Posted: 26 Nov 2007 - 10:59 Post subject: Post subject: Il candidato fantasma
Visto che DXextreme lamentava la mancanza di "pepe alla cannella" in questa sezione, lo voglio accontentare con questo piccolo regalino...
Spero che sia gradito...
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Ron Paul, la non-persona
di Maurizio Blondet
15/11/2007
Stati Uniti - La prossima volta che vedrete in TV il noto Teodori ripetere che l'America «è la più aperta democrazia occidentale», con «la più libera stampa che esista al mondo», raccontate a vostro figlio o nipote (che potrebbe crederci) la storia del candidato che il popolo vuole e di cui i media tacciono.
E' una storia che si svolge in questi giorni.
In USA c'è una non-persona che s'è candidata alla presidenza USA.
Che sta avanzando nei sondaggi.
Che conduce la sua campagna in economia assoluta.
Non ha nulla per piacere: non è nemmeno «un giovane», è un ginecologo settantenne.
Questa non-persona è repubblicana: la sua avanzata travolgente ne fa anzi, l'unico candidato repubblicano che - dopo il mandato repubblicano di Bush, un disastro di guerra, debiti e miseria - abbia una possibilità di prevalere sulla candidata democratica Hillary Clinton.
Eppure il suo stesso partito non lo candida.
Anzi, gli fa il vuoto attorno.
Preferisce perdere con Rudy Giuliani, il sindaco delle Twin Towers.
Se siete più informati di quanto vi consenta il Corriere, conoscete il nome di questa non-persona.
Si chiama Ron Paul.
La sua colpa, che lo rende incandidabile nella più grande democrazia del mondo, è questa: fin dal principio è stato contro l'invasione dell'Iraq.
Contro la demente guerra al terrorismo globale indetta da Bush.
Contro le guerre per Israele.
E mentre Hillary, Obama, Giuliani, McCain, qualunque altro candidato di cui si può parlare, hanno promesso alla nota lobby che se eletti faranno la guerra all'Iran, Ron Paul ha promesso il contrario. I candidati sono andati in ginocchio alle sedi varie della lobby, per supplicare il sostegno del denaro israelita e fare esaminare le loro credenziali.
Il denaro corre e si concentra, la scelta è caduta su Hillary meglio che Obama, è già deciso...
Le campagne presidenziali costano, in USA, almeno 200 milioni di dollari a candidato.
Ma non è che a Ron Paul manchi il denaro.
Solo che lo riceve dalla gente comune.
In misura strabiliante.
In un solo giorno, il 5 novembre, ha ricevuto dagli americani che lo conoscono via internet 4,2 milioni di dollari.
La data è significativa: il 5 novembre 1605 è nel mondo anglosassone il Guy Fawkes Day, memoria del presunto attentato a re Giacomo I, a torto o a ragione passato come un giorno di liberazione inglese dal «papismo» (1).
Non è che la memoria storica della gente giunga a tanto.
Quelli che hanno scelto il 5 novembre per dare ancor più soldi a Ron Paul hanno in mente il film recente, «V for Vendetta», la storia di un vendicatore mascherato in lotta contro una società d'oggi, dominata da poteri occulti, meccanicisti, nichilisti, radicalmente falsa: la società televisiva in cui viviamo.
Il sito di Ron Paul è affollato da donatori in maschera bianca che ripetono lo storico slogan: «Remember, remember the 5 of september».
Insomma vedono in Paul il Vendicatore.
Il critico radicale di una società che si dice democratica ed è governata da oligarchie occulte; quello che dice la verità nel mezzo della menzogna totale mediatica.
Ron Paul è il solo candidato che riceva soldi dalla gente, in questa misura: vuole arrivare a 12 milioni di dollari entro dicembre, e ne ha già 9.
Gli altri candidati candidabili ricevono i soldi dalle lobby e dalle multinazionali.
Molti di più, si capisce.
Ma Ron Paul fa campagna in economia stretta.
Non ingaggia maghi della pubblicità da milioni di dollari.
Non spara sui network spot da miliardi.
Non inonda i muri di manifesti colossali.
Il gruppo che lo fiancheggia non è composto da centinaia di militanti forniti dal partito repubblicano, ma da cinquanta persone, volontari a rimborso-spese.
Come «spin doctor», strateghi della comunicazione, sono con lui due tizi chiamati Kent Snyder e Lew Moore.
Sono due professionisti.
Ma Snyder è accanto al vecchio ginecologo da quanto era studente e lo sostenne come volontario nella campagna del 1988, dove Ron Paul si presentò come candidato libertario.
Moore è un repubblicano che ha creato campagne per noti sostenitori di cause perse, ma anti-sistema: il deputato Jack Metclaf, che ha il coraggio di proclamare che la Federal Reserve è illegale, e illegale il denaro che crea dal nulla, e fu - all'età di nove anni - uno dei ragazzi che volantinarono per Barry Goldwater nel 1964.
Insomma, non due maghi di «ogni» pubblicità, ma due soldati politici e vecchi amici.
Il resto gli viene da internet.
Dal mezzo non del tutto controllabile, che si conferma ancora una volta il luogo ultimo dove la gente raccoglie le verità che i media non dicono, e dove si organizza per esprimere il suo rifiuto delle oligarchie nascoste.
I media americani non hanno parlato di Ron Paul.
Mai o quasi, fino ad ora: salvo qualche accenno a quel pazzerello ridicolo, a quel «marginale» strano vecchietto.
Mai e poi mai hanno coperto i suoi affollati comizi, dove arriva gente di ogni razza, ceto e convinzione politica, cristiani rinati e gay di San Francisco compresi.
Ora però «devono»: quei 4,2 milioni di dollari raccolti dalla base in un solo 5 novembre - qualcosa che la Clinton e Rudy Giuliani nemmeno si sognano - sono una realtà esplosiva.
Una realtà pericolosa, a giudizio delle note lobby.
Da neutralizzare.
A questo servono i «liberi» media.
Una campagna di derisione al limite della denigrazione e della calunnia è in corso (2).
TV e giornali «di destra» e «di sinistra»uniti, dipingono giorno per giorno la caricatura, per rendere Ron Paul inappetibile.
«Ron il matto» il pazzo pericoloso, è il tema generale (fecero lo stesso anche a Goldwater).
Un fanatico.
Il Wekly Standard, la rivista dei neocon, è sul punto di dargli dell'antisemita, e lo ritrae mentre viene salutato da giovani in uniforme, per suggerire che è un nazista.
Lì si «deve» arrivare.
Per ora, il messaggio è affidato ad un comico della CNN, Glenn Beck, che (scherzando s'intende) dà a Ron Paul del «terrorista», lo paragona ad uno come Timothy McVeigh, il capo degli attentatori di Oklahoma City, stragista nero, estrema destra.
Poi, i liberi giornali hanno scoperto che fra i donatori alla sua campagna c'è un razzista di notorietà locale, il quale ha versato 500 dollari.
Che Rudy e Hillary ricevano milioni di dollari dal complesso militare-industriale e dall'American Israeli Political Committee non pesa altrettanto, nel sistema orwelliano della Verità Autorizzata. David Neiwert, un giornalista, ha cominciato a ricamare su quei 500 dollari neri. «Non sto dicendo che Ron Paul è un razzista, ma che è un estremista che condivide un quadro di convinzioni sostenute dai razzisti e dai fanatici del 'meno Stato'. Paul si identifica con le loro cause non solo perché parla con loro, ma perché illustra idee e posizioni - sul sistema fiscale, l'ONU, la copertura aurea e l'istruzione - identiche alle loro. C'è un motivo per cui Ron Paul attrae sostenitori come David Duke (noto neonazista, ndr.) e le bande dello Stormfront: egli parla come loro».
Si assapori la tecnica denigratoria per associazione e per allusione.
Ron Paul è un libertario, fin troppo liberale in senso radicale su certi temi.
E in quanto libertario, «parla» a chiunque, anche a chi «non dovrebbe».
Siccome è contro la tassazione spoliatrice, l'ONU come fantomatico governo mondiale, per l'istruzione affidata alla responsabilità dei genitori e (soprattutto) contro una moneta senza copertura - è come David Duke.
Parla come lui, l'agitatore di svastiche.
E' un negatore dell'olocausto, dunque.
Nel nostro piccolo, abbiamo visto usare questa medesima tattica da Teodori.
Evidentemente c'è un manuale, un repertorio prescritto.
La realtà è che Ron Paul è un esponente del movimento liberario classico, una frangia di minoranza che è sempre esistita in USA, ancorchè minoritaria.
Fa rabbia che sia a destra (è repubblicano e per «meno Stato») ma anche a sinistra, contro la guerra e le guerre di Bush.
Insomma non è incasellabile nelle gabbiette prescritte dalle lobby.
Rompe gli steccati, attraendo gente dalle due sponde.
Dice ciò che nè a «destra» né »sinistra» deve essere detto, se si vuol farsi eleggere presidenti o senatori. Non dipende dall'AIPAC e non si fa dettare il programma dal Jewish Institute for National Security Affairs.
Disturba, perché ai liberai americani è data la scelta fra falchi di sinistra che promettono di bombardare l'Iran, e neocon dichiarati come Giuliani, che promettono di bombardare l'Iran.
Lo dice David Greenwald, un giornalista prima critico ma oggi attento e favorevole osservatore del fenomeno.
«La capacità della campagna di Paul di costringere ad un dibattito di cui c'è disperato bisogno, attorno alla devastazione che il dominio imperiale americano porta ad ogni livello, economico, morale, di libertà e sicurezza, la rende di per sé degna di applauso».
Strano nazista, uno che apre il dibattito invece di chiuderlo.
«Inoltre», aggiunge Greenwald, «a volte sono le circostanze a dettare le priorità politiche. Persone che non sono mai state attratte dalla retorica del 'meno Stato' e di tutti i relativi sottoprogrammi, oggi capiscono che come ideale questo è necessario oggi, dopo sei anni di espansione del potere statale più intrusivo».
E' così che un ostetrico-ginecologo di 73 anni con idee un po' radical e un po' anti-FED può diventare di colpo un «Guy Fawkes», l'uomo mascherato antisistema, scelto per denunciare la distanza abissale che ormai separa, nella cosiddetta «democrazia», gli elettori dagli eletti, o se vogliamo, il popolo dall'establishment.
Ciò che è peggio, è che l'adozione di Ron Paul da parte dei suoi sostenitori ha - come nota Dedefensa - una identificazione col personaggio fittizio di «V per Vendetta»: un sogno filmico, inventato apposta per placare oniricamente (illusoriamente) le insofferenze che covano nella cultura di massa, un «simbolo» che si vende nei supermercati ad Halloween, una invenzione pubblicitaria a sostegno del sistema e del suo moralismo falso, si volge contro il sistema.
Il vantaggio della «simbolizzazione» per il sistema era la sommarietà della rivolta cinematografica, che «permette utili deformazioni ed evita di investigare a fondo le politiche fondamentali».
Ora, la macchina gira al contrario: chi sia Ron Paul, come la pensi davvero su questo e su quello, importa poco, ora che è il simbolo del candidato-contro, e i suoi sostenitori lo salutano col grido «Remember remember th 5 of november».
E' successo anche in Italia, con Beppe Grillo, le sue idee ecologiste non sono state il motivo del suo successo popolare.
Qui tutto sembra rientrato.
Anche Ron Paul, forse, non ha reali possibilità di vincere la campagna presidenziale.
Ma perché allora questa paura, questa rabbia dell'establishment, delle oligarchie, delle caste che hanno sequestrato la «democrazia»?
Perché ritengono necessario gridare alla «anti-politica»?
Al neonazista, negazionista per giunta?
Perché la menzogna ha da essere totale, da Bertinotti a Fini, o da Hillary a Rudy.
Una gabbia senza spiragli.
Basta un piccolo buco per mettere in pericolo il pensiero unico; anche perché è esausto, e la sua falsità non può più essere dissimulata.
Maurizio Blondet
Note:
1) «La mission de Ron Paul, V for Vendetta», Dedefensa 14 novembre 2007.
2) Justin Raimondo, «Why are they so afraid of Ron Paul? Neocons and sectarian leftists unite to smear the antiwar republican», AntiWar, 14 novembre 2007.
Caro Sudrak,
trovo il tuo post molto interessante e ( pur trovando le tue premesse un po' buttate li ad effetto, e per questo credo non sia necessario commentarle ) vorrei spendere due parole su il candidato da te evidenziato.
Seguo ormai da mesi con attenzione sui media democratici ( NYT CNN ecc ) e repubblicani ( FOX ecc ) le elezioni e devo dirti onestaemnte che non conoscevo il candidato.
Tutto quello che viene detto, anche se in alcuni punti ci sono affermazioni sul rapporto tra gli USA ed Israele un po' ignoranti ( nel senso grammaticale del termine ) e superficiali devo dire che molto è vero e condivisibile.
Qualche punto: innazi tutto lascio una riga vuota per malachi ( sono ironico malachi, sono ironico non temere )
secondo punto: in america, visti anche i numeri, tantissima gente dice moltissime cose, quindi se ti presenti te il tuo sito sarà cliccatissimo , come lo è quello degli stalinisti, dei nazisti e degli appassionati di guerre stellari.
terzo punto ( forse secondo in realtà ): la costituzione americana funziona in un certo modo, con primarie, partiti ecc. se il candidato non ha la nomination fine della festa, se non presentarsi da outsider come hanno fatto in tanti, per poi prendere pochi voti. Se è cosi appoggiato, presentarsi come ross perot non costa nulla, magari lo votano, e nulla osta al fatto che lo faccia, la nomination non è condizione necessaria la presentarsi come candidato alle elezioni.
infine mi permetto di segnalare un sito interessante che si propone di fare delle primarie inteernet http://www.unity08.com/ .
il loro scopo è di fare delle primarie a livello nazionale in cui ogniuno propone chi meglio crede e poi se uno prende molti voti gli si propone di fare il candidato esterno.
Mi sembra interessante e staremo a vedere.
con affetto
Francesco
quarto.. vabbè terzo punto: il motivo per il quale gli outsider non vincono mai è a mio giudizio il seguente: hanno poc aesperienza di comando, non hanno mai ricoperto ruoli importanti ( senatori, governatori ecc ) ed in america, dove la politica fa cose, magari sbagliate ma le fa, e la politica interna ed estera hanno peso in tutto il mondo, magari un cattivo peso ma cellhanno, avere esperienza è fondamentale, conoscere come funziona il sitema.
Penso che un ginecologo ( mestiere probabilmente che alla lunga stanca anche ) non abbia la leadership ( intesa nel senso vero, non alla berlusconi ) per comandare il paese più influente del mondo, ne peraltro la credibilità, anche se magari è un'ottima persona.
Carl Sagan, mio eroe personale e recentemente scomparso, notissimo in america, non avrebbe preso un voto ( manco il mio ) per rendere l'idea.
Infine i soldi israeliti, vero ed unico male del mondo, vanno a chi da segnali di sostenere israele ( mica so cojoni ) come italoamericani a chi promuove l'italia ecc.
La sola grand differenza con l'italia è che li è tutto trasparente e tutti vedono chi sostiene e chi è sostenuto da chi.
Infine ti ricordo che anche in anni recenti, degli illustri signori nessuno, e poverissimi in gioventù sono arrrivati alla presidenza. Clinton ( viveva in una baracca con mamma e fratelli, borse di studio e olio di gomito, o i templari sionisti hanno fatto un patto proprio con lui ? governatore dell'arkansaw ( stato piu povero e sfigato degli stati uniti ( guardati le statistiche ) eppure è diventato presidente ( e ora ci cucchiamo anche la moglie , peraltro anche lei venuta avanti a pane e borse di studio essendo di famiglia modesta ).
Nixon era fliglio di coltivatori di patate. Il fratellino mori di tubercolosi a 7 anni. eppure dai e dai presidente...
sicuro che i candidati sono stati appoggiati sempre piu man mano che acquistavano forza, ma credo sia un processo naturale. anzi le lobby allamericana sono migliori cosi puoi decidere chi votare in base a chi è sostenuto da chi, sapendo esattaemnte di cosa si parla.
riga malachi ( impegnato in cose serie mentre tu ed io stiam qui a dire fesserie )
Mi chiedo quale stato tu creda esser euna dmeocrazia compiuta ( sapendo che le democrazie
sono per definizioni piene di limiti ed imperfezioni ).
Quel che penso io è che gli stati uniti sono sicuramente migliorabili, come tutti i paesi ( il nostro molto migliorabile , ma noi sis sa , simo sempre un eccezione ), ma almeno , indipendentemente da come uno la pensa, i cattivi governenti vanno A CASA dopo 8 anni al massimo, anzi 4, dato ch enel secondo mandato devono essere rieletti ( nixon ad esempio fu rieletto con una delle piu grandi maggioranze della storia degli USA, bush figlio fu rieletto con una maggioranza "non sospetta " per cosi dire.
La forza delgi stati uniti a mio giudizio sono il sistema, i "checks and balances" che controllano in modo incrociato l'operato dei governanti, ed in ultima istanza una stampa ancora sostanzialmete libera ed accessibile ( il watergate ha cacciato uno dei presidenti piu potenti della storia, lo scandalo iran contras ha fortemente danneggiato la presidenza reagan limitandone l'autonomia in molti campi, il NYT parla fortemente in contrasto con il presidente sulla guerra in IRAQ ). Questo , ed in modo così veemente, onestaemnte non lo vedo in altri paesi, e sicuramente non nel nostro.
Poi sicuramente si può non essere d'accordo con chi gli americani votano, ma questa è un'altra faccenda.
errata corrige
il paragrafo con il riferimento alle primarie internete era alla fine del mio intervento, sicuramente avrò fatto casino, perdono, così sembra fuori contesto
Caro Francesco, io non metto minimamente in dubbio la tua approfondita conoscenza della realtà politica statunitense, ma certamente non per tua colpa, il fatto che tu ignori l'esistenza di questo outsider (a differenza di Ross Perot che era "conosciuto"), depone molto sfavorevolmente presso i "liberi" mass-media che eseguono pedissequamente gli ordini dall'alto della piramide gerarchica.
Esiste una vita "sotterranea" che i media non vogliono/possono evidenziare, per il motivo di cui sopra. _________________
si sono cosi' d'accordo con te che ho cercato di spiegarne il perchè del fenomeno
grazie per il complimento di "profondo conoscitore" anche se non stavo cercando di farti capire quanto fossi bello e bravo, ma solo di argomentare le mie opinioni in merito al perchè di questo fenomeno
un abbraccio
Io sono costretto a restare in disparte e ad assistere, niente di più. Non esiste una SCELTA, in questo caso! La si accetta, la si accetta soltanto. Non la si capisce, non la si conosce neppure.
-- Leto II (L'Imperatore-dio di Dune - cap.15 - pag.111 - Ed.Nord)