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Lupa Capitolina nel Tagikistan
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SudrakAlSalik
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 Post Posted: 16 Giu 2005 - 20:02     Post subject: Post subject: Lupa Capitolina nel Tagikistan

Lupa capitolina nel Tagikistan
07 Giugno 2005
L'affresco trovato da un archeologo russo: è identico alla lupa
capitolina Dipinto l'intero mito di Enea, del dio Marte e di Rea
Silvia


Questa è la storia del dio Marte, amante focoso, e di una
principessa Latina troppo disinvolta; è la storia di due gemelli,
figli della colpa, abbandonati sul fiume e nutriti da una Lupa; è la
storia dei pastori che abitavano il colle sopra il fiume e che
adottarono i due bambini. E il colle divenne una città e la città un
Impero, un Impero grande dall'Atlantico all'Eufrate. Ma questa è
anche la storia di un altro Impero, l'Impero che vedeva per primo il
sorgere del sole, l'Impero che credeva nei Draghi, l'Impero che,
quando Roma era un pugno di capanne, costruiva strade e città di
mattoni, inventava la carta e la polvere da sparo.
Per anni storici e archeologi si sono interrogati sulla possibilità
che l'antica Roma e la Cina si conoscessero e dialogassero.
Ritrovamenti sporadici - qualche moneta romana e frammenti di
terracotta - vennero alla luce in Asia sia lungo la Via della Seta
sia sulle coste di Sri Lanka, India e Corea, segno che le rotte
commerciali, terrestri e marittime, erano più trafficate di quanto
si immagini.
Nel 1955 il sinologo americano Homer Dubs, decifrando gli archivi
segreti della Dinastia Han, scoprì che nel 30 a.C., in un territorio
corrispondente all'attuale Tagikistan, le truppe imperiali cinesi si
scontrarono con un curioso esercito che avanzava in formazione
chiusa tenendo gli scudi sovrapposti gli uni con gli altri. E' una
tecnica di combattimento romana, la cosidetta testudo , sconosciuta
fino ad allora in Oriente. I Cinesi notarono anche che i loro nemici
costruivano accampamenti quadrati circondati da aguzzi pali di
legno, anche questa una tipica tecnica militare romana. Dubs
ipotizzò allora che si trattava dei soldati romani fatti prigionieri
dai Persiani nella battaglia di Carre (53 a.C.) e costretti a
combattere lungo i confini orientali del'Impero Partico. I Cinesi
trasferirono poi i "Romani" in una città che chiamarono Li-jan, lo
stesso nome utilizzato nei testi del "Celeste Impero" per indicare i
territori dell'Impero Romano. L'ipotesi di Dubs alimentò fantasie e
suggestioni, riproposte ancor oggi nell'ultimo romanzo di Valerio M.
Manfredi "L'Impero dei Draghi", ma gli scavi archeologici condotti
nell'antica città di Li-jan dettero risultati contraddittori e mai
nessuna certezza della presenza di Romani in Cina.
Ma alla fine degli anni '60 l'archeologo russo Numon Negmatov
scavando a Bundzikat, in Tagikistan, nel sito di una fortezza del
VIII-IX secolo d.C. trovò un affresco sorprendente: una lupa che
allatta due gemelli identica alla "Lupa Capitolina". Continuando a
scavare Negmatov portò alla luce una parete lunga sei metri, dove,
comparando con la mitologia romana, apparvero le figure di un
sovrano in trono (Enea), di un uomo e una fanciulla seminudi (il dio
Marte e Rea Silvia, padre e madre dei gemelli), di un fiume (il
Tevere) con la cesta dei due bambini, di un gruppo di pastori
(Faustolo e Acca Larenzia).
Il castello apparteneva agli Afshins, un gruppo di mercenari turchi
che proprio in quei secoli iniziavano la loro inarrestabile marcia
dalle steppe dell'Asia Centrale fino al Mediterraneo. Ma che
relazione poteva esserci tra una tribù nomade dell'Asia e il mito
della Fondazione di Roma? Alla ricerca di paralleli culturali
Negmatov scomodò gli antichi miti indoeuropei dell'Avesta, scoprendo
la leggenda di Kir, mitico fondatore delle popolazioni iraniche,
figlio ripudiato di un re, allevato da una lupa e salvato da un
pastore. Il mito, comune a molti popoli dell'Asia, sarebbe stato
portato in Occidente dagli Etruschi, congetturò allora Negmatov, e,
sulle coste del Lazio, trasformato nella sua variante con i due
gemelli.
Ma il mistero rimane, al di là delle possibili comuni radici
culturali, tanto che l'Università "La Sapienza" di Roma e
l'Istituto "Giorgio La Pira" del CNR terranno ad ottobre, proprio in
Tagikistan, un seminario sull'interpretazione del dipinto. "E' il
ritorno della Lupa in Asia" afferma il professor Pierangelo
Catalano, organizzatore del seminario "perchè è l'Asia, e non
l'Europa, alla base della tradizione mitologica romana".
Quello che infatti stupisce nell'affresco di Bundzikat, oltre alla
perfetta corrispondenza iconografica con la Lupa Romana, è che il
mito della nascita della "Città Eterna" doveva rappresentare, per i
nuovi signori Turchi, un momento di tale venerazione tanto da
riproporlo negli affreschi della propria residenza.
Il ritrovamento della "Lupa" in Tagikistan, negli stessi luoghi che
videro lo scontro armato con i Cinesi, attesterebbe, se non la
presenza di soldati romani in Oriente, sicuramente il segno della
diffusione, lungo la Via della Seta, della cultura di Roma.
E nel mondo è il suo segno più ad Est.

Fonte: http://www.ilmessaggero.caltanet.it
dell'8 maggio 2005
tratto da ANTIKITERA
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