Posted: 07 Set 2004 - 00:25 Post subject: Post subject: Cecenia
da
Grozny (Cecenia, Fed. Russa) 4 dicembre 2003 ' La famiglia Kugayev viveva alla periferia del villaggio di Tangi-Chu. Quella notte, come ogni altra, Visa e Rosa avevano messo a letto i loro cinque figli vestiti di tutto punto, pronti per fuggire rapidamente in caso di pericolo. E quella notte il pericolo si materializzò intorno all'una, quando il silenzio del villaggio che dormiva fu spezzato dal rombo dei motori di tre camion militari russi e dalle secche raffiche di fucili mitragliatori. Così i soldati russi annunciano solitamente il loro arrivo.
I coniugi Kugayev si svegliarono di soprassalto. Visa corse a svegliare la figlia maggiore, Elsa, di diciotto anni, dicendole di svegliare i suoi fratelli e sorelle minori e di scappare. Ma non fecero a tempo. Quattro soldati della 160esima divisione corazzata dell'esercito russo sfondarono la porta e fecero irruzione in casa. Tutti si aspettavano il solito comportamento, la solita perquisizione in cerca di guerriglieri fuggiaschi o di armi, condita da urla, insulti, minacce, botte e distruzione delle povere suppellettili della casa. Invece no.
Quella notte i militari entrarono in silenzio, puntarono dritti verso la camera dei figli e presero Khava, la sorella mezzana di tredici anni. Ma subito mollarono la presa accorgendosi della presenza di Elsa, la maggiore. La presero e la portarono via, mentre lei urlava chiedendo aiuto ai familiari, che non potevano fare nulla sotto la minaccia dei kalashnikov puntati addosso. Usciti dalla casa i militari, Adlan, il fratello più piccolo, corse fuori dalla porta per inseguire la sorella, ma un soldato lo colpì alla testa col calcio del fucile facendolo svenire.
Elsa venne portata in una caserma, violentata ripetutamente e infine strangolata. I Kugayev sono fuggiti in Inguscezia, da dove hanno lottato per chiedere giustizia. E dopo tre anni hanno vinto. Il colonnello Yuri Budanov, che quella notte del 26 marzo 2003 guidava l'operazione dal cassone di un camion, dopo essere stato assolto in primo grado, è stato condannato in appello a dieci anni di prigione per rapimento, omicidio e stupro. Purtroppo Budanov è uno dei pochi ufficiali russi ad aver pagato per le proprie azioni: la giustizia russa tende ad insabbiare ogni caso che riesca ad arrivare fino in tribunale.
I casi di violenza sessuale su ragazze cecene da parte di militari russi sono all'ordine del giorno. E costituiscono, oltre che una tragedia e un'ingiustizia che pesano come macigni sull'immagine del Cremlino, la principale causa di un fenomeno triste e inquietante. Gli stupri sono la causa principale di conversione delle donne alla lotta armata, o meglio al terrorismo suicida. Le vittime delle violenze, che nella società cecena subiscono il biasimo e l'emarginazione da parte della collettività, si chiudono in loro stesse e spesso si votano alla morte diventando shaheed, martiri.
E' stato, ad esempio, il caso delle sorelle Ganiyevys, due kamikaze del commando ceceno che il 23 ottobre 2002 parteciparono alla famosa azione al teatro Dubrovka di Mosca. Tutto si risolse con un blitz delle forze speciali russe che, facendo uso di gas letali, uccisero 118 persone tra ostaggi e sequestratori. Aminat e Khadizhat, nel 2001 erano state rapite dai soldati russi come Elsa, e come lei violentate dai militari. Vennero rilasciate. Tornate al loro villaggio non parlarono più con nessuno. In quel silenzio di vergogna e rancore maturarono la loro decisione di sacrificare le loro vite per la causa dell'indipendenza cecena.
Purtroppo, la risposta di Mosca a questo fenomeno nuovo delle donne kamikaze è stata la peggiore possibile. Dopo la tragedia del teatro il Cremlino ha avviato un'operazione militare in Cecenia mirata a colpire le donne cecene sospettate di partecipare alla lotta armata separatista. L'operazione 'Fatima", questo il suo nome in codice, è stata ovviamente pretesto di nuove violenze contro le donne. E produrrà nuove martiri e nuovi martirii.
Io sto con i Ceceni e con tutti gli oppressi e diseredati della Terra.
Prego x loro affinché possano riscattarsi dal terribile giogo simil-harkonnen che ogni giorno, essi subiscono.
Ma prego anche per gli oppressori, affinché la Luce del Creatore illumini la Tenebra che ottunde il loro cervello e che escano TUTTI dalla prigione-matrix in cui siamo tutti prigionieri.
Perché così è scritto: presto tutti saremo LIBERI.
L'atrocità è riconosciuta come tale sia dalla vittima che da colui che la sta perpetrando, e da tutti coloro che ne vengono a conoscenza, a qualunque distanza.
L'atrocità non ha scusanti di sorta, nessun possibile argomento a favore.
L'atrocità non riequilibra né corregge mai gli errori del passato.
L'atrocità, semplicemente, arma il futuro per altre atrocità.
Si autoperpetua: una barbara forma d'incesto.
Chiunque commette un'atrocità, si rende colpevole anche di tutte le atrocità future che in tal modo vengono generate.
Apocrifi di Muad'Dib
(I Figli di Dune - cap.16 - pag.102) _________________
Quest'articolo dovrebbe dare una pallida idea di come stiano in realtà le cose.
Parla il generale Kalugin, ex ufficiale del Kgb ora negli Stati Uniti: «Da Putin solo ipocrisia»
«Non credo alla pista Al Qaeda è il solito alibi del Cremino»
di Carlo Bonini - «La Repubblica» 5 settembre 2004
Scambio di favori con Bush: neutralità sull'Iraq per avere mano libera a Grozny
«Non credo ad una sola parola di Putin...». La voce del generale Oleg Danilovic Kalugin è affilata dalla commozione e dalla rabbia. Perché Oleg Kalugin conosce Vladimir Putin. Perché entrambi sono cresciuti nella stessa famiglia: il Kgb. «Su Beslan, il presidente russo sta mentendo, come del resto ha sempre mentito sulla guerra in Cecenia...».
Kalugin ha servito l'Unione Sovietica per 32 anni nel primo direttorato del Kgb, il controspionaggio estero. É entrato per l'ultima volta alla Lubjanka il 26 febbraio 1990, quando venne invitato a dimettersi e quindi privato del grado e della pensione. Eletto nell'ultimo Parlamento del Popolo dell'Urss, fu riabilitato da Gorbaciov. Dal 1994, vive negli Stati Uniti, dove lavora.
Perché ce l'ha con Putin, generale?
«Perché non è vero che avesse escluso il ricorso alla forza. Perché non è vero che fosse disponibile al negoziato. Quando ho visto le prime immagini della scuola, ho capito subito che sarebbe finita così. Putin non solo non ha mai trattato con i terroristi, ma si rifiuta persino di trattare con Mashkadov. Mi spiega allora come era possibile immaginare un esito diverso? Dire oggi o far sapere oggi che Putin è adirato per il lavoro delle unità speciali è pura ipocrisia».
Quindi non crede ad un blitz scatenato dal precipitare degli eventi.
«No. Ammesso infatti che sia vera la circostanza secondo cui sarebbero stati i terroristi ceceni ad aprire il fuoco per primi, è evidente che se gli Spetsnatz avessero avuto l'ordine di controllare l'assedio non avrebbero risposto al fuoco. Dico di più. Ritengo che le unità Alfa abbiano tentato di agevolare una fuga di massa degli ostaggi minando parte del perimetro della scuola e provocando il collasso del tetto di uno dei suoi edifici. É una delle loro routine operative. Evidentemente erano pronti a farlo e, altrettanto evidentemente, avevano ricevuto l'ordine di farlo».
Secondo fonti della sicurezza russa, la presenza nel commando di una decina di uomini genericamente indicati come "arabi" accrediterebbe un qualche legame tra i fatti dell'Ossezia e una presunta strategia comune tra indipendentisti ceceni e militanti di Al Qaeda. Le sembra verosimile?
«A me suona come una balla. Francamente ridicola a dirsi e impossibile da sostenere. Chi sono questi dieci arabi? Ne hanno fatto i nomi? Ne hanno mostrato i passaporti? Credo di parlare con una qualche cognizione di causa se dico che in tutta la storia della guerra di indipendenza cecena non c'è mai stata una sola evidenza di legami diretti e di strategie comuni con Al Qaeda. Dirò di più: è falso anche che battaglioni ceceni abbiano combattuto in Afghanistan per sostenere il regime taliban. La verità è che i militanti indipendentisti ceceni e quelli di Al Qaeda hanno una sola cosa in comune. Sono musulmani. E come fratelli musulmani solidarizzano. Un po' poco per farne un fronte combattente unico, e per giunta con un'unica strategia».
L'esistenza di un nesso tra terrorismo ceceno e Al Qaeda non è però un'esclusiva russa. Più di un servizio segreto occidentale, negli ultimi tempi, ne ha accreditato l'esistenza.
«Ho letto anche io le frottole che sono girate su presunti battaglioni di combattenti ceceni arrivati in Iraq. Ho ascoltato anche io notizie di presunti arabi arrivati in Cecenia per combattere i russi. Io dico che è disinformazione. É il prezzo che Putin ha chiesto agli Stati Uniti per rimanere neutrale nel conflitto iracheno. Via libera all'invasione americana in cambio di un assoluto disinteresse della comunità internazionale e di Washington per i metodi della repressione russa in Cecenia, spacciata per Guerra al Terrore. Per il Cremlino, Al Qaeda è un alibi buono per coprire una guerra, quella contro i ceceni, che ha indubbiamente anche le forme del terrorismo, ma che ha ben altre radici. Non è un caso che Putin sia salito sul carro della Guerra al Terrore subito dopo l'11 settembre con una sola idea in testa. Iscrivere la guerra cecena tra i capitoli della guerra al radicalismo islamico. É una mossa abusiva, ma nessuno ha avuto ancora il coraggio di denunciarla come tale. É troppo chiedere che di fronte al massacro di Beslan il mondo apra finalmente gli occhi?».
Spero in 1 futuro stato Ceceno cm spero nel Kurdistan, nell'Euskadi e nel Chiapas.
I militari russi sn degli sporki invasori/oppressori/harko scum ecc...ecc... cm lo sono i militari turki, spagnoli e messikani.
Comprendo l'estremo dolore k possono provare i fratelli ceceni ma qst no. I bambini sn sacri e nn s tokkano. Se proprio c doveva essere una furia omicida avrei preferito migliaia d soldati russi morti +tosto k 1 sl bambino scalfito.
Ma purtroppo qst è la guerra, x qnt la vogliamo rendere "pulita" ed "umana" sarà sempre sporka e bastarda.
Dobbiamo annichilire le macchine che pensano, gli uomini devono decidere in prima persona la propria vita. Le macchine non sapranno mai far questo. Il ragionamento dipende da chi programma, non dalla ferraglia che esegue ciecamente. E noi siamo il programma supremo!
Il nostro Jihad è anch'esso una programmazione: la programmazione che spazzerà via tutto quello che ci sta distruggendo come esseri umani!
-- Fratello-Ministro Butleriano (ricordato da Leto II) (I Figli di Dune - cap.39 - pag.260 - Ed.Nord)