Posted: 04 Mar 2007 - 21:39 Post subject: Post subject: Philip K. Dick: un profeta del nostro tempo
PHILIP KINDRED DICK (1928-1982), VISIONI DAL FUTURO. UN PROFETA DEL NOSTRO TEMPO
a cura di pfls
sabato 3 marzo 2007.
Venticinque anni fa l'addio al visionario Philip Dick
Il grande scrittore di fantascienza morì il 2 marzo del 1982, proprio nel momento in cui «Blade Runner» stava per consacrarlo profeta del nostro tempo. Scrisse anche molti romanzi non di genere, tra cui, a ventun anni, «Il paradiso maoista», ora tradotto per la prima volta da Fanucci, che anticipa il suo talento nella costruzione di universi inquieti e claustrofobici
di Tommaso Pincio (il manifesto, 02.03.2007)
Nel 1976, dopo essere stato dimesso da un ospedale della California, Philip K. Dick tracciò un breve ma eloquente bilancio: «Mi ritrovo qui, dopo venticinque anni di carriera come scrittore di fantascienza, con la prospettiva di vedermi tagliare acqua, luce e gas se non pago il dovuto entro tre giorni; allora mi domando: a che cosa è servito?» Il bilancio si intitolava Breve e felice vita di uno scrittore di fantascienza. Un titolo profetico, visto che non molto tempo dopo, il 2 marzo 1982, ad appena cinquantaquattro anni lo scrittore sarebbe scomparso, stroncato da una serie di attacchi cardiaci.
Chissà se aveva davvero messo in conto di andarsene prematuramente. Certo è che il tema della morte lo ispirava parecchio, basti pensare a romanzi come Ubik e In senso inverso, dove le persone decedute continuano in qualche modo a esistere alterando il mondo dei vivi. Ma ancora più curioso è forse il fatto che Dick abbia ambientato le sue opere più importanti negli anni '80 e '90. Gli anni in cui avrebbe vissuto la sua vecchiaia se non fosse morto anzitempo. Gli anni che lo hanno consacrato come il più grande autore di fantascienza di tutti i tempi.
In principio toccò a un cane
Philip K. Dick pubblicò il suo primo racconto nel 1951, ad appena ventitrè anni. Era la storia di un cane che individua negli uomini che passano a prendere la spazzatura una razza aliena. Il cane fa quel che può per avvertire gli umani ma i suoi tentativi sono fatalmente vani. Il racconto fu pubblicato su Fantasy & Science Fiction, una delle tante riviste pulp che uscivano allora. Malgrado fosse un appassionato del genere, Dick aveva però ben altre ambizioni. Voleva diventare uno scrittore «serio», mainstream come si dice in America. La sua ferma determinazione in questo senso veniva purtroppo sistematicamente mortificata dagli editori, che rispedivano al mittente i suoi manoscritti con lettere di rifiuto.
Sembra abbia scritto decine e decine di romanzi seri. Alcuni furono dati alle stampe postumi. Altri, la maggior parte, sono andati per sempre perduti. I primi tentativi di Dick risalgono addirittura alla fine degli '40. Nel 1947 abbozzò un romanzo, mai portato a termine, sulla dirompente forza del sesso che egli aveva da poco scoperto. In seguito, probabilmente due anni dopo, scrisse Gather Yourselves Together, ambientato nell'allora emergente Cina maoista (pubblicato ora per la prima volta in Italia con il titolo Il paradiso maoista, Fanucci, trad. Giuseppe Costigliola, pp. 364, euro 16). «C'è un tema vagamente politico» - rileva Lawrence Sutin nella sua fondamentale biografia di Dick (anch'essa edita da Fanucci). I cinesi paragonati ai primi cristiani per via del loro ardore e gli Stati Uniti assimilati alla decadenza della Roma imperiale. In effetti, tutto ciò è poco più che evocato e serve da inconsueto sfondo a un contorto ménages à trois che vede coinvolti tre dipendenti di un'azienda americana che sta essere nazionalizzata dal governo cinese. C'è un uomo cinico e disilluso che a suo tempo ha sottratto la verginità a una ragazza, lasciandola nella più completa amarezza. C'è la ragazza che cerca senza molto riuscirci di superare il trauma. E c'è un giovanotto che viene sedotto dalla ragazza, la quale crede così di prendersi una specie di rivincita.
I dialoghi protratti allo sfinimento e l'uso eccessivo e meccanico del flashback non ne fanno certamente un capolavoro. Al di là delle inevitabili ingenuità stilistiche - stiamo pur sempre parlando di uno scrittore appena ventunenne e per giunta autodidatta - il romanzo si fa comunque leggere e lascia filtrare in controluce un talento visionario per nulla scontato. I conflitti interiori dei personaggi, l'atmosfera cupa e il senso di fine incombente sono già quelli che caratterizzeranno l'opera più matura dello scrittore.
L'elemento più dickiano in assoluto è il contesto nel quale di svolge l'azione. Tutto si consuma in un luogo che, per pochi giorni, è come un limbo astratto dal resto del mondo. I tre personaggi si ritrovano soli in un grande complesso industriale deserto. Tutti i colleghi hanno fatto ritorno in patria, loro sono stati lasciati lì dai dirigenti ad attendere l'arrivo delle truppe cinesi che prenderanno in consegna i locali. É questa dimensione lontana da tutto a scatenare la tensione tra i tre personaggi.
Dick si servirà spesso di questo meccanismo. Romanzi ben più famosi come Occhio nel cielo, Labirinto di morte, Follia per sette clan prendono le mosse in situazioni particolari che vedono un gruppo di persone costrette a passare del tempo assieme in uno spazio irreale o quantomeno isolato dal consorzio sociale, il koinos kosmos o «mondo condiviso» come Dick era solito chiamarlo.
Lo scenario del Paradiso maoista ricorda da vicino Il deserto dei tartari di Buzzati o l'indeterminatezza di certe narrazioni di Kafka, rivela giustamente Carlo Pagetti nella sua introduzione. E, in effetti, tra le tante citazioni presenti nel testo, una tira in ballo proprio un celebre racconto dello scrittore praghese. Vista l'ambientazione, il racconto non può che essere La muraglia cinese. Rimane comunque il fatto che lo scenario claustrofobico e quasi metafisico nel quale i tre protagonisti si aggirano come fantasmi in pena contiene già tutti gli elementi degli inquieti e traballanti universi del Dick fantascientifico, quello che nell'ultimo quarto di secolo è prepotentemente entrato nell'immaginario popolare.
Quel che resta di una ambizione
Lo scrittore morì proprio nel momento in cui Blade Runner stava per consacrarlo profeta del nostro tempo. Ma chissà, forse Dick non voleva affatto essere consacrato. Forse una vita da misconosciuto scrittore di fantascienza non era esattamente ciò in cui sperava da giovane, ma era ciò che il destino gli ha aveva riservato. Per cui tanto valeva tenersela questa vita e farla breve: «É triste ma sto invecchiando. Sto invecchiando. Non mi sono rappacificato con la società 'regolare', ma allo stesso tempo sono troppo fiacco, troppo sfibrato dalla malattia e dalla paura, per riuscire a far altro che quadrare i conti - cioè pagare la bolletta dell'acqua, del gas, dell'elettricità».
Uno dei miei scrittori di fantascienza preferiti...dopo beh...lo sapete _________________ "Si combatte quando è necessario...l'umore non importa! L'umore va bene per le bestie. o per fare all'amore, o per suonare il baliset. Non è fatto per chi combatte."
Gurney Halleck
si; io, devo dire sinceramente, non ho mai letto uno dei suoi libri (anche se presto lo faro'), pero' ne ho sentito molto parlare e nella sezione Fantascienza della libreria sotto casa mia ci sono tantissimi libri firmati da lui.
Ho letto molto di Dick e devo dire che è spettacolare! Forse alcuni di voi sapranno che diversi suoi romanzi/racconti hanno ispirato (o sono diventati) dei film di fantascienza.
Partendo dal capolavoro Blade Runner, tratto da Il Cacciatore di Androidi (più comunemente conosciuto con il titolo Ma gli Androidi Sognano Pecore Elettriche?), passando per Atto di Forza, tratto dal suo racconto Ricordiamo per Voi.
E poi c'è Paycheck, tratto dal racconto I Labirinti della Memoria (spettacolare il racconto!), Impostor, tratto dal racconto Impostore (assolutamente geniale, sempre il racconto!), Screamers - Urla dallo Spazio, tratto dal racconto Modello Due (anche questo degno di nota) e Minority Report, tratto dal racconto Rapporto di Minoranza (e pure questo spettacolare!).
Ultimo ad uscire è stato A Scanner Darkly, tratto dal romanzo Un Oscuro Scrutare (conosciuto anche come Scrutare nel Buio).
Praticamente ogni suo racconto/romanzo potrebbe essere fonte di ispirazione per un film.
C'è da dire che nei suoi libri vi sono certi temi ricorrenti e, soprattutto, certi personaggi spesso simili, che poi non sono altro che la trasposizione letterale di persone con le quali Dick aveva un rapporto sociale (in alcuni romanzi sono anche presenti più di un personaggio, che messi insieme avrebbero costituito il carattere dell'autore).
Uno dei temi più presenti è la realtà. La domanda che viene spesso posta, dall'autore, può essere riassunta nel seguente periodo: Quella che vedo è una realtà oggettiva o soggettiva?
Per certi versi può essere considerato il padre di Matrix, e non mi stupirebbe se i fratelli Wachowsky si siano ispirati, anche loro, ai suoi romanzi/racconti.
Un'altra domanda che spesso "infila" nei pensieri dei suoi personaggi è: Sono veramente un uomo, oppure un simulacro? Egli insinua il dubbio nelle sue "creature", facendole quasi impazzire, per una costante ricerca della realtà, che mischiata poi alla paranoia, spesso rende difficile capire quale realmente essa sia.
La sua eterna lotta contro le sue compagne, ora dispensatrici di benessere, subito dopo diabolici esseri che tentano di distruggerlo, è riportata anch'essa in molti suoi scritti.
E poi c'è la religione e le droghe, che, anche se spesso si dice il contrario, non sono presenti nella sua "dieta".
Dick infatti, a causa di sua madre, è stato sempre imbottito di qualsiasi tipo di tranquillizzante/sonnifero/anti depressivo, tanto da diventarne assuefatto, ma gli acidi li prova solo una volta, e dato il pessimo "viaggio" indottogli, li abbandona all'istante.
Non è la stessa cosa per i suoi amici, descritti accuratamente in Un Oscuro Scrutare.
Era un uomo pieno di problemi e disturbato mentalmente, che non riusciva a vivere mai serenamente. Era un uomo di cultura che ascoltava musica classica e leggeva testi di filosofia. Era un visionario che riusciva a trasformare le sue paure in libri. Era un genio, e come molti di essi, incompreso.
Riprendendo quanto detto da Profondoblu vi consiglio di leggere "La trilogia di Valis" ultimi libri scritti da Dick dopo essere impazzito. Non sto scherzando, Dick dopo aver avuto una sorta di infarto ha superato la soglia della sanità mentale, da lui spesso varcata, in maniera definitiva. Nei suoi libri racconta come il fatto da lui accaduto sia in realtà un evento sovrannaturale ("fascio rosa") legato ad una divinità che non si capisce se sia veramente tale o una sorta di "satellite/computer intelligente" presente nello spazio che controlla la vita degli uomini. Bisogna cercare di capire se questa entità, raffigurata come Dio, sia aliena o una stessa creazione dell'uomo. Una svolta antropologica-religiosa di Dick che si trova già in parte prima del malessere fisico e mentale. Non è il solito Dick e sinceramente è pesante in alcune parti da digerire, ma credetemi mai un folle è stato così geniale nelle sue intuizioni e riesce ad instillare dubbi nelle menti. Merita di essere letto. Una folle lucidità con cui si cerca di indagare la natura umana e la natura "divina". Libro che accende molti spunti di riflessione _________________ "Si combatte quando è necessario...l'umore non importa! L'umore va bene per le bestie. o per fare all'amore, o per suonare il baliset. Non è fatto per chi combatte."
Gurney Halleck
Non ho ancora letto Valis, vorrei prima riuscire a leggere qualche altra opera, magari riuscendo a tracciare il percorso di Dick dagli inizi alla follia.
Tra i film ispirati alla produzione di Dick segnalo anche Dark City e Cypher, film che non ho visto ma che - secondo gli organizzatori di questa vecchia iniziativa - devono molto agli scritti di Phil. Mi hanno anche detto, ma anche qui non ho esperienza diretta, che il film Underground di Kusturica risente fortemente del non troppo famoso romanzo di Dick "Il sognatore d'armi".
Segnalo infine, e poi mi imbavaglio, che proprio al racconto Impostor (a meno che non mi confonda con "La formica elettrica", altro racconto dickiano) si deve l'idea poi tanto sfruttata nella fantascienza che qualcuno possa essere un androide senza saperlo.
PS: è l'ultima, poi giuro che taccio Sapevate che Dick aveva scritto una sceneggiatura per il suo romanzo Ubik, anche se poi non se ne è più fatto nulla? Passo intere ore a deprecare il mondo del cinema per non aver permesso che questa opera vedesse la luce
Non ho ancora letto Valis, vorrei prima riuscire a leggere qualche altra opera, magari riuscendo a tracciare il percorso di Dick dagli inizi alla follia.
Tra i film ispirati alla produzione di Dick segnalo anche Dark City e Cypher, film che non ho visto ma che - secondo gli organizzatori di questa vecchia iniziativa - devono molto agli scritti di Phil. Mi hanno anche detto, ma anche qui non ho esperienza diretta, che il film Underground di Kusturica risente fortemente del non troppo famoso romanzo di Dick "Il sognatore d'armi".
Segnalo infine, e poi mi imbavaglio, che proprio al racconto Impostor (a meno che non mi confonda con "La formica elettrica", altro racconto dickiano) si deve l'idea poi tanto sfruttata nella fantascienza che qualcuno possa essere un androide senza saperlo.
PS: è l'ultima, poi giuro che taccio Sapevate che Dick aveva scritto una sceneggiatura per il suo romanzo Ubik, anche se poi non se ne è più fatto nulla? Passo intere ore a deprecare il mondo del cinema per non aver permesso che questa opera vedesse la luce
Ho visto Dark City e posso affermare che lo sceneggiatore possa essersi ispirato a Dick, anche se lo stile narrativo non è poi molto simile a quello dello scrittore.
Per quanto riguarda Underground, altro film che ho visto, si può dire che prende spunto da La Penultima Verità di Dick, per alcune cose, poi Il Sognatore d'Armi non l'ho letto, quindi non mi esprimo. Non vi racconto nulla del romanzo (La Penultima Verità), perché secondo me è uno dei più belli che abbia mai fatto e andrebbe letto anche da chi, in genere, non ama la fantascienza.
Impostor non è il primo racconto dove lo scrittore insinua il dubbio sul fatto che uno possa essere un androide senza saperlo, ma sicuramente è uno dei racconti incentrato fortemente sul tema! Tema che è spesso ricorrente.
P.S. Anche io voglio vedere Ubik a film!!! Speriamo qualcuno riprenda in mano la sceneggiatura e ne faccia un lungometraggio!
Impostor non è il primo racconto dove lo scrittore insinua il dubbio sul fatto che uno possa essere un androide senza saperlo, ma sicuramente è uno dei racconti incentrato fortemente sul tema! Tema che è spesso ricorrente.
Davvero? Ero convinto di sì (del resto ne ero convinto per affermazioni dello stesso Dick, forse non proprio obiettive )
Impostor non è il primo racconto dove lo scrittore insinua il dubbio sul fatto che uno possa essere un androide senza saperlo, ma sicuramente è uno dei racconti incentrato fortemente sul tema! Tema che è spesso ricorrente.
Davvero? Ero convinto di sì (del resto ne ero convinto per affermazioni dello stesso Dick, forse non proprio obiettive )
Posso anche sbagliarmi io, quindi mi informo e ti dico
Posted: 15 Mar 2007 - 16:45 Post subject: Post subject: due parole per un grandissimo
Ragazzi sarebbe "Giusto" che ogniuno di noi spendesse due parole per il gtrandissimo Philip k. Dick che io amo molto e reputo il secondo migliore autore di fantascienza ( dopo lo Zio ovviamente )
Io rimasi folgorato da " la svastica sul sole" romanzo straordinario anche da un punto di vista letterario.
Tutti quelli che ho letto ( pecore elettriche, scanner darkly, paycheck, ecc ) sono romanzi eccellenti , tutti focalizzati sul Tempo e le sue bizzarrie
Letto pure io abbastanza... la svastica...le pecore..trilogia di Valis... UN GRANDISSIMO _________________ "Si combatte quando è necessario...l'umore non importa! L'umore va bene per le bestie. o per fare all'amore, o per suonare il baliset. Non è fatto per chi combatte."
Gurney Halleck
Quando religione e politica viaggiano sullo stesso carro, i viaggiatori pensano che niente li possa fermare. Vanno sempre avanti più rapidi, rapidi, rapidi. Non pensano agli ostacoli e si dimenticano che un precipizio si rivela sempre troppo tardi.
-- Proverbio Bene Gesserit (Dune - pag.393 - Ed.Nord)