Posted: 20 Mag 2005 - 15:50 Post subject: Post subject: Jihad!
L'origine letteraria della più grande rivolta dell'Universo Conosciuto.
La coscienza delle macchine
Da Butler Samuel, "Erewhon", Adelphi, 1993, pg. 173-177
« ... Il fatto che attualmente le macchine posseggano ben poca coscienza, non ci autorizza affatto... a ritenere che la coscienza meccanica non raggiungerà col tempo il massimo sviluppo. Un mollusco non possiede gran che di coscienza. Pensate alla straordinaria evoluzione delle macchine in questi ultimi secoli, e osservate con quale lentezza progrediscono il regno vegetale e quello animale. Le macchine più altamente organizzate sono creature non di ieri, ma addirittura degli ultimi cinque minuti, oserei dire, di fronte alla storia dell'universo. Supponiamo che gli esseri coscienti esistano da venti, venticinque milioni di anni: guardate quali passi da gigante hanno fatto le macchine nell'ultimo millennio! Il mondo non può forse durare altri venti milioni di anni? Ma se dura altri venti milioni di anni, che cosa finiranno per diventare le macchine? Non è più prudente distruggere il male all'inizio e impedire loro di progredire ulteriormente?
« Chi può dire che la macchina a vapore non possieda una qualche sorta di coscienza? Dove comincia e dove finisce la coscienza? Chi può fissare il limite? Chi può fissare un qualsiasi limite? Non sono forse le cose intessute tutte l'una nell'altra? E le macchine non sono legate in mille modi alla vita animale?
.... Se da qualche parte, lungo il percorso, c'è un po' di terra, la pianta riesce a rintracciarla e ad adoprarla per i suoi fini. Quali attente riflessioni essa faccia una volta piantata nella terra per dirigere le sue radici, lo ignoriamo, ma possiamo immaginarla tutta intenta a ragionare più o meno così: "Metterò un tubero in questo punto e un altro un poco più in là, in modo da assorbire ciò che mi serve, fra quanto mi circonda. Questa pianta vicina la soffocherò con la mia ombra, e quest'altra la scalzerò alle radici; e ciò che potrò fare sarà il limite di ciò che farò. Chi è più forte di me ed è meglio situato mi vincerà, mentre chi è più debole io lo vincerò". « La patata esprime tutto ciò nel farlo. Non è forse questo il migliore dei linguaggi? Che cos'è la coscienza se questa non è coscienza? Non ci riesce facile simpatizzare con le emozioni di una patata o con quelle di un'ostrica, perché la patata non fa chiasso quando la lessano, come non fa chiasso l'ostrica quando viene aperta...
mentre nulla per noi è più eloquente del chiasso; ne facciamo tanto sulle nostre sofferenze! E siccome ostriche e patate non ci infastidiscono con manifestazioni di dolore, pretendiamo che non sentano nulla. Ed effettivamente non sentono nulla dal punto di vista del genere umano: ma il genere umano non è tutto.
«Se poi qualcuno obietta che l'azione della patata è soltanto chimica e meccanica, e dovuta agli effetti chimici e meccanici della luce e del calore, bisognerebbe chiedere, per tutta risposta, se ogni sensazione non è forse meccanica futura. Rispetto alle macchine dell'avvenire quelle di oggi sono come i primi dinosauri rispetto all'uomo. Le più grandi, con tutta probabilità, si rimpiccioliranno molto. Alcuni dei primi vertebrati avevano proporzioni molto maggiori di quelle ereditate dai loro discendenti, dotati di organismi più perfetti; allo stesso modo che le macchine, a mano a mano che si sviluppano e progrediscono, si riducono di dimensioni.
« Prendete ad esempio l'orologio; osservate il suo meccanismo perfetto, il gioco intelligente delle minuscole parti che lo compongono; eppure questa piccola creatura è solo un perfezionamento delle ingombranti pendole che l'hanno preceduta, non una degenerazione. Verrà un giorno in cui le pendole, che certo finora non si sono rimapicciolite, verranno soppiantate dall'uso universale dell'orologio: la loro diverrà quindi una specie estinta, come quella degli ittiosauri, mentre l'orologio, che da qualche anno tende a rimpicciolirsi piuttosto che a fare il contrario, rimarrà l'unico tipo sopravvissuto di una razza estinta.
«Ma, per tornare al nostro argomento, nessuna delle macchine attuali, ripeto, mi spaventa. Ciò che mi spaventa è la straordinaria rapidità con cui esse si stanno trasformando in qualcosa di ben diverso da quello che sono oggi. Nessuna specie animale o vegetale ha mai fatto, in passato, simili passi da gigante. Non dobbiamo dunque sorvegliare gelosamente il loro progresso, e arrestarlo finché siamo in tempo...»
Estremamente interessante! Se non sbaglio risale a qualche setimana fa la notizia del robottino nipponico che ha imparato a fare qualcosa di nuovo, purtroppo non ricordo cosa...con il tempo questo gingillo robotico si è "evoluto" ed ha letteralmente imparato a fare cose nuove, come i bambini che con il tempo progrediscono. A dire il vero è inquietante e tutti i dubbi sul "fino a che punto arriveranno le macchine" divengono legittimi.
Però è ancora aperto il dibattito su cos'è la coscenza e qui sono dolori perché la coscienza come lo spirito, l'anima e simili è indefinibile perché non ha una definizione univoca...e allora le macchine sono coscienti? Sì, no, forse...
E voler distruggere ciò che ci sembra pericoloso non è una forma di estremismo...in passato si condannava come eretico chi sosteneva una realtà evidente come quella della terra che gira attorno al sole.
Chi è oggi l'eretico: chi difende le macchine come in-coscienti e non pericolose o chi lancia l'allarme verso la tecnologia che rischia di travolgere l'uomo?
C'è in ciascuno di noi, una forza antica che prende e una forza antica che dà.
E' già difficile per un uomo affrontare quel luogo, dentro di lui, dove regna la forza che prende.
Ma gli è quasi impossibile contemplare la forza che dà, senza trasformarsi in qualcosa di diverso da un uomo.
Per una donna, la situazione, è esattamente il contrario.
Queste cose, dentro di noi, sono così antiche che si sono diffuse in ogni nostra cellula.
Noi siamo modellati da queste forze. Possiamo sempre dire a noi stessi: "Sì, capisco come tutto ciò sia possibile".
Ma quando guardiamo dentro di noi e dobbiamo affrontare le forze primordiali della nostra stessa esistenza, allora noi comprendiamo il pericolo. Sappiamo quanto è facile essere travolti e distrutti.
Il più grande pericolo per Colui che Dà è la Forza che Prende.
Il più grande pericolo per Colui che Prende è la Forza che Dà.
E' facile essere sopraffatti dall'una come dall'altra.
Io sono esattamente al centro.
Non posso dare senza prendere e non posso prendere senza dare.