modo influenzare le emissioni sub-spaziali, ma il bio-computer centrale non ha ancora fornito nessuna risposta in proposito, nonostante venga impegnata tutta la rete del trasponder. Si ritiene pertanto assolutamente ingiustificati i provvedimenti disciplinari presi contro la totalità dell'equipaggio, in quanto la natura dei ritardi non è assolutamente imputabile a sue mancanze. Per cercare d'arginare il problema, si provvederà ad effettuare invii di rapporti più frequenti.

Collettività Direttiva del trasponder Inosses."


Quando Dewin s'alzò dal giaciglio parzialmente occupato da Kraete sentì tutto la stanchezza accumulata in quei giorni venir sostituita da una decisamente più piacevole. La tempesta imperversava ancora: il suo rumore sordo continuava a colpire pesantemente la base. Il computer centrale ancora non sapeva spiegare perchè i rapporti inviati con cadenza giornaliera giungessero in ritardo di giorni.
Questa vita mi sta uccidendo...
<Svegliati.>, ordinò a Kraete, sapendo benissimo che stava facendo solo finta di dormire: ci furono dei grugniti.
<Avanti, non fare il furbo... non ho voglia di fare una connessione cerebro-spinale con te mezzo addormentato.>
Il suo amico s'arrese e bofonchiò qualcosa.
<Cosa?>
<Ho detto che non capisco perchè diamine ti sei messa in testa di fare i rapporti ogni dieci ore!>
<Perchè voglio essere sicura che arrivino in orario e poi i ritardi sono aumentati in maniera preoccupante.>
<Sarà qualche particella maledetta che interferisce a livello sub-spaziale... tra poco il bio-computer centrale darà il responso...>, rispose senza alzare la testa dal guanciale.
<Balle. Ammesso che siano particelle, dovrebbero solo disturbare il segnale! Mi devi proprio spiegare come farebbero a rallentarlo!>
<Non ho nessuna voglia di spiegare niente!>
La tua pigrizia peggiora di giorno in giorno... tutto questo ti sta logorando, lo so... sta logorando anche me...
<Non me ne frega niente! Alzati, lavati, fa' colazione e presentati a rapporto: hai quaranta unità di tempo! MUOVITI!>
Se non faccio la voce grossa, col cavolo che si muove...
Lo vide che lentamente s'alzava e si stropicciava gli occhi. Lo squillare del campanello lo fece sussultare.
<Vado io...>, informò lei acida, vedendo che Kraete restava immobile a fissare la porta.
L'ologramma dell'esterno proiettava la faccia di un kolès.
Lei aprì e chiese cosa volesse.
Incurante della sua nudità, il kolès informò.
<Lei è il Moderatore Dewin. Ho un messaggio per lei.>, la testa si inclinò indietro e la bocca si spalancò. Il preoccupato vociare del vecchio Hedem le ferì li orecchie.
<Dewin! Dewin mi senti?>
Credevo che odiasse usare i kolès. Perchè non ha chiamato per via neurale? Forse ha provato ed ero addormentata?
<Sì, ti sento: che succede?>
<Kraete è con te?>
Dewin si voltò e chiamò il compagno, che era corso nel bagno: stava male.
Sta mettendo a dura prova i miei Inibitori d'Aggressione, con le sue lagne...

<É indisposto. Cosa c'è?>
<La tempesta sta interferendo con i campi di stasi! Stanno entrando in risonanza!>
<É impossibile! Ci vorrebbero dei tifoni con una carica ionica pari a...>
<Eppure sta succedendo! I generatori stanno vibrando come corde di violino: non reggeranno a lungo!>
Un modo gentile per dire che siamo spacciati...

<Allontanatevi! Tornate all'Inosses e preparatelo per il decollo: se non sarò lì entro quindici unità di tempo, partite comunque! Lanciate un allarme Krar ad intervalli regolari di tre unità di tempo!>
Non s'accorse della forza con cui aveva urlato.
Se i campi di stasi di terra sono compromessi, ce la faranno quelli della nave a reggere? Forse, se riusciamo a muoverci in fretta...

<Non possiamo lasciare qui tutti i dati ed il bio-computer! Come faremo a tornare a Kenos?>
<TORNATE ALLA NAVE ED OBBEDITE!>
Chiuse la comunicazione e parlò direttamente al kolès.
<Andare alla stazione sub-spaziale ed inviare l'allarme Krar agli intervalli che ho detto prima. Informa per via neurale gli altri kolès: predisporsi per un'emergenza di grado 6!>
Imperturbabile, il kolès diede conferma d'aver ricevuto l'ordine.
<Devo scortarla alla nave?>
<Pensa al resto dell'equipaggio!>
Corse dentro alla sua unità abitativa ed urlò contro la porta del bagno.
<KRAETE! ESCI!! DOBBIAMO ANDAR VIA!!>
Battè con forza, ma non udì alcuna risposta. Ulrò ancora il suo nome e, con una violenta spallata, sfondò la porta.
Nel bagno, Kraete stava rimettendo sangue e bile dentro l'unità di recupero rifiuti organici.
Dewin bestemmiò e corse verso di lui.
<Oh, dannazione! Che cos'hai?>
Lui non pareva sentirla: gli occhi erano terribilmente arrossati, iniettati di sangue e la bocca un turbinio di sangue gorgogliante che cercava di farneticare alcune parole.
<Infi... c'è... l'infi... l'infinito... qui...>
É sotto shock, dannazione! Devo portarlo fuori di qui...

Ma come avrebbe fatto a mettergli la tuta biomeccanica?
Perchè non ho messo un corridoio condizionato che collegasse la nave con la base, dannazione!

Per via del regolamento. La nave doveva restare in stand-by, quando veniva creato un appostamento terrestre e con la storia dei ritardi, aveva voluto evitare problemi di carattere burocratico...
<Kraete, alzati!>
Lo sollevò di peso ed urlò. Alcuni kolès vennero in suo soccorso.
<Sta male! Aiutatemi!>
<Codice 6! Scortare il Moderatore Dewin alla nave!>, continuavano a ripetere i loro apparati vocali. Un grosso kolès adibito a trasporto aprì la propria cassa toracica e creò un abitacolo. Un solo posto.
<Dannazione! Mettete lui!>
<É in arrivo un altro traspon-kolés. La priorità è del Moderatore.>, ingiunsero le loro voci. Mani fredde e meccaniche si serrarono sulla sua pelle e la spinsero dentro. Lei si dibattè, in preda alla rabbia, urlando contrordini.
La cassa toracica si chiuse e fu tenebra: ebbe una crisi isterica ed iniziò a piangere. Il kolès, nella sua fredda efficienza di macchina, sentì il suo stress e la sua rabbia e le iniettò dei calmanti per via ipo-dermica. Aumentò leggermente la temperatura interna dell'abitacolo perchè si rilassasse. Dewin urlò e si ribellò, ma alla fine dovette cedere.
Quando il kolès le permise d'uscire, era nella plancia dell'Inosses. Le tempeste d'ormoni che prima avevano bersagliato il suo corpo erano sparite e poteva ragionare con efficienza.
<Ci siamo tutti?>, chiese all'equipaggio.
<Hedem, Kraete ed altri membri del Gruppo Scientifico non sono ancora arrivati. Stanno per scadere le unità di tempo indicate...>, rispose Edeke, dal viso cinereo. Il piccolo Responsabile del Gruppo Mercantile s'era salvato per un caso certamente fortuito. Dato che non erano d'utilità, Dewin li aveva messi alla manutenzione della nave. Una fortuna, per loro tutti.
<Ci sono segni di kolès o di persone in avvicinamento?>
<Nossignora.>
La decisione più dura di tutta la mia vita...

<Partiamo...>, sussurrò.
Le voci dei kolès e del Gruppo di Navigazione riempirono la plancia. Le unità AgE vibrarono e la nave iniziò ad alzarsi.
<Pronti ad una manovra di scatto!>, ordinò.Ecco cosa bisogna essere. Macchine. Non si deve amare. Non si deve odiare. Non si deve provare niente.
Dewin attese alcuni secondi, prima di dare il via, il tempo che la nave prendesse la velocità necessaria.
<ADESSO!>
La violenza con cui vennero colti fu enorme: i limitatori inerziali stridettero e ricevettero tutti quanti uno scossone.
<Ce la fa! Il campo regge!>, urlò Edeke, mentre consultava lo schermo.
Il kolès di navigazione informò dell'arrivo di violente scariche ioniche. Puntavano verso di loro a grande velocità.
<Alzarsi di quota! Dirottate tutta l'energia alle AgE! Sospendete l'energia per gli scomparti abitativi dei settori dei kolès!>
Decisione drastica, ma necessaria...
Ci fu un'altra scossa, più violenta.
Lei cadde sul pavimento ed il freddo metallico attanagliò la sua pelle.
<Spingete di più, dannazione!>
Gli effetti dei calmanti iniziavano già a perdersi. S'alzò con stizza e si sedette nel suo modulo.
<Portateli al 125%! Non me ne frega niente se fonderanno: dobbiamo allontanarci da qui!>
<Come faremo a tornare a casa!?>, urlò Edeke.
<Non torneremo di certo con l'Inosses! Abbiamo inviato l'allarme!>
<Nessuna risposta ancora da Kenos.>, la informò un kolès.
<Dannazione! Navigatore! Portaci via da quest'inferno!>
<Non potremo lasciare la superfice planetaria: i motori non reggeranno!>
<Non voglio abbandonare il pianeta, voglio solo atterrare lontano da questa tempesta: che friggano pure i motori!>
Che nessuno osi ricordarmi che violeremmo i regolamenti. Che nessuno osi!
Edeke parve aver capito la minaccia ed annuì.
Il grido di morte delle unità AgE percorse il trasponder.
<Incendio nei settori otto e nove: disfunzioni nei settori abitativi. Inizio della manovra anti-incendio.>, informò un kolès.
<Allarme! Collasso della struttura AgE! Allarme!>, iniziò ad urlare il kolès navigatore.
<Portaci via di quì!>, urlò ancora Dewin.
<Violenta perturbazione ionica contro il trasponder! In arrivo tra 3 unità di tempo!>
Dewin scacciò il navigatore dai comandi.
<Voglio vederla! Attivate lo schermo!>
<Ma, Mo...>, fece per protestare Edeke.
<LO SCHERMO!!>
La cloche s'inserì nella sua carne: sentì ogni vibrazione, ogni dolorosa esperienza che l'Inosses stava passando. Sentiva tutto. Era la nave...
Sentiva anche la fatica che i motori stavano compiendo: i polmoni le bruciavano e le endorfine abbassarono il feed-back neurale.
Lo schermo s'aprì e lo vide.
Tutti, nella plancia videro...
<É vero Kraete... c'è l'infinito qui...>
Fu l'ultimo, flebile suono che riuscì a sentire.
Il suono della sua voce adorante.
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 Post Posted: 03 Lug 2007 - 19:25     Post subject:

CAPITOLO UNDICESIMO

"Allarme Generale

Si informa che pochi minuti fa il trasponder Inosses, impegnato nella missione di esplorazione e studio sul pianeta Akenopis Lonès, ha inviato un allare Krar. Da tempo i rapporti della spedizione s'erano fatti irregolari, senza apparente spiegazione. Dopo due settimane di silenzio, è arrivato un improvviso allarme: il segnale era fortemente disturbato, non si hanno notizie certe. Per ordine del Direttivo Massimo, l'intero planetoide artificiale di Kenos dovrà immediatamente effettuare un trasferimento di massa al sistema Akenopisya. Qualsiasi tipo d'attività non vitale dovrà essere interrotta e sarà necessario prepararsi ad una partenza immediata, tra centocinquanta unità di tempo. I kolès navigatori si preparino ad effettuare la manovra di salto nel sub-spazio. Le unità di soccorso preparino i moduli di recupero e supporto. I volontari della sicurezza attivino tutte le unità di armamento pesante ed i campi di stasi. Caricare al massimo le unità AgE. Si dichiara uno stato d'allarme generale di livello 4. Stato d'allarme generale di livello 4.

Direttivo Massimo della Convenzione, Stazione di Giunzione Kenos."


L'incrociatore Tokani era l'orgoglio della flotta della Convenzione. Una massa di roccia fusa e contorta nel metallo: un gigantesco asteroide contro lo spazio nero, capace di restitere a qualsiasi cosa. Era l'incrociatore Tokani e la squadra Krar ad occuparsi delle così dette "missioni impossibili".
<Davvero squallido...>, osservò a gran voce, mentre fissava sullo schermo Akenopis Lonès. Una stella sperduta nella tenebra, lontano da qualsiasi altra sua compagna: come può essere una cosa tanto remota e desolata tanto misteriosa ed importante?
<Moderatore Ragan, ancora nessuna risposta dall'Inosses.>, lo informò l'addetto alle comunicazioni. Una voce carica di emozioni: rabbia, sconforto, paura... una voce umana. Non c'era spazio per i kolès nel suo incrociatore. Voleva umani che si comportassero come tali, non macchine.
Proprio come m'aspettavo: qualsiasi cosa li abbia colpiti, non ha lasciato loro nessuno scampo...
<Informate Kenos che ci avvicineremo al sistema: attivate i limitatori inerziali. Viaggiate a velocità sub-luce, rallentate in maniera progressiva fino ad incontrare il campo gravitazionale del pianeta. Regolare i campi di stasi contro il vento eolico: l'Inosses aveva avuto difficoltà nell'ingresso.>
La manovra fu compiuta con precisione maniacale: qualche brusco scossone, ma niente di pericoloso.
<Abbiamo registrato forti attività di neutrini. Ritardo di 3,5 picosecondi nell'algoritmo domanda-risposta col macro-computer centrale di Kenos.>, informò ancora l'addetto delle comunicazioni.
<Causa?>, s'informò subito Ragan.
<Non lo sappiamo signore: dati insufficienti. Devo fare richiesta al macro-computer?>
<A che distanza siamo da Kenos?>
<10394 kilometer, Moderatore.>, informò il navigatore di bordo. Il giovane era alle prime armi e la voce tradiva una certa apprensione.
<Informate del problema, ma attendete a fare richiesta di risoluzione.>
<Sissignore.>
<Continuate a rilevare i dati.>
Passarono lentamente le ore, finchè non giunsero di fronte ad Akenopis.
<Navigatore Krese! Attivare l'assetto da sfondamento: entrare nell'atmosfera.>
<Signore?>
<Cosa c'è nell'ordine di poco chiaro per le sue capacità cosmonautiche?>, domandò retoricamente.
<Nulla signore. Ottempero.>
Iniziò la manovra.
La grande massa verde-azzurra di Auser si fece sempre più vicina, finchè non occupò dal tuttot lo schermo.
<Abbiamo la mappatura planetaria.>, comunicò il Navigatore.
<Bene. Dirigiamoci verso l'ultima posizione comunicata dall'Inosses.>
La discesa tra le nuvole fu lenta, ma regolare, senza particolari problemi dovuti a turbolenze: merito dell'abilità del pilota, soprattutto.
Pochi minuti dopo, sullo schermo comparve una grande massa d'acqua.
<Non capisco... qui dovrebbe esserci della terraferma...>, cominciò a lamentarsi il Navigatore.
<Forse il loro sistema di posizionamento ha avuto un guasto.>, ipotizzò l'addetto alle comunicazioni, desideroso evidentemente di fare qualcosa.
<Niele, effettuate una scansione: vedete se ci sono tracce dell'Inosses...>, ordinò Ragan all'addetto alla strumentazione.
Dopo pochi secondi, ebbero il referto.
<Grossa massa solida a tremila metri davanti a noi, è su un isolotto, secondo la nostra mappatura.>
<Attivate le schermature termo-ottiche. Avanziamo.>
Ci fu come un lieve sbalzo di tensione: l'incrociatore era diventato perfettamente invisibile.
Quando giunsero di fronte all'isolotto non videro null'altro che vegetazione di una giungla intricata.
<Ma dov'è? Dovrebbero esserci segni dell'atterraggio, qualcosa!>, iniziò nuovamente a lamentarsi il Navigatore.
<Ingrandite la zona dove rilevate il segnale.>, ordinò Ragan.
La zona entrò nel dettaglio, ma non ci fu nulla di significativo. Una misera collina alberata.
<Ancora.>
Gli alberi si fecero più nitidi: si poteva perfino distinguere le foglie.
Solo al successivo ingrandimento poterono distinguere la massa ormai coperta da una fitta vegetazione dell'Inosses, precipitato qualche ora fa.
Ci furono bocche spalancate, facce spaurite e frasi lasciate a metà.
<Che diavolo è successo qui?>
Il Moderatore Ragan, per la prima volta nel corso della sua sfolgorante e lunga carriera, non ottenne risposta.
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 Post Posted: 19 Lug 2007 - 18:54     Post subject:

CAPITOLO DODICESIMO

"Si dichiara ancora attivo lo stato d'allarme generale di livello 4. Le ricerche da parte dell'incrociatore pesante Tokani hanno fornito una grossa quantità di dati, che dovrà essere ancora esaminata. Per motivi di sicurezza ed ordine pubblico non possono essere fornite altre informazioni: si mantengano le disposizioni precedentemente enunciate.

Direttivo Massimo della Convenzione, Stazione di Giunzione Kenos."


Mare si sdraiò sul lettino e chiuse gli occhi.
Fu questione di pochi attimi, prima che nella sua mente-server venissero proiettate le matrici neurali degli altri membri del Direttivo Massimo.
La sua prima percezione fu l'asfissiante nervosismo di Rale, il Direttore Massimo dell'Unità Scientifica.
Hade, dell'Unità Economica, gli dava la sensazione d'uno spigolo di ghiaccio contro la schiena: fermo, obiettivo, impassibile.
Sake, Direttore Massimo dell'Esplorativo, era invece febbribilmente eccitato: finalmente, dopo molti secoli, si trovava davanti ad una novità.
Le moltitudini di personalità che componevano ogni singola parte dei tre Direttori Massimi era stata fusa e plasmata per quella seduta straordinaria.
Mare, Moderatore Politico Eletto, aprì la seduta tralasciando le frasi convenevoli di rito, passando direttamente ai fatti. Hade s'irritò per quella violazione di forma.
Spiacente, ma i riti saranno per occasioni migliori.

Non ebbe alcun altra forma di assenso o diniego, pertanto procedette.
Erano tutti seduti nella comoda stanza asettica creata dalla mente di Mare.
<Avete tutti assimilato i dati di risposta del bio-computer centrale. Direttore Massimo Rale, le conclusioni.>
Una serie cacofonica di dati investì i presenti, come una mare di forgli di carta scritti fittamente scagliati contro la faccia.
<Avevamo ipotizzato l'esistenza di faglie di risonanza cronioniche, ma non ci saremmo mai aspettati di vederne una!>
<Direttore, cerchi di mantenere un comportamento degno per il suo rango!>, sbraitò Mare, riportando l'ordine.
I dati vennero nuovamente mostrati, ma in ordine regolare e lentamente.
<Per quanto è stato possibile comprendere fino ad ora, Akenopis risulta essere un grande catalizzatore di particelle sub-spaziali. Gli effetti più evidenti sono la gravità anomala e... beh, qualsiasi cosa sia successa all'Inosses.>
<Ho notato che nel rapporto 331/AK un suo collaboratore paragona Auser ad un'enorme unità AgE. Può spiegarmi quest'allegoria, Direttore Rale?>, domandò Sake, curioso.
Auser. Lo ha chiamato Auser... è nel suo spirito integrarsi con le novità.
Vi furono altri dati, mandati in maniera leggermente confusa, dovuta al fatto che Rale era stato colto impreparato dalla domanda.
Deve avere sempre una risposta pronta, la situazione sotto controllo, altrimenti cade nel panico. Dovrà essere sostituito.

Infatti, percepì che il corpo di Rale era caduto in preda ad una serie di tic.
É inadatto a questo ruolo.
<Le unità AgE agiscono a livello sub-spaziale, influenzando le particelle che formano la dimensione gravitazionale: i gravitoni. Akenopis ha un'influenza simile, il che spiega il suo campo gravitazionale anomalo.>
Vi furono diverse immagini dimostrative: una tabella che paragonava la forza gravitazionale di Akenopis con un pianeta simile di pari dimensioni e degli esempi delle famose "isole voltanti".
Rale continuò nella sua spiegazione
<Tuttavia, si tratta di un paragone inesatto, ecco perchè non l'ho incluso nel mio rapporto definitivo. Le unità AgE influenzano solamente la dimensione gravitazionale, mentre Auser pare riuscire ad esercitare la sua influenza anche nei cronioni...>
<In pratica, Akenopis è una macchina del tempo?>, domandò Hade: la sua voce, solitamente calma, era beffarda.
Per lui esistono solo i numeri ed i dati: l'astrazione è al di là della sua portata... non ha mai neppure creduto nell'esistenza degli Antichi, per lo stesso motivo. Vive sempre nel presente, perchè futuro e passato sono immateriali, quindi insignificanti.
Come c'era d'aspettarsi, Rale si mise sulla difensiva facendosi scudo della sua unica protezione: argomentazioni e dati scientifici.
<La macchina del tempo, nel senso tradizionale del termine, è un assurdo scientifico, tuttavia la distorsione spazio-temporale è una realtà.>
<Mi pareva che avesse detto che le faglie di risonanza cronioniche fossero state solo ipotizzate, ma mai osservate.>, obiettò Mare: era suo compito correggere incongruenze ed errori.
Rale pensò che fosse una congiura ai suoi danni.
La paranoia è il primo sintomo del decadimento.
<In linea teorica, si potrebbe usare un meccanismo simile a quello delle unità AgE per produrre distorsioni temporali, di fatto però le energie in gioco sono enormi. Ecco perchè non è mai stato attuato.>
<Mentre su Auser avviene... "naturalmente"?>, domandò Sake, sempre con maggiore curiosità.
<Esatto.>
Hade fu in fremito.
Ha un'idea delle sue...
<Questo può essere di grande aiuto per la Convenzione! Se riuscissimo a sfruttare queste proprietà di Akenopis...>
<In che modo delle faglie di risonanza cronioniche potrebbero essere utile alla Convenzione?>, domandò con tono autoritario Mare.
Lui che ama tanto i pro forma, dovrebbe ben sapere che nessuno, neppure un Direttore Massimo, può parlare a nome di tutta la Convenzione.
<Non parlo solo dei cronioni. Un collaboratore di Rale, nel rapporto 227/AK dimostra che gravitoni, cronioni... queste particelle sub-spaziali possono essere utilizzate come una vela sfrutta l'energia eolica. Non c'è più necessità di produrre distorsioni gravitazionali, basta solo allungare le mani e...>
<Si calmi, Direttore!>, sbraitò Mare, spazientito.
Hade non cercò di nascondere la propria delusione. Mare riprese a parlare, ricordandogli le falle del suo ragionamento.
<Le risorse di Akenopis appartengono ai nativi autoctoni e si dovranno effettuare delle trattative, prima di acquisirle. L'utilità delle faglie sub-spaziali è quantomeno dubbia, visto che agiscono solo nelle strette vicinanze del sistema stellare di Akenopis. Infine, fatto più grave, abbiamo già perso un trasponder, risorse ed ottimi elementi, per colpa di decisioni avventate! Abbiamo causato danni abbastanza gravi al pianeta.>
Hade annuì.
Allora, Mare ritenne che fosse il caso di fare un resoconto.
<Abbiamo stabilito quanto segue: un qualche tipo d'influenza ha alterato lo scorrere del tempo dell'area attorno al sistema Akenopisya, velocizzandolo in maniera esponenziale, riducendo la storia di centinaia di anni a pochi giorni reali. La cività autoctona del pianeta ha avuto un avanzamento tecnologico non previsto, oltre il livello prefissato: da AA-23 è passata ad AA-59. Come ben saprete, tale livello tecnologico è spesso uno dei più pericolosi per le civiltà, in quanto l'uso di combustibili fossili è sempre causa di gravissimi danni all'habitat e le tecnologie non sono sufficienti a garantire una salvaguardia ambientale. Normalmente, viste le dimensioni del pianeta, si cercherebbero soluzioni non invasive a lungo termine, ma la nostra conoscenza della situazione è decisamente scarsa, per cui si dovrà ponderare presto e bene sul da farsi.>
<Vorrei inoltre precisare che, data la posizione isolata di Auser e la sua natura di pianeta solitario, ciò è ancor più pericoloso: la civiltà dovrebbe risolvere il problema del volo spaziale entro breve termine o non avrà la possibilità di acquisire le risorse necessarie per un ulteriore sviluppo.>, lo interruppe Sake.
<Indubbiamente.>, rispose subito Hade ed anche Rale e Mare concordarono, poi Mare riprese.
<Dovremo prendere in considerazione di tenere la cività Akenopisya sotto il protettorato della Convenzione, visti i motivi sopracitati.>
La proposta venne approvata a maggioranza assoluta.
<Senza contare che siamo stati noi a causare tutto questo.>, aggiunse Hade.
Sempre in vena di fare l'umanitario.
<É stato un incidente che non poteva in alcun modo essere previsto!>, protestò Rale.
<Nessuno biasima alcunchè a nessuno, Direttore Scientifico!>, risposero Hade e Mare all'unisono.
Mare fu stupito dell'affermazione del Direttore Economico: fino a pochi giorni fa denigrava l'opera di controllo della Scientifica, circa il controllo delle radio sub-spaziali.
<In ogni caso, è successo e dobbiamo rimediare!>, si fece udire la voce del Direttore Esplorativo.
Lo so che c'era un tuo congiunto sull'Inosses... lo sappiamo tutti.
Ci furono secondi di silenzio imbarazzato, prima che Mare riprendesse.
<L'incrociatore Tokani è rientrato?>
<Sì, da circa trecento unità di tempo.>, rispose Sake.
<Bene. A questo punto, propongo di votare il piano d'azione. In base ai dati raccolti, si è stabilito che le distorsioni cronioniche causano una differenza nello scorrere del tempo, che aumenta esponenzialmente con la distanza dal sistema Akenopisya. Si propone di trovare una distanza di sicurezza, che permetta di operare sia col resto delle unità della Convenzione, che con l'incrociatore Tokani, nuova unità d'esplorazione di Akenopis Lonès. Si attenderanno i dati raccolti, prima di attuare qualsiasi piano operativo.>
Tutti concordarono, ma Sake votò a favore con riserva.
<Sono d'accordo, ma vorrei che si iniziasse a chiamare il pianeta col suo nome nativo: Auser. Akenopis non mi è mai piaciuto.>
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 Post Posted: 26 Lug 2007 - 19:24     Post subject:

CAPITOLO TREDICESIMO

"Dopo attentissima riflessione, si è deciso di attuare comunque una politica di scambio commerciale con i nativi del pianeta Auser, al fine di garantirne la sopravvivenza e permetterne ulteriori studi. Dato che il progresso scientifico conseguito dai nativi si è rivelato maggiore del previsto, è stato deciso di fornire la tecnologia ER-22, un nuovo modello di unità AgE, creata allo scopo. Il pianeta è enormemente percorso da flussi di particelle sub-spaziali, che possono essere controllati e sfruttati, in modo tale da ridurre enormemente i costi energetici delle unità AgE in questione. Per ovvi problemi sociali, si è deciso di fornire le unità AgE solo in affitto e progettarle in modo tale da richiedere manutenzione costante, al fine d'evitarne un cattivo uso da parte delle specie native. Ovviamente, necessiteranno comunque d'energia per funzionare, per cui si provvederà a fornire il Trizio-Deuterio puro per la fusione fredda necessaria. Ulteriori dettagli verranno comunicati ai reparti direttamente interessati.

Direttivo Massimo della Convenzione, Stazione di Giunzione Kenos"


Il Moderatore Ragan camminava avanti ed indietro per tutta la plancia di comando. Era nervoso, quasi esasperato.
Niele, come addetto alla strumentazione, era esperto nel cogliere le sfumature ed i dettagli e non esitava ad applicare questo suo dono anche in ambiti al di fuori della mera sfera lavorativa.
Fronte sudata, narici dilatate, adrenalina fuori controllo... già, al Moderatore non sono mai piaciuti gli impianti di regolazione ormonale. Nonostante ami avere il perfetto controllo su tutto, desidera comunque un fattore organico caotico, incontrollabile, che gli dia un senso di libertà. Se poi si possa chiamare libertà la soggiogazione della propria volontà ai capricci di una carne inefficiente e volubile.
Era uno dei pochi individui sessuati all'interno della Convenzione, quasi tutti erano obbligati a regolare i propri corpi sul neutro, tuttavia Ragan era uno dei pochi ad avere completa libertà sul proprio corpo.
Niele continuava ad osservare il Moderatore camminare con passo isterico: ora il suo sguardo si soffermava sui parametri vitali di un settore o di un altro, ora chiedeva al Navigatore qualche dettaglio sulla rotta che intendevano seguire, ora chiedeva a lui lo status della nave, ora dirigersi verso l'interfono per chiedere istruzioni, ma ripensarci all'ultimo momento.
É nervoso perchè non può muoversi. Quando lo relegano in uno spazio confinato, diventa nervoso. Quando non ha il controllo della situazione, diventa nervoso. Nonostante desideri il controllo e la certezza, resta comunque uno dei pochi spiriti liberi ancora rimasti nell'universo. Già, un Moderatore mediocre sarebbe nervoso perchè deve dirigersi verso un pericolo mortale certo ed ignoto. Lui è nervoso solo perchè la partenza viene attardata, perchè perde istanti preziosi. Non è stato impaurito alla vista di quelle bio-corazze piene d'ossa e cenere, non dalla nave corrosa dai secoli. Ne è stato colpito, affascinato, incuriosito. Se adesso dovessi chiedergli qual è il suo rimpianto, sarebbe quello di non aver avuto la possibilità di essere sull'Inosses.
Alla fine, gli ordini arrivarono: lo sentì sbraitare all'interfono, poi calmarsi, urlare di nuovo e chiudere la comunicazione.
Un atteggiamento illogico, imperdonabile.
Tuttavia, molte cose erano perdonate al Moderatore Ragan, perchè era una figura leggendaria nella Convenzione. Era stato creato a quello scopo dal Direttivo ed era diventato ciò che era: un eroe, con tutti i pregi ed i difetti.
Lo vide chiudere gli occhi neri e passarsi le dita fra i capelli lunghi e castani, espirando rumorosamente, facendo uscire tutta la rabbia.
É in missione, ora. I sentimenti non devono minacciarne l'operato.

<Signori!>, disse ad alta voce il Moderatore Ragan, attirando su di sè ancor di più l'attenzione. Quando fu assolutamente sicuro d'essere ascoltato da tutto l'equipaggio (sedici, in tutto), riprese a parlare.
<L'incrociatore Tokani è ufficialmente stato destinato all'uso di trasponder. Benchè la cosa mi riempia di profondo disgusto, gli ordini non si discutono. Siamo stati destinati a creare una base stabile sul pianeta, entrare in contatto con i nativi e fornire loro le tecnologie.>
Respirò profondamente, prima di buttare fuori le parole, come se fossero razioni alimentari avariate nella sua bocca.
<Dovremo ospitare un'unità scelta di Economisti e Semantici, per creare un contatto e... e dirigeranno loro le operazioni di contatto! É tutto, preparate la nave a partire, tra cento unità di tempo!>
Lo videro uscire dalla plancia, con passo ancor più nevrastenico di quanto non avesse avuto prima della chiamata.
Krese era ancora al quadro comandi: era rimasto lì, come ordinatogli dal Moderatore, per oltre settanta unità di tempo.
Solo quando fu uscito, si permise di stiracchiarsi, ma non abbandonò la sua postazione.
<Niele...>, lo cercò Hataz, della Manutenzione. Il massiccio riparatore s'era permesso addirittura d'abbandonare la propria postazione, per venire a parlargli. Era anche lui parecchio agitato, come il resto dell'equipaggio: alla fine, era senza dubbio la più rischiosa missione a cui erano stati indirizzati. Non si poteva non essere impauriti.
<Ancora non sappiamo cosa sia successo all'Inosses. Dicono che è stata una tempesta, ma lo sanno anche i kolès che è una balla clamorosa! Ho navigato su quella nave per un quarto della mia vita, prima di essere destinato qui. Anche una tempesta ionica con magnitudo di 500 unità non avrebbe intaccato i...>
<Hataz, non è il momento. Dobbiamo preparare la partenza. Regola la tua adrenalina, mi sembra che hai dei picchi troppo alti.>, rispose lui, seccamente.
Non è questo il momento per far nascere dubbi e paure nell'equipaggio. Si doveva essere obiettivi.
Hataz grugnì e se ne andò in sala motori, senza dire più niente.
Sempre in cerca di trovare conferma nelle sue paure. Vuole sempre minare le sue certezze: atteggiamento autolesionista. Forse, un giorno, potrebbe anche essere accontentato...

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 Post Posted: 02 Set 2007 - 11:41     Post subject:

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

"In data odierna si comunica che il Direttivo Massimo ha proclamato la sostituzione del Direttore Rale, reo di inefficienza. Si effettuerà la ricarica con sospensione nella stessa giornata."

Comunicazione del Direttivo Massimo, notiziaria.


<"...pertanto, mi vedo costretto ad incitarLa nuovamente a pagare i debiti da Lei contratti. Confidando che non sia necessaria nessuna azione legale, Le porgo i miei più distinti saluti.">
La giornata era particolarmente afosa e l'ufficio era impregnato del buon odore del suo sigaro: fumare non era proprio la migliore delle sue scelte quotidiane. Uno sguardo fugace alla finestra gli mostrò la caotica città, in pieno fermento pomeridiano. Di riflesso, ebbe modo di notare i suoi lineamenti magri ed affilati: sistemò i baffi, leggermente fuori posto. Gli capitava spesso, quando parlava a lungo, come aveva fatto.
Marla finì di stenografare la lettera: lo capì dal fatto che non sentiva più il frusciare del pennino.
Allora, si voltò verso di lei e le chiese consiglio: lei era certo più portata di lei per le lettere.
<Come ti sembra, mon amè?>
Marla sistemò le sue lenti e diede una scorsa al discorso tradotto in geroglifici per lui incomprensibili. Una piccola ruga solcò l'angolo del suo occhio destro, d'un azzurro splendente: aveva trovato qualcosa che non andava. Niente di grave, comunque: altrimenti l'occhio destro, verde foglia, si sarebbe contratto disgustato.
Sua moglie esprimeva le sue emozioni unicamente con gli occhi: giudicava di cattivo gusto muovere eccessivamente la bocca. Infatti, quando parlava, le sue labbra si muovevano quasi impercettibilmente.
<Sarebbe meglio usare il "Voi". Inoltre, invece che "incitarLa a pagare i debiti" etcetera, avrei usato "sollecitarVi nell'ottemperare agli impegni d'oltre tre mesi da Voi presi". Più formale ed elegante e gli ricorda anche da quanto tempo ci devono dei soldi. Potremmo anche lasciare sic et simpliciter l'ultima frase, a mo' di memento, se può andarti bene.>
Quando si trattava di lavoro, non dava molto spazio ad effusioni.
"Eh, eh... quelle le tiene buone per il letto. Odia mescolare le cose: quando deve preparare un malgamè è un dramma..."
<Bòn, per me è perfetto così. Trascrivila e spediscila all'ex-Conte, per domattina, possibilmente.>
Marla non aveva tolto gli occhiali ancora.
"Di che altro ha bisogno?"
<Detto francamente, anche se il signor Gustavè Schernelly è praticamente ridotto in pessime condizioni finanziarie, resterà sempre un Conte. Lo stemma, quello non lo cederà mai.>
Pierre sbuffò e, stupidamente, accese un altro sigaro.
"Ah, brutto vizio: ormai, faccio tutto senza pensare. Come mio padre."
Fu troppo tardi per fermarsi e l'aroma del tabacco si fermò nella sua gola: troppo buono per smettere.
<Tres-bjèn! Lo chiamerò Lord Gustavè Schernely, Conte di...>, si guardò intorno alla stanza, in una delle più grandi pose comiche che aveva nel suo piccolo repertorio d'intrattenitore delle feste.
<Un bel nulla!>, esplose in una risata.
Anche Marla l'accompagnò. Leggermente. Molto leggermente: aveva capito quanto la sua ingenua battuta l'avesse toccato sul vivo.
La classe nobiliare Valaziana era prevalentemente composta da persone inette ed incapaci, inutili, capaci solo di compiacere sè stessi. Avevano spezzato l'economia, con i loro inutili vizi ed avevano permesso all'Entaria di superarli, ponendo fine al loro dominio dei mari, grazie all'alleanza con gli Orcafolk.
Battelli a vapore che viaggiano come il vento, macchine tessili, veicoli che si spostano su terra! Come abbiamo potuto permetterlo?
Suo padre era stato un borghese, dedito ai servizi bancari, e così fece anche lui, ma iniziò ad investire come un ossesso in macchine a vapore. Non c'erano nobili motivi patriottici dietro tutto questo: non desiderava altro che danaro sonante. Acquisire tanto prestigio e potere personale da poter raggiungere lo status di nobile: da costringere la nobiltà di accettarlo come un loro pari.
Con le leggi che lo rendevano esentasse e membro del Seggio, dove venivano di fatto prese le decisioni politico economiche della Valazia. Che si rendessero conto che sarebbe stata la borghesia a creare il nuovo mondo: la nobiltà parassitaria Chiro dei secoli precedenti era ormai giunta al tramonto.
Sapeva di non essere l'unico in quella disperata corsa al potere e che non era neppure in testa, ma aveva un buon tempo: doveva solo prendere un seggio, tutto qui. Altri c'erano riusciti: toccava solo prendere l'occasione al volo.
<Che se lo tenga quello scudo di pietra... non lo prenderei come stemma neppure se fosse l'ultimo rimasto.>, disse voltandole le spalle, fissando nuovamente la capitale valaziana, Harrì. Caotica, coperta di fumi, indice delle nuove macchine che si facevano strada nella vita quotidiana.
"Lentamente, troppo lentamente! L'Entaria è avanti a noi già da almeno dieci anni!"
Pierre aveva paura: paura della guerra. Si ricordava dei terribili racconti di suo nonno e sapeva bene quanto avrebbe danneggiato gli affari. No, la guerra era un pessimo af...
<Pierre...>, s'intromise Marla nei suoi pensieri.
<Sì?>, domandò con tono deciso.
<La lettera... la vuoi battuta a macchina o scritta a ma...>
Osservò la conformazione delle nubi, dal colore di vaniglia: il cielo s'era rannuvolato di colpo.
<A macchina ed abbi la cortezza d'usare carta scadente. Che capisca che non intendiamo spendere altro denar...>
Si fermò: non sentì i passi di Marla che s'avvicinava e gli domandava cosa avesse. S'era tolta finalmente gli occhiali: non si stava più parlando di lavoro.
Sempre che avesse avuto ancora senso farlo.
Pierre non disse nulla: si limitava a fissare la finestra, con occhi sbarrati dall'orrore. Quando lei fece lo stesso, i suoi occhi di colori diversi si ghiacciarono, cristallizzati.
<Che...>
Un'ombra nera aveva forato le nubi color vaniglia. Un'ombra nera e massiccia, più grande della città... nera, titanica, fredda ed ostile.
Dalla finestra s'udivano le urla impaurite della popolazione: c'era disordine ed un fuggi-fuggi generale.
L'ombra si proiettò sulla città, oscurando il sole e facendo sprofondare il mondo che Pierre e Marla avevano fino ad allora conosciuto, nella tenebra più nera.
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Citazioni

Il popolo è illuminato da Muad'Dib. Il Reggente Umma, il nostro Imperatore è uscito dalle tenebre per abbagliare col suo fulgore tutti gli uomini. Lui è il nostro Sire, l'acqua preziosa di una fontana eterna. Trabocca di gioia acciocché tutto l'universo possa berne...

-- Korba, Quizara Capo (Messia di Dune - cap.10 - pag.142 - Ed.Nord)