Posted: 14 Mag 2006 - 22:01 Post subject: Post subject: Acqua desertica
Che ci fa questa'acqua nel deserto?
Le dune del Gobi, in Cina, nascondono misteri che tormentano da anni i ricercatori.
Come possono esserci tanti laghi in un luogo così arido?
E ancora, come mai il vento non riesce a smuovere le gigantesche montagne di sabbia?
Arido e freddo, il deserto del Gobi è l'ultimo posto in cui qualcuno cercherebbe dell'acqua.
Eppure qui si contano ben 72 laghi, perduti tra le dune del Badain Jaran, tra la Mongolia e il nord dell'altopiano tibetano.
Ogni anno qui cadono solo 40 miseri millimetri di pioggia, del tutto insufficienti per compensare i 400 millimetri persi a causa dell'evaporazione.
Tuttavia, oltre ai fantomatici laghi, il deserto del Gobi cela il mistero delle sue dune.
Tra le più alte del mondo (a volte superano i 500 metri), non si sono mosse di un millimetro da secoli, malgrado il vento che soffia senza incontrare ostacoli per circa mille chilometri.
Qual è il segreto?
E da dove vengono i laghi?
Questo duplice enigma ha ora trovato una soluzione.
La posta in palio è enorme, poiché la regione del Badain Jaran (44.300 chilometri quadrati) fu in passato ricca d'acqua.
La scoperta di vestigia datate l'età della pietra testimonia che si trattava di un antichissimo sito abitato dagli uomini e che grandi città ormai abbandonate erano fiorite nei paraggi addirittura nel 200 a.C.
SOTTO C'E' UMIDO
Scoprire da dove provenga l'acqua interessa moltissimo la Cina, sempre più alle prese con il rifornimento idrico.
Inviata sul luogo nel 2003, la squadra di Jiang Chen Cheng dell'Università di Hobai, a Nanjing, non ha tardato ad intravedere qualcosa.
Dai primi colpi di badile, è stato chiaro: ad appena 20 centimetri di profondità, la sabbia è umida. L'acqua inzuppa le dune al punto da riempire dal 2 al 20 percento dello spazio tra i granelli e gli scienziati hanno anche visto che questa umidità cola da un pozzo scavato sui fianchi di una collina apparentemente arida.
E, come si sa, la sabbia impregnata è solida.
Grazie alle forze di capillarità, la pellicola d'acqua che ricopre i granelli, li lega tra loro e agisce come cemento.
QUI C'ERANO ALBERI
I geologi della squadra di Cheng hanno scoperto delle radici fossilizzate nascoste sotto tonnellate di sabbia, ma in perfetto stato.
Ciò prova che la duna che le ha inghiottite non si è mossa da tempo immemore.
I risultati della datazione al carbonio-14 di questi fossili sono impressionanti: 4.700 anni d'immobilità!
Per i ricercatori, la soluzione dell'enigma delle dune immobili è parsa chiara: l'acqua sotterranea è venuta a cementare questi immensi ammassi di sabbia.
Ma da dove arriva tutta quest'acqua?
E come ha potuto alimentare questi luoghi per millenni?
Jian Chen Cheng e i suoi colleghi si sono allora volti verso i vicini laghi. L'esistenza dei laghi del Gobi è sempre apparsa inspiegabile, come lo era lo sfondo umido di alcuni pozzi scavati dagli scienziati, che arrivavano oltre i 17 metri sopra la superficie dei laghi più vicini, ossia troppo in alto perché un qualsiasi fenomeno di vasi comunicanti potesse apportarvi il prezioso liquido.
La fonte dell'acqua scoperta dagli scienziati era dunque situata in altitudine, molto al di sopra del livello medio del deserto.
Cinquecento chilometri a sud-ovest del deserto si ergono in effetti i Monti Qilian, una catena lunga mille chilometri culminante a 4.500 metri d'altitudine, al confine settentrionale dell'altopiano tibetano.
Queste montagne sono a cavallo della provincia a maggioranza cinese di Ganzu e di quella del Qhinghai (che apparteneva al Tibet).
L'acqua del Gobi proviene dallo scioglimento delle nevi del Qilian?
Primo indizio a favore di quest'ipotesi è l'esistenza di una grande pianura calcarea che si estende dal piede delle montagne fino al deserto. E' striata da una rete di faglie e di anfratti regolarmente alimentati dall'acqua di scioglimento delle cime.
QUESTIONE DI ATOMI
L'analisi di un elemento chimico, lo stronzio, presente nel calcare di cui è ricca la pianura del Gobi, ha mostrato che è identico a quello che riveste le radici fossili del Badain Jaran.
L'acqua discesa dalle montagne si riversa, quindi, nelle faglie della pianura, si carica di carbonato di calcio lungo il cammino e raggiunge il sottosuolo del deserto.
Alla fine, il confronto delle acque del deserto con quelle del massiccio montuoso non ha lasciato alcun dubbio.
Come si sa, le molecole d'acqua sono composte da due atomi d'idrogeno e da un atomo di ossigeno, ma questi atomi esistono anche sotto diverse forme o isotopi.
Il deuterio, formato da un protone e da un neutrone è leggermente più pesante dell'idrogeno ordinario (un protone).
Stessa cosa per l'ossigeno: la sua forma più abbondante è l'ossigeno-16 (8 protoni e 8 neutroni), ma si trovano anche delle deboli quantità di ossigeno-18 (10 neutroni).
Le molecole d'acqua formate da un atomo di deuterio e da un ossigeno-18 sono chimicamente identiche alle molecole ordinarie., ma leggermente più massiccie.
E questo può fare la differenza.
Quando l'acqua evapora, tende a lasciare sul posto una parte delle molecole più pesanti. La pioggia o la neve contengono quindi meno elementi pesanti che gli oceani, la cui evaporazione forma le nuvole.
Al contrario, quando l'acqua di queste nuvole condensa, inizialmente porta con sé i rari isotopi pesanti che vi erano presenti.
Le prime precipitazioni sono perciò un po' più 'pesanti" delle ultime e le quantità di deuterio e d'ossigeno-18 che si trovano, per esempio, in un campione di neve sono caratteristiche del luogo in cui è caduto.
Tenendo conto degli effetti dovuti all'evaporazione nel deserto, i ricercatori hanno identificato questa versione dell'acqua trovata nei laghi e nelle dune del Badain Jaran.
PRECIPITAZIONI ED EVAPORAZIONE
Quanta acqua le lontane montagne di Qilian hanno riversato nei secoli in questa regione?
Il calcolo è semplice: la strana oasi del Badain Jaran potrebbe essere stabile solo se la portata delle acque sotterranee unita alle precipitazioni annuali compensassero l'evaporazione.
Cheng e i suoi colleghi ritengono che il sottosuolo fornisca 500 milioni di metri cubi d'acqua ogni anno.
Una fantastica riserva che potrebbe dissetare oltre un milione di persone.
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FONTE
Esplora, n.4, anno III, aprile 2006 _________________
Non so che cosa c'incastri, ma mi fa pensare a quello che dice mio nonno... lui ha lavorato tanti anni a Bengasi, in Libia, e dice che esiste una zona di depressione separata solo da un piccolo istmo di terra dal mar Mediterraneo, che se fatto saltare renderebbe gran parte dell'arido deserto del Sahara una specie di piccolo paradiso...
La malattia dell'indifferenza è tra le più micidiali. Sì, perfino le civiltà ne muoiono. E' come se questo fosse il prezzo richiesto per raggiungere nuovi livelli di complessità o di consapevolezza.
-- Leto II (I Figli di Dune - cap.39 - pag.262 - Ed.Nord)