Posted: 15 Ago 2006 - 14:05 Post subject: Post subject: Mediterraneo in pericolo
LA NAFTA AVANZA NEL MEDITERRANEO
di Manlio Dinucci
giovedì 10 agosto 2006
La marea nera provocata dal bombardamento israeliano della centrale termoelettrica di Jiyyeh ( 30 km a sud di Beirut), il 13-15 luglio, si sta diffondendo sempre più nel Mediterraneo.
Dai serbatoi in fiamme è fuoriuscita una quantità di nafta (del tipo Ifo-150) che potrebbe aver raggiunto le 35mila tonnellate. A causa dei venti che soffiano da sud-ovest e delle correnti marine, la marea nera si è estesa in direzione nord-est ricoprendo oltre 80 km di coste libanesi, rocciose e sabbiose, dove si concentrano le attività della pesca e del turismo. I danni ambientali sono molto maggiori di quelli visibili: trasformandosi in catrame, gran parte della massa oleosa si depositerà sul fondo del mare danneggiando gravemente gli organismi vegetali e animali delle acque costiere, le più ricche di vita. Continuando a estendersi, la marea nera è arrivata il 3 agosto sulle coste siriane, contaminandone oltre 7 km . Da qui potrebbe raggiungere Cipro, Turchia e Grecia.
Ciò conferma l'allarme lanciato da Achim Steiner, sottosegretario generale dell'Onu e direttore esecutivo dell'Unep (v. il manifesto, 3 agosto): «É una tragedia ambientale che sta rapidamente assumendo una dimensione non solo nazionale ma regionale». Su richiesta del governo libanese, oltre al Programma delle Nazioni unite per l'ambiente si è immediatamente attivato il Rempec (Centro di risposta d'emergenza per l'inquinamento marino regionale per il Mediterraneo) con sede a Malta. Esso ha formato un gruppo di esperti, che ha redatto un piano d'intervento per arginare l'impatto ambientale della marea nera e affrontare successivamente i danni a lungo termine. L'Unione europea si è dichiarata disponibile, insieme ad altri paesi, a fornire uomini e mezzi per un'operazione di bonifica il cui costo viene stimato in almeno 50 milioni di dollari. C'è però un problema: non è possibile alcun intervento perché la marina militare israeliana impedisce l'accesso alla zona e l'aviazione continua a bombardare.
Tutto questo viene ignorato dall'opinione pubblica. I giornali e telegiornali, che mettono sempre in prima pagina la notizia di qualsiasi fuoriuscita di greggio da una petroliera e seguono l'evento giorno per giorno, hanno praticamente ignorato, dal 13 luglio ad oggi, che si sta diffondendo nel Mediterraneo una marea nera delle dimensioni di quella provocata nel 1989 in Alaska dalla petroliera Exxon Valdez.
Lo ignorano anche organizzazioni ecologiste come il Wwf. Lo ignora il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, che, inaugurando il 4 agosto Festambiente in Maremma, è intervenuto sul tema «il Mediterraneo nelle reti: impegno delle istituzioni e comunità per un futuro sostenibile». Di ben altre reti si dovrebbe occupare: quelle del silenzio imposto da ragioni di stato. Prendere pubblicamente atto della tragedia ambientale che sta avvenendo nel Mediterraneo, significherebbe per il governo italiano denunciare il responsabile: il governo israeliano, che prima ha dato ordine di bombardare i depositi libanesi di nafta e poi ha impedito ogni intervento così che il danno ambientale si aggravi e diventi irreversibile. Significherebbe denunciare il fatto che Israele ha stracciato la Convenzione di Barcellona, che ha sottoscritto e ratificato, sulla protezione dell'ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo.
ragazzi,
è verissimo, il bombardamento ha fatto serissimi danni.
Devo dire però che il mediterraneo ha motivi ben più grandi per temere la sua fine.
La pesca assolutamente indiscriminata di cui noi italiani siamo tra i più grandi esecutori sta portando all'estinzione numerosissime specie ( i pesci che mangiamo sono sempre più di allevamento, cosa di cui si parla ma senza insistere troppo sulle cause ).
Questa pesca è condotta con un metodo che ormai è illegale nella maggior parte dei paesi civili e cioè il metodo a strascico che ha il gravissimo difetto di strappare le alghe che ossigenano il mare dal fondale marino e anche quello di pescare indiscriminatamente tutto, delfini e specie rare comprese....
I politici in questione sono i nostri, che per dare il solito colpo al cerchio e colpo alla botte non hanno il coraggio di rendere definitavamente illegale la pesc ain quel modo.
Forse, con tutti i soldi sperperati si potrebbero dare incentivi ai pescatori per smettere di pescare cosi. I pescherecci sono ( cosa nota a tutti ) costretti ad andare sempre più lontano per trovare un po' di pesce...
Dunque, da persone responsabili dovremmo si guardare i danni fattti dagli altri, ma anche i danni fatti da noi, in un modo altrettanto barbaro e continuativo....
Forse questa è una cosa che il misnistro Pecoraro Scanio potrebbe fare con successo, quardando sia le travi negli occhi degli altri, sia quelle nei propri, attività decisamente sottovalutata in un paese che fa un vero credo nel attribuire la colpa di qualsiasi cosa agli altri....
Concordo, Francesco, ancora nn si vuol capire bene che il Mediterraneo, al contrario del "mare nostrum" dei romani, è di tutti coloro che hanno le rive su di esso e ne siamo tutti responsabili. Denunciare responsabilmente sì, fare gli scarica-barile no. _________________
Grande Monaco,
sono onorato delle tue gentili parole
sotto casa mia, ad esempio da piccolo era pieno di pesci, ora il mare ha un aspetto sinistro, vuoto..... m ala notte , alla faccia dei mitici blocchi anti strascico, sento i pescherecci ch evengono a strascicare sotto costa entro i limiti ocnsentiti .....
Non dovremmo abusare della natura e della sua capacità di rigenerarsi, tanto sfido chiunque a distinguere il gusto di un pesce di allevamento ( fatto in mare peraltro ) e un pesce ex-libero , per così dire.....
Io , al ristorante, scelgo pesci d'allevamento se posso ( tanto sono pure a dieta )
Un esercito è interamente composto di parti intercambiabili, tutto si può sostituire. Senza un capo supremo un esercito ben di rado ha ragione di esistere.
-- Principessa Wensicia Corrino (I Figli di Dune -cap.9 -p.48 - Ed.Nord)