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Prima parte
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Daphne



Joined: 06 Ott 2004
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 Post Posted: 10 Nov 2004 - 13:56     Post subject: Post subject: Prima parte

Ecco fatto, ho "battezzato" questa nuova sezione.
E come promesso...la prima parte del racconto.
Buona lettura! Very Happy



Estratto dal 'Bollettino della Società di Studi Storico-Archeologici-Antropologici di Beatrix Pancrisia", N.S., n.505:



In qualità di storica mi sono sempre occupata, sia per attitudine che per interesse personale, degli avvenimenti e dei personaggi legati all'Età d'Oro della Terra.

La ricerca di materiale riguardante le numerose guerre che hanno caratterizzato in maniera quasi costante la Storia della Terra nell'Età dell'Oro (definite nel loro complesso 'guerre dell'occidente vs l'oriente" o 'dell'oriente vs l'occidente", a seconda del punto di vista degli storici), mi ha permesso di ritrovare un eccezionale documento, un unicum che pubblico qui in anteprima. Si tratta di 'una storia", una testimonianza personale che illustra come un singolo individuo percepisca 'la Storia" e desideri a suo modo esserne partecipe.

Il documento in questione, rinvenuto dalla scrivente negli archivi inediti della Grande Biblioteca Universale di Ix, e dalla stessa battezzato 'Diario dell'ecologo", è la testimonianza, narrata in prima persona, di un personaggio che sbarca sul pianeta Arrakis, ai tempi della rivolta di Muad'Dib, prima che questi divenisse imperatore, dopo la sconfitta di Casa Atreides e la conseguente restaurazione del governatorato Harkonnen. Il periodo storico in cui si svolge l'azione non rientra nei termini cronologici usualmente frequentati nei miei studi, ma tale è l'interesse che questo 'Diario" ha suscitato in me che ho ritenuto opportuno presentarlo qui, per la prima volta.

Purtroppo il supporto di filo shiga sul quale è registrato il documento è corroso e danneggiato, cosicché l'inizio è andato perduto.



Di seguito il testo:



'...non] era chiaro. Le colonne di sabbia, trascinate dal vento, oscuravano il paesaggio. Il profilo del Muro Scudo era un'ombra lontana e indistinta.

Il caldo, la sabbia che strideva sulle guance, la tuta distillante erano un martirio nuovo per me. Ma sapevo che ogni pianeta porta con sé le sue sofferenze. Questa certezza, una delle prime nozioni con cui ci confrontiamo e scontriamo noi ecologi, fu come un appiglio per me fin dai primi momenti del nostro sbarco sul pianeta Arrakis.

É questa la mia ultima missione che conclude gli anni del praticantato. Durante questo periodo, stimolante e fecondo di esperienze, ho visitato un gran numero di pianeti. Ognuno di loro ha un'anima e io la pervcepivo, quasi la 'respiravo", immediatamente, appena vi mettevo piede. Era ogni volta una sensazione elettrizzante, a volte piacevole, altre misteriosa ma mai come quella provata qui, su Arrakis. Angosciante. Sabbia. Ovunque, solo sabbia, il cielo metallico e sotto una distesa infinita di terra bruciata. 'Sopportare questo alzerà il tuo punteggio nella graduatoria", mi hanno detto. E così adesso sono qui. Per il momento non mi sono mosso da Arrakeen, ma domani sorvoliamo il deserto e, confesso con vergogna a me stesso, di non provare alcuna eccitata curiosità ma solo un reverenziale timore. Se ci spingiamo troppo oltre il bled gli indigeni che non riconoscono l'Autorità tranne quella del misterioso Muad'Dib, ci trucideranno. E se il nostro viaggio non sarà di gradimento al Governatore, ci andrà ancora peggio, ma nessun indizio sarà contro di lui: qui, su Arrakis, potrà incolpare della nostra morte gli elementi della natura, i selvaggi abitanti del deserto o la nostra presunta imperizia.

Grande Madre! Finire divorato dai vermi o scarnificato dalle tempeste di sabbia! Non immaginavo certamente nulla di simile quel giorno, sulla spiaggia del pianeta dove ho visto la luce, quando presi la decisione.

Ancora me lo ricordo! Il mare calmo e il sole che vi gettava un'infinità di diamanti che baluginavano lontano. Attorno alle mie caviglie i pesci parevano annusarmi come a voler prendere confidenza con lo straniero venuto dalla terraferma. La brezza portava lontano un fresco odore di salsedine, ed io gettai uno sguardo ad abbracciare il tutto e mi sentii parte del pianeta e della vita e lì, in quel punto preciso dello spazio tempo formulai la decisione, dispiegando il destino davanti a me, imprimendo la svolta decisiva alla mia esistenza: 'Diventerò ecologo. Parlerò dell'Anima della Natura agli uomini."

Le parole sgorgarono precise e limpide dalla mia coscienza. Da allora non sono più tornato indietro ed ho amato profondamente tutti i pianeti dell'universo.

Ma oggi...questo luogo mi sconvolge, non riesco a odiarlo ...ne ho paura."



Fine prima parte...
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Daphne



Joined: 06 Ott 2004
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 Post Posted: 15 Nov 2004 - 12:21     Post subject:

E' arrivata anche la seconda parte, la storia continua: buona lettura! Very Happy

-Sì, bene, procediamo in questa direzione.
L'ecologo imperiale a capo della missione, il Professore L. W. Shephard, impartì l'ordine al pilota dell'ornitottero a voce alta per sovrastare il rumore dei motori.
-Niente tempeste in arrivo, bene. Se siamo fortunati, Dott. Owen, riusciremo anche a vedere un verme.
Risposi contraendo le labbra al sorriso che mi rivolgeva il Professore: non riuscivo a provare la sua stessa sensazione di fiducia e tranquillità.
La mia attenzione era rivolta all'immensa distesa sabbiosa sotto di noi. Riuscivano a distarmi da quella visione solamente gli occhi degli uomini dell'equipaggio, la loro sfumatura azzurra, tipica nei consumatori abituali di spezia. Non erano tuttavia azzurri e cupi come gli occhi dei Fremen dell'alto deserto, rivelandone così la provenienza dalla città.
Mi rivolsi nuovamente verso l'oceano di sabbia, punteggiato qua e là da isole rocciose.
Shephard cominciò ad illustrarmi le caratteristiche geologiche del pianeta che stavamo sorvolando, l'ipotesi dell'esistenza di un antico mare...Ero abituato a questo genere di discorsi, per gli ecologi i pianeti sono sistemi da studiare e sezionare, ma in questo caso (e fu la prima volta) mi parve che ogni parola, qualsiasi discorso fossero inutili ed insufficienti a capire quel pianeta, a compenetrare il suo sistema, il flusso organico della sua immensa vita. E ne provai una vertigine. Ma forse era solo un sobbalzo, nella traiettoria dell'ornitottero.
-Laggiù a sudest ! esclamò il pilota con un tono a metà fra la sorpresa e il timore.
-Un verme! Fantastico! Stia a vedere! si agitò il Professore.
-Che entusiasmo... bofonchiai tra me. Ma in fondo anch'io ero curioso. Ed eccitato. La distanza dal suolo alla quale volavamo mi infondeva una certa sicurezza, una punta di spavalderia.
Focalizzai lo sguardo lontano, all'orizzonte, dove si innalzava una nuvola di polvere. Una lunga onda attraversava il deserto, squassando la sabbia. E si avvicinava, sempre di più. Fissavo la traiettoria e avvertii il silenzio carico di attesa intorno a me.
-Passerà sotto di noi. mormorò Shephard.
Più vicino. Un potente rombo...eccolo! Percepii le vibrazioni attraverso l'aria, rabbrividendo di fronte agli schizzi di sabbia e allo scintillio degli anelli del verme che si susseguivano senza interruzione, inarrestabili. Poi, all'improvviso, stridendo, il verme si girò su di un fianco per affondare negli strati più profondi, alzando spruzzi di sabbia che parvero dover raggiungere il nostro ornitottero.
Silenzio. Solo il ronzio dei motori. E una lunga cicatrice sulla sabbia del deserto.
Non ce ne rendemmo conto, ma nessuno proferì parola per almeno un minuto.
-Eccezionale, vero?
Il primo a rompere il silenzio fu il Professor Shephard, con una punta di irritante entusiasmo nella voce.
-E non era neppure dei più grandi! Si dice che i Fremen dell'alto deserto riescano a cavalcare questi mostri! E non ne ha visto le fauci!
-É meglio tornare indietro. Ci siamo inoltrati troppo oltre nell'erg, non voglio rischiare e qui siamo scoperti.
Il pilota fu chiaro e secco.
-Giusto. Invertite la rotta!
-Avrò molto da scrivere nel mio resoconto!
Cercavo di scherzare, ma una segreta inquetudine si era impadronita di me. L'equipaggio parve leggermi nel pensiero gettandomi sguardi carichi allo stesso tempo di compassione e sarcasmo: 'Hai paura, straniero, dei nostri occhi di Ibad? Il terrore ti corrode le ossa per quello che hai appena visto? É sempre così per i nuovi arrivati, soprattutto per gli stranieri saccenti."
Scrollai la testa per scacciare i pensieri che mi tormentavano, ma questi tornarono immediatamente a ronzarmi intorno, come mosche su una carogna.
Vermi enormi, uomini selvaggi in grado di cavalcarli, un deserto crudele che pareva infinito e la spezia, l'unico prodotto di questa terra sterile e inutile, l'unico motivo di interesse per questo pianeta che univa in sé, terribilmente, potenza e semplicità.
No, l'anima di questo pianeta non si raggiunge facilmente.
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Daphne



Joined: 06 Ott 2004
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 Post Posted: 20 Nov 2004 - 13:53     Post subject:

Ecco la terza parte. Pazientate, se vi sembra un po' lento e meditativo...aspettate gli sviluppi...

La sala concessa al nostro gruppo per le sue riunioni ad Arrakeen era ampia, a pianta quadrata ma con un soffitto basso e scuro, incombente sul gruppo di ecologi e biologi riuniti attorno al grande tavolo ovale in legno di elacca. Ad un primo sguardo questa stanza pareva elegante e adatta alle grandi occasioni, resa ancora più altera dalle stoffe che pendevano alle pareti, ma un'analisi più attenta rivelava che i tessuti rattoppati servivano a coprire muri scrostati, l'impianto di areazione era guasto e il caldo si faceva soffocante, mentre i sigilli che impedivano la fuoriuscita di umidità non erano a chiusura stagna. La sala mi sembrava squallida e grassa, come una grossa lucertola, acquattata tra l'erba.
'Questi personaggi si comprano concedendo loro una 'sala per le riunioni", essi credono di essere tenuti in grande considerazione e accettano qualunque immondizia purché ricoperta dell'indoratura delle lusinghe e dei giri di parole che li facciano sentire importanti."
A destra e a sinistra dell'ingresso, a due angoli opposti, stavano le inservienti, due ragazze Fremen. Dalla mia posizione ne vedevo chiaramente una, i capelli corvini raccolti in due trecce che le ricadevano sul petto, anelli d'acqua come orecchini e una dishdasha, indossata sopra la tuta distillante. Teneva gli occhi bassi, fissi a terra ma pareva seguire con grande attenzione tutto ciò che le accadeva intorno.
-Molto bene, signori, cominciamo! Esordì il Professor Shephard, con il solito tono di voce squillante e insolente. 'Oggi il Dott. Owen ci esporrà il suo resoconto sullo studio da lui condotto su questo pianeta, ne approfitteremo per sviluppare la discussione sulla controversa ecologia di Arrakis.
'Controversa...che sciocchezze" pensai tra me 'l'ecologia di questo posto è molto chiara per tutti e si riassume in una sola parola: spezia, il resto non conta."
Silenzio. Occhi puntati su di me. Mi schiarii la voce e trovai una posizione più comoda sulla sedia.
-Signori, proprio ieri, insieme al Professor Shephard, mi sono inoltrato sul deserto con un ornitottero ed ho avuto l'occasione di osservare la creatura più peculiare e straordinaria di questo pianeta.
-Esatto! Commentò il Professore. Il fatto che lo ritenessi insopportabile e inopportuno trapelò sicuramente dallo sguardo che gli rivolsi.
-Il verme delle sabbie è una creatura misteriosa e straordinaria. Per noi è un mostro, ma i Fremen lo cavalcano e lo venerano. Ho riflettuto a lungo riguardo a questo strano animale, interrogandomi sulla sua presenza su questo pianeta. Vi siete mai chiesti, signori, quale sia il ruolo svolto da questi esseri all'interno dell'ecosistema di Arrakis? E se sussista un legame tra essi e il prezioso e ricercato melange?
-Dottor Owen? intervenne Shephard. La sua incapacità di restare in silenzio ed ascoltare mi irritavano enormemente.
-Capisco, continuai, vi state chiedendo dove voglio andare a parare. Perché sollevo simili problemi, quando potrei cavarmela esponendovi un'elementare relazione, una lezione ripetuta a memoria per coronare il mio praticantato? Ma voglio farvi riflettere su di una questione.
Vedete, ultimamente ho notato una certa rilassatezza tra noi: gli ecologi non cercano più di 'capire" i pianeti e di guidare gli uomini in modo che non li feriscano, sembrano invece molto più preoccupati di accondiscendere al Potere. É questa o quella risorsa di cui volete impadronirvi per ricavarne profitti e denaro? Bene, prendetela pure, a costo di rovinare un intero ecosistema, di travolgere tutto nella vostra cupidigia, ma lasciateci pure in pace mentre noi discettiamo di oziose questioni scientifiche. Non è il ruolo che dovremmo avere, Kynes l'aveva capito...
A queste parole la ragazza dalle lunghe trecce alzò di scatto lo sguardo verso di me, mentre il gelo calava nella sala. La visione del verme, il giorno precedente, mi aveva colpito talmente in profondità da impedirmi di dormire e fermentandomi nella mente aveva originato una serie di riflessioni angoscianti, radicali, scomode. Mi ero accorto di aver imboccato la strada sbagliata, di stare tradendo la mia decisione da cui tutto aveva avuto inizio.
Molte voci di protesta si alzarono, il collega accanto a me, Jaw, mi tirò per una manica nell'inutile tentativo di arrestare il mio sproloquio, e in pochi attimi fui sospinto fuori dalla sala.
Mi accoccolai sul ciglio della strada, svuotato, e una figura sottile mi scivolò accanto.
-Molto coraggioso Dottor Owen! Era la ragazza Fremen, l'inserviente.
-A volte occorre rischiare per non tradire se stessi. Ma mi sono cacciato in un gran pasticcio: mi radieranno dall'ordine, non vorranno mai un ecologo 'traditore" fra loro.
-Non pentirti: hai parlato rettamente, straniero. Una voce risuonò dall'interno dell'edificio:
-Rhea, vieni, dammi una mano!
-Arrivo! Rispose alzandosi e spolverandosi la veste con rapidi gesti delle mani. Mi salutò con un cenno del capo, facendo tintinnare gli anelli d'acqua.
'Straniero". Quella parola fece bruciare ancora di più la mia coscienza: non ci avevo mai riflettuto prima, ma dal mio arrivo non mi ero mai confrontato con un Fremen. 'La strada sbagliata!"
Mi alzai, avviandomi verso il mio alloggio, esiliato dall'entourage dei miei 'colleghi".
'Così il tuo nome è Rhea. Che strano il tuo pianeta, Rhea. Dovremo parlarne."

fine terza parte
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Daphne



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 Post Posted: 23 Nov 2004 - 08:03     Post subject:

-Soo-soo sook!
Il grido di un venditore d'acqua sovrastò per un momento il variopinto brusio del bazar di Arrakeen popolato da una miriade di ambulanti e venditori che cercavano di piazzare le loro merci: stuoie e tessuti in fibra di spezia, caffè, carrube, mish-mish, tute distillanti a buon mercato, costosi prodotti esotici come braccali di Hagal e pavoni di Gamont, mantelli multicolori e aba neri, in un turbinio di suoni, colori e profumi dominati dall'onnipresente odore di cinnamomo.
La sabbia mi scricchiolava sotto i piedi. La sabbia e la polvere erano ovunque.
Mi stavo abituando, lentamente, all'idea di indossare una tuta che riciclava i miei liquidi corporei, ciò che normalmente veniva considerato un rifiuto e allontanato, qui veniva debitamente riutilizzato per sfuggire alla mortale carenza d'acqua.
All'inizio non riuscivo a bere neppure un sorso dell'acqua distillata dalla tuta, mi induceva un senso di nausea il semplice indossare un indumento del genere. Ma Arrakis non è adatto agli stranieri schizzinosi. Certo la tuta era fastidiosa: il continuo sfregamento irritava la pelle, per evitare ciò occorreva stringere bene le cinghie ma senza esagerare, altrimenti gli arti iniziavano a formicolare e la tuta non funzionava bene. E i tamponi continuavano a torturarmi.
Stavo riflettendo sull'aridità assoluta di questo pianeta, sulle mie conoscenze riguardanti i climi aridi, quando una figura snella mi scivolò accanto. Ci fissammo per un attimo e i nostri occhi si allargarono, nel momento in cui ci riconoscemmo a vicenda.
-Rhea!
-Dottor Owen...Subakh ul kuhar?
Ma non ottenne risposta.
-Significa 'Come stai?" sorrise Rhea.
-Perdonami, non conosco la vostra lingua.
-Non occorre che ti scusi. La risposta tradizionale è 'Subakh un nar", 'Grazie, e tu?"
- Subakh un nar...ripetei
-Visto? Imparerai, non sarà difficile. Come mai sei qui?
-Dopo il mio discorso sono stato sospeso...devo rimanere su Arrakis in attesa che mi venga comunicata la decisione della Commissione.
Rhea rimase in silenzio. Istintivamente ci avviammo all'unisono, nella stessa direzione. La ragazza recava un cesto sulla sommità della testa, reggendolo con una mano, mentre l'altra era appoggiata al fianco destro. Incedeva rapidamente tra la folla mantenendo una postura eretta, quasi fiera, malgrado il peso che le gravava sulla colonna vertebrale.
-Nonostante tutto mi sento...leggero, sì, mi pare di essere uno di quei falchi che si lanciano dai crepacci per prendere il volo.
-Chi nasce falco non può comportarsi da avvoltoio.
Mi arrestai a qualche passo da lei. Dentro era come se si fosse rotta una cateratta. 'Cosa...?"
Eravamo giunti in una piazzetta sulla quale si affacciavano alcune case basse e bianche. I rumori del mercato erano un brusio lontano. Al centro della pizzetta dei ragazzini giocavano lanciando alti schiamazzi.
Rhea fece un cenno ed uno di essi si allontanò dal gruppetto, dirigendosi verso di noi. Era un adolescente dal corpo asciutto e agile, la bocca carnosa e le nere sopracciglia folte. Dal cappuccio spuntavano ciocche di capelli dai riflessi blu scuro. Ci raggiunse ansimando per le irruenti corse con i compagni, le guance imporporate dal fluire del sangue. Rhea poggiò a terra il cesto.
-Questo è mio fratello Muhatal. Muhatal, l'ecologo Owens.
-Lo straniero che ha visto uno shai-hulud e ha parlato di Kynes
le fece eco il ragazzo con aria aggressiva. Rhea scattò verso il fratello, ma si trattenne all'ultimo.
-Sì, sono io, risposi con calma ma sentii che le mie parole mi erano sfuggite ed era come se si fossero animate di vita propria.
-Muhatal è giovane...mormorò Rhea.
-Io sono un Fremen. Il deserto è la mia casa. Lo straniero ha paura di shai-hulud, io no. Io sono un Fremen. Muhatal continuava a fissarmi, con sguardo torvo.
La sorella gli posò delicatamente una mano sulla spalla.
-Forse lo straniero non approva quello che stanno facendo a Dune. Io non lo posso sopportare, io andrò con Muad'dib, cacceremo Mudir Nahya, uccideremo...
-Muhatal riesce ad essere un ghafla senza nemmeno accorgersene. Muhatal! Vai subito da nostra madre e portale il cesto con la farina di yucca e il caffè.
Rhea Indicò il cesto con il dito, reprimendo una violenta rabbia che le fremeva sotto la pelle. Il ragazzo se ne andò in silenzio.
La determinazione di quell'adolescente unita alla veemenza della giovane età era una minaccia terribilmente pericolosa, ma degna di ammirazione. Non era sconsideratezza. Nelle sue parole fioriva l'orgoglio fremen, sprezzante e rabbioso verso chiunque tentasse di dominarli.
'Muad'dib. Allora..."
-É tempo che io vada.
-Arrivederci Rhea...il mio alloggio è nel quartiere dello spazioporto...se avessi bisogno...

'Che inquietudine, questo pianeta..."


Su Arrakis il cielo notturno è gremito di stelle. Dal balcone del mio alloggio, come inseguendo una chimera, mi misi a contarle. Ripensavo al giovane e fervente Muhatal, al suo labbro che si inarcava vibrando.
'Io sono un Fremen...Lo straniero che ha visto uno shai-hulud...forse non approva quello che stanno facendo a Dune... e Muad'dib..."
-Cliff!
-Duecentocinquantasei...duecentocinquantasette...Chi?...
-Cliff!
Il mio collega (potevo ancora considerarlo così), Jaw, scivolò furtivo sotto il balcone.
-Ascoltami: domani si riunirà la Commissione per giudicarti. Sei un buon ecologo ed è probabile che ti reintegrino nell'Ordine. É sufficiente che tu scriva alcune righe per scusarti del tuo comportamento...irruento.
-Se lo facessi non sarei un buon ecologo. Gli ecologi sollevano problemi. La semioscurità nascose l'infuocarsi del mio volto e il tremito che mi scosse.
-Cliff...
-Nient'altro da dire.
Jaw rimase per qualche attimo immobile. Non gli rivolsi nemmeno uno sguardo ma sentii che si allontanava con uno scalpiccio leggero. Per qualche minuto tutto fu silenzio, poi un frusciare di vesti, la sabbia che strideva sotto gli stivali.
-Jaw..
-Dottor Owen- un sussurro flebile incrinato da un dolore indicibile- Dottor Owen! Mio fratello, Muhatal è scomparso...ma io so dov'è andato. Nel deserto, per incontrare Muad'dib, è fuggito...con i contrabbandieri.

fine quarta parte
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Daphne



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 Post Posted: 29 Nov 2004 - 20:39     Post subject:

In qualsiasi buon dizionario di Galach in uso nell'impero al termine 'folle" corrisponde la definizione: 'colui che agisce con sconsideratezza, dissennato", e proprio in questo modo mi avrebbe giudicato la maggior parte dei sudditi dell'impero se avesse potuto vedermi in volo sull'erg di Arrakis in compagnia di una giovane Fremen alla ricerca del suo imprevedibile fratello, Muhatal, che era fuggito nel deserto, perché solo là avrebbe incontrato Muad'dib e si sarebbe potuto unire a lui.

-Vedi? Lo ha scritto qui.
Rhea mi aveva mostrato un pezzo di carta di spezia. Il chiarore della notte era insufficiente perché riuscissi a leggerlo.
-L'ho trovato sotto il mio cuscino. Dice che l'unico modo per raggiungere l'alto deserto è unirsi ai contrabbandieri. Loro cercano sempre nuova manodopera e Muhatal è riuscito a conquistare la fiducia degli uomini di Lar-Kaikna. Ad Arrakeen non è difficile incontrare contrabbandieri sotto false spoglie. Chissà da quanto tempo pensava...Mi ha scritto che fra due giorni Kaikna e la sua squadra saranno a circa 400 km a SE di Arrakeen...
Il suo respiro era un sibilo leggero che pareva dovesse rompersi da un momento all'altro in una pioggia di singhiozzi.
-Perché questa informazione?
-Pensava che mostrandoci le sue intenzioni e sapendo dove si sta recando non ci saremo preoccupati troppo. Per lui andare nel deserto è un dovere. Ma tutta la nostra famiglia teme per lui. L'unica soluzione è andarlo a cercare e riportarlo indietro, prima che venga ucciso.
Si espresse in tono serio e pacato, solo alla fine la voce, divenuta d'improvviso roca, tradì la sua emozione.
-Si potrebbero avvisare le autorità...
-No-mi interruppe-sai che non è possibile. Si insospettirebbero sicuramente. Dobbiamo cercarlo da soli e se non mi vorrai aiutare dimentica ogni mia richiesta. Ma io andrò.
Dentro di me era un deserto assoluto. Un immenso silenzio, finchè una flebile voce si sollevò 'Hai perso tutto..." No! La ricacciai immediatamente indietro. Ritornai con la mente a quella mattina, al mare scintillante sotto il sole, così lontana...
-Possiamo noleggiare un ornitottero: io so pilotarlo e in cambio posso offrire parte della scorta d'acqua che mi è stata concessa per la mia missione, quel che resterà lo porteremo con noi.

Fu così che mi ritrovai a volare sul bled. Giunti in prossimità del luogo dove sarebbe passata la banda di Kaikna identificai una grossa chiazza violacea sul terreno: melange. Capii che i contrabbandieri si sarebbero sicuramente fermati e decisi di atterrare presso un complesso di rocce, ricco di grotte e anfratti. Non senza difficoltà collocai l'ornitottero in un punto nascosto, poi ci arrampicammo fino ad una spelonca dalla quale potevamo osservare la grande chiazza di melange senza essere visti. Passammo la notte là-la mia prima notte in una tenda distillante- mi addormentai immediatamente ma per un secondo un pensiero mi balenò nel cranio: 'Trovarsi qui!" e mi interrogai sul mio destino e sulle mie decisioni. Un folle.

La mattina seguente mi sentivo febbricitante, i miei sensi erano tesissimi e percepivo un pericolo che sarebbe precipitato dall'alto, travolgendoci. Era una sensazione fisica. 'Questo pianeta rende materiche le sensazioni" pensai.
-Cliff!
Rhea mi afferrò per un braccio. Un ronzio, un rombo, sempre più vicini, ora sopra di noi.
-Un'ala trasporto.
-Tra poco scaricheranno la mietitrice ed alcuni uomini saliranno qua per controllare che non ci siano pericoli. Nasconditi.
-No, io... Le afferrai le spalle, fissandola negli occhi, azzurro nell'azzurro.
-Bene. Mormorò, fissando le mie braccia.

Nel giro di qualche minuto mi ritrovai circondato. Rhea si era nascosta in una spelonca situata più in basso di alcune decine di metri rispetto a dove mi trovavo io e mi sforzai più volte di distogliere lo sguardo dalla via per la quale era discesa e fissarlo sui brutti ceffi che mi circondavano. Uno di essi, la pelle del volto rincagnato bruciata dal sole e grosse labbra tumide, mi si avvicinò. Alzai le mani in segno di resa e dichiarai di essere un ecologo che si era perduto nel deserto. L'uomo grugnì, mostrando i denti. A qualche centinaio di metri, sotto di me, la mietitrice sbuffava, lavorando a pieno regime.
-Sbarazziamocene! Gridò all'improvviso il mastino estraendo un coltello che lampeggiò come una saetta. Tesi tutti i muscoli in uno spasmo, mentre il sudore mi colava lungo il corpo.
'Morire così, mai!" Inizia a strisciare impercettibilmente per prepararmi a balzare in risposta al suo attacco. Percepivo ogni tendine teso allo stremo.
'Storia antica quanto l'universo."
-Aspetta! Portiamolo da Kaikna. Magari può far comodo un ecologo.
L'assalitore non parve gradire l'intrusione e si slanciò contro l'interlocutore, un uomo alto e magro, dalla barba nera e la voce profonda, che lo arrestò con un imperioso gesto della mano. Il mastino si ritrasse borbottando e l'altro mi fissò gelido:
-Vieni, ecologo, scendi con noi dal nostro capo.
L'odore pungente della sabbia mi corrodeva la gola.
'Più vicino a Muhatal e più vicino alla morte."

Fine quinta parte
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Daphne



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 Post Posted: 02 Dic 2004 - 21:27     Post subject:

-Uomini da duna, mormorai osservando l'affaccendarsi dei contrabbandieri attorno alla mietitrice. Alcuni vigilavano la raccolta, altri, simili a segugi, si muovevano tutt'intorno pronti a segnalare ogni eventuale pericolo.
-Ecologo... ecologo, eh? Kaiknas mi squadrava reggendosi il mento con la mano.
-E di che utilità può esserci, Suru? Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. A queste parole il mastino avanzò di qualche passo.
-Non dovresti...
-Ragazzo vieni qui! lo interruppe Kaikna, gridando. Qualcosa nel suo modo di fare lo rendeva simile al Professor Shephard.
Al suo richiamo accorse un ragazzo snello e agile. La scena mi richiamò alla mente la piazzetta, il vociare dei bambini, una figura che ci correva incontro...la maschera gli copriva il volto, eppure, quell'inarcarsi sprezzante e sensuale delle labbra e gli occhi profondi...Muhatal! Non riuscii a controllare un moto interiore che si tradusse esternamente in un impercettibile sobbalzo. Muhatal si arrestò di colpo accanto a Kaikna. Mi fissò spalancando gli occhi.
-Bene, figliolo, ecco giunto il momento per dimostrare che mi sei fedele. Gli cinse le spalle, avvicinando il viso al suo orecchio.
-Uccidi quest'uomo. Te lo ordino. Mi indicò con l'indice. Muhatal non mosse un muscolo e continuò a fissarmi. Il suo petto si sollevava e abbassava rapidamente, ma con movimenti lievissimi.
Il rombo della mietitrice era assordante.
-Kaikna, un esperto dalla nostra parte potrebbe essere utile...Kaikna scosse violentemente il capo in segno di diniego -...allora chiediamo un riscatto...
-Smettila Suru! Deve morire, non hai sentito? Era il mastino che chiedeva vendetta, dopo l'affronto subito. Sfoderò il coltello balzandomi addosso. Mi ripiegai su me stesso e mi lanciai a destra, il coltello sibilò accanto al mio orecchio, fendendo l'aria mentre rotolavo sulla sabbia. Mi rialzai di scatto, come animato da una molla e il mastino mi si avventò nuovamente contro, indietreggiai e Muhatal si frappose tra me e l'assassino affondandogli il criss sotto lo sterno fino al cuore. Ruzzolarono avvinghiati per qualche metro, finché Muhatal si divincolò dalla presa del rivale che giacque immobile sulla sabbia, gli occhi vitrei, un rosso schiumoso sul petto.
Muhatal e io ci fissammo negli occhi: un fardello d'acqua.
Ma i contrabbandieri ci accerchiarono da ogni parte ringhiando, sfoderando coltelli e pugnali, Kaikna paonazzo, spalancò la bocca per gridare...una scia arancione imporporò il cielo come una lacrima, schiantandosi sulla mietitrice.
Booom
-L'ala!...Hanno abbattuto l'ala!...
Rhea!..
Colonne e schizzi di sabbia si levarono altissimi, la mietitrice esplose, corpi umani vennero gettati in aria confondendosi nelle nuvole di polvere. All'improvviso la sabbia, squassata dall'esplosione cominciò a vorticare risucchiando i rottami. I contrabbandieri si precipitavano lontano gridando e Kaikana si unì a loro ma prima di scomparire nei turbini di sabbia afferrò Muhatal e lo gettò vicino al vortice.
Fu allora che il tumulto scomparve e nella mia testa ci fu solo silenzio. Non sentivo nulla. Solo il ritmico pulsare del sangue che affluiva violentemente alle tempie. Mi trovavo là in quell'inferno, ma era come se non ci fossi, isolato, osservavo la morte. E il silenzio.
Il mio fardello d'acqua...il mare profondo, la decisione...
Mi lanciai verso il turbine e mi tuffai accanto a Muhatal senza oppormi al risucchio, in un battito fui sommerso e allungai le mani afferrando Muhatal per le ginocchia e sospingendolo verso l'alto con tutte le mie forze. All'inizio percepii il suo rifiuto a farsi salvare a costo di questo sacrificio ma il suo corpo, già stremato dalla lotta contro il risucchio, si abbandonò alla mia volontà. Con un ultimo sforzo, appoggiandosi alle mie spalle, lo sentii sgusciare fuori dal mortale abbraccio della sabbia.

Fine sesta parte.
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Daphne



Joined: 06 Ott 2004
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 Post Posted: 14 Dic 2004 - 17:40     Post subject:

Esattamente al centro del mio cervello pulsava silenziosamente una scintilla. Non produceva alcun rumore-tutto era silenzio là, sotto l'oceano di sabbia- ma la percepivo chiaramente epandandersi e dilatarsi. Di me stesso, del mio corpo, della mia coscienza restava solo quella fiammella.
Istantaneamente il velo del silenzio si squarciò e un rombo assordante mi travolse, la pioggia di sabbia strideva contorcendosi tutt'intorno. Mi sentii precipitare ma mani robuste mi afferrarono ed emersi dalle onde sabbiose. Il sole doveva splendere accecante a quell'ora su Dune ma io non sentivo niente, non vedevo niente.
Lentamente riacquistai dapprima un barlume di coscienza che si risvegliò al contatto del mio corpo con una superficie dura e compatta ricoperta di sabbia che mi graffiava le mani e il volto (o almeno supposi che si trattasse di quelle parti del mio corpo). Mi sforzai di percepire il cuore pulsare e il sangue lanciarsi nelle vene, il respiro, simile ad un raschio, e l'umidità che si disperdeva. Echi lontani mi giunsero alle orecchie, avevo ancora orecchie, dunque! Ma non potevo ancora vedere.
Avvertii uno scalpiccio intorno a me, frusciare di vesti:
-Non mi era mai capitato di imbattermi, in pieno deserto, con tre personaggi così strani, finiti qui per un motivo ancora più strano! E, guarda, questo...questo ecologo: non è morto. Perché ci hai ordinato di salvare questo straniero?
- Perché Shai-Hulud ha avuto pietà di lui e del suo gesto coraggioso proteggendolo sotto l'oceano di sabbia e permettendoci di trarlo in salvo.
-Ed ora che vuoi farne di questi tre? Conosci la legge del deserto...
-Sì, la conosco, non dovresti neppure chiedermelo, ma osservali: due di essi sono Fremen...
-Fremen del pan! Vengono da Arrakeen, un bambino e una donna!
-Non sono un bambino!!
Muhatal! E la sua solita veemenza!
-Io sono un Fremen, voglio unirmi a voi, sono venuto fino a qui...
-Conosco la tua storia, giovane uomo, e ammiro il tuo coraggio, quello di tua sorella e anche di questo straniero che ha rischiato tutto per aiutare voi Fremen. Così ho deciso di non prendere la vostra acqua perché molto potete ancora compiere per il nostro pianeta, Dune, e per la sua libertà.
-Ma..Muad'Dib!
Una luce abbagliante, simile ad una saetta, balenò squarciando l'oscurità della mia coscienza...Muad'Dib...era lui, dunque, lì accanto a me? Era vero, reale?
Con uno sforzo immane dischiusi le palpebre. Un bruciore violento mi pervase le orbite, ma i miei occhi erano come disseccati e incapaci di emettere una stilla di pianto. Tutt'intorno si agitavano ombre.
-Prendimi con te! Io voglio combattere!
-Muhatal, tu non sei nato nel deserto e accoglierti nella tribù non sarebbe possibile. Voi potete aiutarmi, ma continuando a vivere nella città dove siete nati e avete sempre vissuto. Anche là potrete combattere per Dune.
-Muad'Dib, li lasci andare così...e la legge...
-Ascoltate: lascio liberi i nostri prigionieri ma essi dovranno affrontare il deserto da soli per tornare ad Arrakeen. Se sono realmente valorosi Shai-Hulud li guiderà e li proteggerà altrimenti decreterà la loro fine e si prenderà la loro acqua.
-Risparmierai anche lo straniero! Non è neppure un Fremen!
-Neppure io sono nato su Dune.
Era come se osservassi la scena da un punto lontano, sprofondato nel grembo della terra. Vedevo le ombre alte e lunghe danzare tutt'intorno e quell'uomo-Muad'Dib!-con la tuta distillante, come tutti gli altri, come me, eppure da tutti ascoltato e ubbidito, che parlava con vigore e controllo.
Lo vidi allontanarsi assieme agli altri, salutare 'il guerriero Muhatal e la sua nobile sorella", l'uno accanto all'altra, e fissarmi con profondi occhi azzurro nell'azzurro.
Addio Muad'dib. Addio.

Fine settima parte.
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Daphne



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 Post Posted: 05 Gen 2005 - 22:13     Post subject:

Gli ultimi bagliori arancioni imporporavano l'orizzonte: il sole stava tramontando su Dune.
Muhatal, in silenzio, smontava la tenda distillante. Tra poco ci saremmo rimessi in cammino: qui, nel deserto, si viaggia di notte.
Rimasi seduto sulla sabbia a fissare il cielo, sbirciando, di tanto in tanto, l'indaffararsi dei due fratelli. Mi sentivo come un granello di sabbia, come se anch'io facessi ormai parte di quel deserto.
Riflettevo su come la mia carriera di ecologo fosse iniziata con un battesimo d'acqua e come questa nuova vita avesse visto la luce con un nuovo battesimo, sì, ma di sabbia.
Rhea si sistemò con gesti rapidi e sicuri la tuta distillante. Era una ragazza intelligente e coraggiosa. Prima che quei Fremen del deserto manomettessero il nostro ornitottero, era riuscita a mettere in salvo e a nascondere lo zaino fremen, indispensabile per sopravvivere alle lunghe marce nel deserto.
I Fremen del profondo bled...Muhatal dopo quell'incontro era divenuto taciturno, meno impulsivo e violento. Pareva che riflettesse continuamente su se stesso.
-Muad'Dib ci ha messo alla prova- mi confessò un giorno, a bassa voce, -'Se sopravvivi al deserto sei un vero Fremen, sei uno di noi." Quando torneremo ad Arrakeen non giocherò più in strada come un bambino. Sono un ribelle, lotto per la libertà del mio popolo.
Tutti i suoi gesti ora erano misurati come se, dentro il suo corpo, fosse riuscito ad imbrigliare e controllare un nucleo di energia selvaggia, non addomesticandola, ma rendendola docile al suo comando.
Rhea si avvicinò tendendomi la mano.
-In marcia! Esclamai alzandomi.
Camminavamo con cadenza irregolare-avevo imparato a fare anche questo!- per simulare i naturali rumori del deserto e non farci individuare dai vermi. Ancora mi scuotevano i brividi al pensiero di quello che avevo visto durante la mia prima ricognizione!
Davvero uno strano pianeta! Mi ha completamentre cambiato.
-Ti ha fatto trovare te stesso. spiegò Rhea con grande calma.
Dopo una settimana di cammino, calcolammo di essere giunti a metà strada.
-Tra poco sorgerà il sole, fermiamoci qui.
Muhatal si bloccò di scatto, come paralizzato e puntò il dito verso il cielo, lo sguardo fisso su quel punto lontano. I primi raggi del sole nascente mostrarono lo scintillio di un ornitottero in rapido avvicinamento.
Prima che riuscissimo a nasconderci il velivolo sfecciò sopra di noi, compì un'ampia virata ed atterrò a pochi metri di distanza. Fuggire sarebbe stato inutile.
Quando sbarcarono, uno dopo l'altro, i quattro membri dell'equipaggio i nostri occhi si fissarono sulle loro insegne: Harkonnen!

Fine ottava parte...
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Daphne



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 Post Posted: 05 Gen 2005 - 22:14     Post subject:

Il comandante, un uomo alto dagli occhi acquosi e dai capelli color della paglia, si grattò la testa, perplesso.
Il suo attendente girò e rigirò il mio tesserino di riconoscimento di ecologo, si schiarì la gola e si rivolse con voce fredda al suo capitano:
-É l'ecologoche ci è stato... 'segnalato". É stato radiato dall'ordine.
Un improvviso eccesso di rabbia avvampò fino a farmi pulsare le tempie. Codardi!... così pensavano di disfarsi di un elemento... pericoloso!
Gli altri due membri dell'equipaggio imbracciarono i loro fucili laser. Osservai con la coda dell'occhio Muhatal: un fascio di nervi pronto a scattare. Ma non era il momento, non ancora.
-Sono venuto nel deserto per compiere alcuni rilevamenti accompagnato da questi Fremen indigeni.
-Mmh...vedo. Chiocciò il comandante, mentre l'attendente scivolava alle spalle di Rhea agguantandola alla vita e tentando di baciarle il collo.
Rhea si irrigidì e mandò un grido soffocato. Mi fissò e io di rimando gettai un'occhiata a Muhatal...non ancora. Il giovane pareva dovesse esplodere. Deglutii.
-Nel deserto ho ricavato alcuni dati di un certo interesse sul ciclo produttivo della spezia che potrebbero interessare al governatore.
Rhea gridò di nuovo, era dietro di me, cosa le stavano facendo?
-Se i due Fremen sono di peso possiamo...eliminarli...
Il capitano continuava a scrutarmi, reggendosi il mento con una mano. Si avvicinò.
-Produzione di spezia, eh? E quello che hai trovato può essere così interessante da salvarti la vita?
-Il governatore non potrà che ringraziare adeguatamente chi gli recherà la notizia della mia scoperta... abbassai la voce sempre di più finché non divenne un sussurro. Il capitano si avvicinò ancora di più alla mia bocca... la brama!
Rimase per qualche secondo con gli occhi vitrei fissi sul mio volto, in attesa di un'ultima grande rivelazione.
-Sai cos'ho scoperto? Dune VIVE!
Affondai la lama del coltello, perforandogli il cuore. L'uomo si afflosciò al suolo, come un sacco vuoto. All'unisono Rhea diede una gomitata allo stomaco dell'attendente allontanandolo, ruotò su se stessa e gli sferrò un calcio al volto, fracassandolo mentre Muhatal lanciò il suo pugnale con grande perizia mandandolo a conficcarsi nella gola di uno degli uomini armati di fucile laser. L'ultimo superstite stava per sparargli in fronte ma nello scompiglio lo raggiunsi da dietro e gli spezzai il collo.
Silenzio.
Muhatal si lanciò verso l'ornitottero. Rhea mi si affiancò e mi poggiò una mano sulla spalla:
-Shai-Hulud cancellerà ogni traccia. Tutto questo movimento l'avrà sicuramente richiamato. Vieni, presto, prima che ci sorprenda!
In volo sull'ornitottero verso Arrakeen gettai lo sguardo al deserto sotto di noi. Un grande verme stava spalancando la sua enorme e terrificante bocca.


Per tutti i ribelli di Arrakeen io ora sono semplicemente 'L'Ecologo". Vivo nascosto e aiuto i Fremen a salvare il loro pianeta dallo sfruttamento, da chi vuole succhiargli linfa vitale. Operiamo nell'ombra, ma quanto duri sono i colpi che infliggiamo al Potere!
Si dice che Muad'Dib sia un profeta. Forse egli ha visto il nostro sentiero e ci ha lasciato in vita perché potessimo intraprenderlo con coraggio, sfidando la morte. Così ora io vivo con questo pianeta, per questo pianeta e la sua gente, i suoi vermi, la sua spezia. Come la maggior parte dei Fremen ribelli io credo che Muad'Dib sarà la nostra guida contro coloro che non rispettano la Vita, la guida verso la libertà ed ora...



'A questo punto, purtroppo, si interrompe il supporto di filo shiga. L'opera, come avete potuto constatare voi stessi, è di grande interesse storico. Alcuni tra i colleghi che hanno già visionato il documento hanno supposto che si tratti però di un falso, di un lacerto di un'opera letteraria più tarda rispetto all'epoca di Muad'Dib oppure contemporanea ad essa, ma di pura invenzione. Ulteriori studi permetteranno di formulare ipotesi più precise.
Nel frattempo continuano le ricerche della scrivente negli Archivi di Ix nella speranza di scovare altri frammenti di quest'opera o, come sarebbe altrettanto auspicabile, di altre testimonianze di quell'epoca straordinaria."

FINE
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Citazioni

Non puoi arrestare un'epidemia mentale. Da una persona all'altra, si moltiplica attraverso i parsec. E' contagiosa al punto che supera ogni ostacolo. Colpisce il lato più esposto, il luogo dove sono relegati i resti di altre epidemie consimili. Neppure Muad'Dib ha un antidoto. Le radici di questa epidemia sprofondano nel caos. Che ordine potrebbe mai arrivare fin laggiù?.

-- Scytale (Messia di Dune - cap.13 - pag.179 - Ed.Nord)