Posted: 04 Feb 2005 - 00:31 Post subject: Post subject: Interviste a Frank Herbert
Non so se siano state pubblicate o tradotte in italiano, ma per curiosità e per allenare il mio ormai vecchio francese, ho iniziato a tradurre diverse interviste rilasciate da Frank Herbert e disponibilli (nat. in lingua francese) su
http://duniclopedie.free.fr/Saga/Interviews/InterviewFrankHerbert.htm
Qui sotto, per chi sia interessato, c'è la prima parte dell'intervista a Vertex dell'Ottobre 1973. Attenzione, è ancora una bozza e devo ancora finire di controllarla dalla controparte inglese.
__NOTA__: ho aggiunto un pezzo nuovo. Mi spiace per la lentezza, ma posso tradurre nei momenti liberi e quando ho il Bosch sottomano. Troverete alcune parti in francese. Le ho lasciate così, perché ero in dubbio sull'adattamento. Il corpo delle note si sta piano piano sviluppando.
Intervista tratta da Vertex, Ottobre 1973.
>Che cosa è che vi ha spinto a scrivere SF?
>> E' un genere di cosa che è difficile da analizzare. Malgrado tutto direi che è, senza dubbio, dovuto a una immaginazione strabordante e al fatto che avevo pensato molto presto, all'inizio degli anni '50, che la Sf costituiva una corrente letteraria importante. La SF possiede un margine di manovra molto superiore a tutte le altre forme di letteratura. Voi potete realizzare più cose interessanti nella SF che in un'opera di finzione classica. Io non voglio denigrare queste forme di letteratura. Ciascuna ha il suo posto e la sua funzione nella nostra società e spero che sarà sempre così. Voi scegliete quella che è più conveniente in funzione della storia che dovete raccontare. E, all'inizio degli anni '50, io avevo risentito il bisogno di scrivere della SF. E' stato così che ho iniziato.
> Leggevate SF prima?
>> Si, avevo familiarità con la SF. Ho iniziato a leggerla agli inizi degli anni '40. Quindi leggevo da 10 anni da quando iniziai a scrivere.
>Quali erano i suoi autori preferiti?
>> Ho letto un po' di Heinlein e di H.G. Wells. Avevo letto anche Jack Vance ed è stato a quell'epoca che feci la sua conoscenza. Jack si è presentato circa sei mesi dopo che avevo iniziato a scrivere della SF. Avevo sentito dire che viveva non troppo lontano da me. Abbiamo finito col portare le nostre due famiglie in Messico. Abbiamo vissuto un periodo laggiù e scritto qualche storia assieme. Siamo ancora due amici molto vicini. Ugualmente ho letto Poul Anderson. Lo sapete, potrei continuare a darvi dei nomi in un momento. Io avevo letto già un po' tutto prima di iniziare a scrivere. Volevo vedere quello che era stato già fatto.
>Che cosa facevate all'epoca dove avete iniziato a scrivere SF?
>>Editavo giornali, ma scrivevo anche storie. Dei piccoli brani. Iniziai nel farlo molto presto. Mi ricordo del pranzo nel giorno del mio ottavo compleanno, quando annunciai a tutta la famiglia che sarei stato uno scrittore. Mia madre conserva preziosamente più tentativi di romanzi, pieni d'errori di ortografia, che avevo scritto all'epoca. Ancora adesso, posso riconoscere che avevo il dono di piazzare un aggancio narrativo all'inizio di una storia.
>Dune è senza dubbio il vostro libro più conosciuto.
>> Si.
> Come vi è venuta l'idea per questo libro?
>> Eh, bene. Ho coltivato l'idea di trattare il soggetto dell'impulso messianico nella nostra società da molto tempo. La mia tecnica consiste nell'assemblare della documentazione. Riempio dei dossier. Quando ho una buona idea per un personaggio, la conservo dentro un dossier a lui dedicato. Una volta, mi sono recato a Florence, nell'Oregon, per scrivere un articolo a proposito di una esperienza condotta dal Ministero dell'Agricoltura sul controllo delle dune. Gli Stati Uniti sono stati dei pionieri in questo campo. L'idea era di sviluppare delle erbe e delle altre piante che permettessero di contenere le dune sotto l'azione del vento. Vedete, una duna funziona esattamente come un fluido, con la differenza che prende più tempo per spostarsi. Questo crea delle onde, che, viste dal cielo, sono similiari a quelle del mare.
> Come un mare rallentato?
>> Si, in effetti è così. Ho dunque scritto quell'articolo e dopo ho iniziato a raccogliere documentazione sul controllo delle dune. Questo mi ha condotto a interessarmi di ecologia, a tutto quello che noi umani facciamo al nostro pianeta. Un giorno, mi sono accorto che avevo riempito tutto un cassetto e che non mi rimaneva altro che scrivere un libro. Mi sono dunque seduto e ho inventato la storia di Dune.
>Per essere un inizio, Dune rappresenta un lavoro relativamente conseguente.
>> Lo so! Fu lungo. Tagliai la storia in tre parti e ne conservai più di un terzo per il primo libro. Mi sono seduto e ho preso all'incirca un anno e mezzo per riunire il tutto e tirarne fuori qualche cosa. I proventi che ottenevo dalle mie azioni erano deboli e il trattamento che mi riservavano alcuni editori erano al limite dell'oltraggio. Poi ho continuato ho scritto "Il Messia di Dune", ben prima di sapere che Dune dovesse avere successo. Lo vedevo come una sorta di perno, ruotante a volte verso l'indietro e verso l'avanti, giacché avevo una visione molto estesa di come volevo trattare questo tema della pulsione messianica nella società umana. Lavoro attualmente sul terzo e ultimo libro, che sarà senza dubbio lungo come Dune stesso. Non so se lo terminerò presto, perché la vita, così come altri lavori più urgenti, mi occupano molto. Ma lo finirò, probabilmente, quest'anno.
> Avete un titolo per questo libro?
>> No. Ne ho uno temporaneo, ma cerco di non parlare troppo del mio lavoro finché è in corso. Un mio consiglio a tutti gli scrittori: non sprecate la vostra energia per parlare di quello che voi scrivete al momento, mettetela dentro la vostra macchina da scrivere! Voi dispensate più energia per parlare del vostro lavoro che a farlo. Io sono molto diffidente, molto misterioso a proposito di tutto questo. Io guardo a tutto questo per me, e finché mi siedo davanti a una macchina da scrivere, è come un onda che si riversa.
> Parliamo della vostra tecnica. Avete bisogno di cosa particolari per lavorare? Per esempio, avete bisogno di un ambiente di lavoro specifico?
>> Oh, penso che noi abbiamo tutti bisogno di ambienti particolari per le differenti cose che noi facciamo. Uno scrittore ha bisogno di tempi, senza interruzione, così come degli strumenti propri al suo mestiere: della carta e uno strumento di scrittura qualunque. Hack vance utilizza delle matite o delle stilo. Trovo la sua tecnica molto interessante. Egli utilizza delle stilo di colore differente. Le mette dentro un piatto, accanto a lui. Quando si stanca del blu, passa al verde, rosso, arancione o nero. Per quanto mi riguarda, utilizzo una macchina da scrivere. Deformazione professionale senza dubbio. Ho appreso a scrivere a macchina all'età di 14 anni. In questo genere d'esercizio, voi allenate il vostro pensiero a discendere alla punta delle vostre dita. E' come un collegamento che attraversa il vostro corpo. Il vostro pensiero parte dalla vostra testa e si ritrova immediatamente sulla carta. Io ho dunque bisogno di un posto riservato dove posso sedermi senza essere interrotto per almeno quattro ore al giorno, quando non sono sei, più frequentemente.
> Scrivete per molte ore quando siete ispirato?
>> Oh, non attendo che venga l'ispirazione. Mi contento di sedermi e di lavorare all'elaborazione di quello che avevo già immaginato all'inizio. I tre libri di Dune m'interessano sempre molto. Credo che sia dovuto al modo di come queste pulsioni si vadano a formare dentro quell'organismo che noi chiamiamo società.
> Ci sono stati molti cambiamenti nella nostra società e nella nostra cultura da quando voi avete scritto Dune. Tenete conto di questi cambiamenti?
>> Oh, si. Il libro si trasforma al contatto con l'esperienza. E' un folle colui che non mette tutto quello che ha, al momento, mentre crea. Voi siete la, mentre scrivete. Non volete uccidere l'oca, ma semplicemente che deponga il suo uovo. Non mi inquieto dunque per quello che concerne l'ispirazione, o per tutte le altre cose equivalenti. Non è altro che una questione di sedersi e di fare il proprio lavoro. Non ho mai avuto problemi in questo senso. Ne ho semplicemente sentito parlare. Ci sono stati dei giorni, delle settimane intere durante le quali non ero molto entusiasta all'idea di scrivere. Avrei peferito andare a divertirmi, o temperare delle matite, o andare a nuotare. Ma di seguito, finché mi ricollego, sono incapace di distinguere tra quello che mi è venuto facilmente e quello che ha necessitato che mi dicessi: "bene, ora è il momento di scrivere, vado a scrivere!" Questo non fa alcuna differenza sulla carta.
> Mi sembra che questo possa provenire dalla vostra esperienza giornalistica dove dovete scrivere, quali che siano le vostre condizioni o il vostro spirito.
>> Si, voi vi sedete e pensate a un solo obiettivo: è il momento di scrivere e avete una consegna da rispettare. Voi date in quel momento il meglio di voi e ce la fate.
> Che cosa altro scrivete in questo momento, oltre le "Cronache di Dune"?
>> Beh, scrivo la sceneggiatura di un documentario sulla pattuglia acrobatica della marina, i Blues Angels. Il tema mi è interessato poiché non è trattato come un documentario convenzionale. Questa non è una cosa del genere: "Hey, andiamo a fare una dimostrazione al volo!" Io sono pilota, ero dunque interessato per il volo stesso. Quello che mi ha anche colpito, è che ci sono dei ragazzi che pilotano degli aerei da caccia e che fanno delle cose straordinarie con queti, ma senza aver coscienza di quello che realizzano. Sanno volare, sanno che fanno delle cose stupende e ne traggono una gran de soddisfazione. Ma non comprendono quali sono le loro relazioni tra loro, i loro aerei e il resto del mondo. Quello che dimostrano alle persone è che un essere umano può fare delle cose straordinarie: far volare due aereoplani uno accanto all'altro. Si allenano perché i loro aerei li portano, come il pilota porta l'aereo. Pensano di controllare i loro aerei. Questa idea di controllo assoluto è una emanazione della cultura Western. E' ancorata nel nostro linguaggio, fa parte del verbo essere: "o lo fai, o non lo fai!". Questa vecchia dicotomia cartesiana, la separazione tra corpo e spirito. Ma essa non ha nulla della separazione tra corpo e spirito.
> Precedentemente, avete parlato della cultura mondiale, una riunione di tutte le culture della Terra. Sembrerebbe che vi riflettiate da molto tempo. Riuscite a scorgere delle cose, delle idee che sono comuni a tutte le culture, una sorta di tendenza generale?
>>Eh, bene, non vedo tendenze nel senso: "dove stiamo andando?", ma vedo molte influenze che vogliono agire mutualmente e creare qualche cosa di nuovo. Certamente possiamo parlare subito di certe cose che arriveranno. Se non riusciremo ad avere un miglioramento considerabile nel campo delle risorse energetiche, il che è sempre possibile (questa nostra tendenza a credere ai miracoli), andremo ad assistere a delle catastrofi umane in alcune parti del mondo. Più particolarmente, alemo in una zona. Ho altri esempi in mente, ma l'isola di java, che ho visiato l'estate scorsa, ha oggigiorno una popolazione superiore a 80 milioni di persone. Ci sono densità abitative urbane anche nelle campagne. Attualmente, non occupano tutto lo spazio disponibile, ma una parte non è utilizzabile. Dunque, una volta ancora, a meno che non vi siano delle scoperte importanti al riguardo delle risorse energetiche e delle risorse alimentari, una catastrose umana si sta sviluppando in questo luogo, perché non si fa nulla per controllare le crescita delle loro popolazioni. Possiedono ancora uno dei tassi di crescita tra i più elevati al mondo. Ora, e restiamo prudenti al riguardo, la loro popolazione raddoppierà da qui al 2000, la loro terra non potrà più sostenerli con le riorse energetiche attuali. Lo può fare a malapena oggi. Sono quindi prossimi a una catastrofe. E penso che il resto del mondo sarà impotente di fronte a questo problema. Non potremo fornire sufficientemente alimenti a questo paese, e sempre se lo faremo, non faremo altro che accrescere il problema.
> Perché questo?
>> Perché la pressione su una società, la presenza di pericolo, e notoriamente quella della fame, tendo a far crescere la popolazione. E' una spinta verso la procreazione.
>Questo è quello che è accaduto durante i periodi di guerra.
>> Si, noi siamo usciti da una guerra con una popolazione più grande che quando vi siamo entrati, e contando anche le perdite. Prevedo dunque che Java andrà a conoscere un grave problema di sovrapopolazione da qui a 15 anni. E vi saranno ripercussioni nel mondo intero. Non solamente a causa della nostra incapacità nel trattare il problema, vale a dire fornire loro il cibo, ma le persone inizieranno a guardare all'interno delle proprie società. Tutta la società soppeserà le proprie forze. Credo veramente che quello che noi chiamiamo "il cambiamento delle moralità", che si traduce con l'utilizzazione del sesso come piacere piuttosto che come metodo di procreazione, non è che una sorta di reazione sociale che permette alla bisogna di limitare la popolazione e di soddisfare i nostri bisogni sessuali.
> E' quindi una evoluzione molto rapida.
>> Si, la vedo così. Il Giappone ha saputo domare la crescita della sua popolazione. Vedo lo stesso genere di cose arrivare negli Stati Uniti. Ma non nei paesi musulmani o in America Latina. L'America Latina è un'altra zona che dobbiamo guardare da vicino perché hanno fallito a risolvere i loro problemi al momento. Se non limitano le loro popolazioni, dovranno trovare un altro mezzo per risolvere il problema.
> Per tornare alla SF, quale ruolo pensate possa giocare? Credete che la SF possa aiutare, o aiutare a risolvere certi problemi?
>> Credo che la SF possa aiutarci, tratta delle cose molto interessanti. Dice che noi abbiamo sufficiente immaginazione per effettuare altre cose. Noi abbimao la tendenza ad attaccarci a delle scelte troppo limitate. Diciamo: "bene, la sola soluzione è..." oppure "se tu volessi semplicemente...". Quello che voi mettiate al seguito di quetsa frase , voi riducete le possiblità di risposta. Abbassa la nostra visione al raggio del sole e vi impedisce di vedere altre cose. Gli esseri umani hanno troopo la tendenza a non allargare il loro sguardo. Oggi, noi siamo costretti ad avere uno sguardo molto più aperto sul mondo e su quello che gli facciamo. E' su questo punto che la SF ci può aiutare. Non penso che il semplice fatto di scrivere dei libri come "Brave New World" o "1984" impedisca gli avvenimenti che essi descrivono. Ma sono convinto che il fatto di parlarne svegli la nostra coscienza su questi soggetti e ne renda la probabilità di accadere più debole. B.F. Skinner mi piace. E' più correto del punto di vista di Huxley. Rimane fermo, come un bambino e dice: "Per piacere, lasciatemi avere un mondo come questo perché io mi ci sento bene dentro!". Dice:"Lo voglio controllare". Il se pourrait qu'il est raison dans le fait que toute notre société aille tout droit dans cette direction et il a peut-être, de son point de vu, opté pour un minimum de maux. Ma che genere di società potrebbe produrre?
> Amerei abordare qualche aspetto personale della vostra vita. Voi avete detto precedentemente che uno dei vostri hobby era l'elettronica. Che altro fate per divertirvi?
>> Io amo l'ebonisteria. Amo fare cose con le mie mani quando non scrivo. J'essaie de m'éloigner autant que cela m'est possible du travail de l'écrivain. Questo mi aiuta, è come una sorta di catarsi. Io coltivo. Possiedo 6 acrei e mezzo di terra al nord-est della penisola Olympique nello stato di Washington. Sto sviluppando un piccolo pezzo di terreno, il quale mi servirà, spero, nel dimostrare che possiamo attendere una buona qualità di vita senza consumare troppa energia. Vi effettuo qualche lavoro manuale. Vi allevo le [saletés] e sistemo le [rochers]. Sto creando una combinazione di palude, di stagno e di lago. Vi pianterò del riso selvaggio e del riso dell'altopiano, che è stato sviluppato specialmente per utilizzarlo in altitudine nelle isole delle Filippine. Io non sono una di quelle persone che crede in una certa visione ecologica che consiste nel dire che l'uomo non deve modificare la Terra. Io credo che, quano lo faccia, lo dovrebbe fare pensando al futuro e con una attenzione tale che, quando avrà cambiato la terra, avrà li qualche cosa più nutriente che prima. Introdurrò delle trote in questo piccolo lago, anziché delle rane e degli altri animali di questo tipo. Attirerebbero degli uccelli che alla fine si nutrirebbero anche del riso. Perché l'avrò piantato. Costruirò qui una specie di casa degli scambi - una casa dentro la quale potrò ricevere degli invitati, degli amici e dove potremo scambiarci le nostre idee. Spero di poterla costruire su [adobe] stabilizzato, che costituisce un materiale molto isolante. Au fur et à mesure que je montrai l'adobe, cela me fournira une base pour cette maison. La terre que nous avons retiré pour faire le marais me fournira de l'adobe. Je devais réaliser ce que j'avais dit. J'étais là, à répéter ces choses à qui voulait l'entendre. Mais c'est une chose de dire : "Nous devrions le faire" et c'en est une autre d'y aller et de dire simplement : "Hé bien, c'est comme cela que nous devrions faire, et en voici l'exemple. J'avais tort à propos de cela. J'ai réalisé que pour faire ceci, mon approche original devait être modifiée". C'est ce que nous avons toujours appris lorsque nous nous sommes salis les mains. le fait de réaliser quelque chose nous en apprend toujours plus. C'est l'un des problèmes de l'éducation. Vous vouliez en savoir plus sur ma vie personnelle. J'ai enseigné à l'université de Washington jusqu'au dernier trimestre. J'ai pris deux années sabbatiques.
>Che corsi insegnate?
>> Insegno un corso magistrale intitolato Utopia/Contro-Utopia, che è un'analisi del mito d'una migliore vita; come vi facciamo affidamendentro dentro le nostre teste. Noi non facciamo niente senza fare ricorso a questo: il tipo di taglio dei capelli, la scelta dei nostri amici, i vestiti che si portano, il tipo di governo che noi scegliamo, chi noi designamo come essere migliore leader, o anche come il peggiore. Noi non entriamo dentro la cabina elettorale senza portare questo mito con noi.
> Avete realizzato della documentazione su questo corso?
>>.....
N.b.: sul riferimento alla proibizione delle droghe vedere: La rifondazione di Dune, 1985, ed. Nord, pag. 43. " - L'incompleta soppressione del commercio d'un qualunque bene di consumo fa sempre aumentare i profitti dei mercanti, specialmente quelli della distribuzione primaria. - .... - E' questo l'errore che si fa pensando che sia possibile controllare i narcotici indesiderati fermandoli alle tue frontiere. -
-----continua--------
Last edited by Leto on 16 Feb 2005 - 14:25 ; edited 1 time in total
Splendida iniziativa Leto! Bravo! Per conto mio conoscevo questa intervista fatta dal Dott. Willis McNelly a FH e sua moglie nel lontano 3 Febbraio 1969
Qui: http://www.sinanvural.com/seksek/inien/tvd/tvd2.htm _________________
Complimenti Leto!!
incredibile leggere che stava ancora completando I Figli di Dune e la frase: "... Lavoro attualmente sul terzo e ultimo libro..."
TERZO E ULTIMO LIBRO?
per fortuna che ne ha scritti altri tre!
ma peccato che non è vissuto abbastanza per scrivere il 7!
per adesso mi limito ad aggiungere stringhe mano a mano che le traduco. Non sto traducendo solo questo, e quindi devo dividere il tempo mancante.
E' certo per me interessante leggere di come possa nascere nella testa di Herbert quell'universo di particolari con qui ha costruito sei libri. Per esempio, lui coltiva riso nella sua farm sperimentale e guarda caso, su Caladan l'esportazione principale è il riso pundi. Oppure tutti i discorsi sulla restrizione delle droghe (sempre attuali).
Sono in attesa della sua biografia "dreamer of dune" che ho acquistato. Se qualcuno l'avesse letta, può dirmi quale è il suo indice?