Altro dubbio che tormenta le mie notti nel deserto: ma i Fremen, quando hanno cominciato a darsi questo nome? Vi ricordo, che Stilgar, indicando a Paul e Jessica la gente del Sietch, presso cui stavano riparando, li appellò "Drusi". Leto II, parlando con Stilgar, gli ricordava che già 50 secoli prima (5 millenni circa) i Fremen abitavano un altro pianeta, Thurgrod. Ma là, sul quel pianeta lontano nello spazio e nel tempo, si chiamavano fra loro già Fremen? O erano ancora Zensunni? O Drusi...?
Altro dubbio che tormenta le mie notti nel deserto: ma i Fremen, quando hanno cominciato a darsi questo nome? Vi ricordo, che Stilgar, indicando a Paul e Jessica la gente del Sietch, presso cui stavano riparando, li appellò "Drusi". Leto II, parlando con Stilgar, gli ricordava che già 50 secoli prima (5 millenni circa) i Fremen abitavano un altro pianeta, Thurgrod. Ma là, sul quel pianeta lontano nello spazio e nel tempo, si chiamavano fra loro già Fremen? O erano ancora Zensunni? O Drusi...?
E' dura eh...?
ancora una volta le risposte vengono dal futuro, ovvero dai libri non ancora tradotti in italiano ...
Se le "delucidazioni" verranno da B&K allora stiamo freschi... si divertono un mondo a scombinare un universo coerente, inventando elementi o termini nuovi che cozzano con il già esistente... almeno si armonizzassero...
ancora una volta le risposte vengono dal futuro, ovvero dai libri non ancora tradotti in italiano ...[/quote] _________________
Se le "delucidazioni" verranno da B&K allora stiamo freschi... si divertono un mondo a scombinare un universo coerente, inventando elementi o termini nuovi che cozzano con il già esistente... almeno si armonizzassero...
la mia personale impressione e' che B&K abbiano voluto piu' rispondere a certe domande che tutti i lettori di Dune si ponevano piuttosto che scrivere dei romanzi
FH ha lasciato dei buchi temporali notevoli nei suoi libri, ma ha scritto dei romanzi non ha cercato solo di dare delle risposte ai lettori
Il mito popolare della prescienza: «conoscere» il futuro in assoluto! Tutto! Quali fortune potrebbero essere accumulate... e perdute... con una simile conoscenza assoluta, no? La plebaglia lo crede. E' convinta che, se un pezzettino è buono, un pezzo più grande sia migliore. Quant'è meraviglioso tutto questo! Ma se tu consegnassi ad uno di loro la vicenda completa della sua vita, ogni sua parola e sospiro fino all'istante della morte, quale infernale dono sarebbe, quale noia totale! Ad ogni istante della sua vita, sarebbe costretto a recitare di nuovo ciò che conosce in ogni minimo particolare. Nessuna deviazione. Potrebbe prevedere ogni risposta, ogni smorfia, ogni sorriso... e di nuovo, di nuovo, di nuovo... L'ignoranza ha i suoi vantaggi. Un universo di sorprese, ecco ciò che invoco!
-- Leto II (I Figli di Dune - cap.15 - pag.93 - Ed.Nord)