Nel seguente saggio Frank Herbert illustra dettagliatamente i concetti e le idee (soprattutto in ambito sociale e politico) che lo guidarono nella creazione del suo capolavoro, Dune.
L'articolo originale è apparso, sotto il nome di "Dangers of the Superhero", nella raccolta "The Maker of Dune", curata da Timothy O'Reilly. Dune Genesis, disponibile sul sito ufficiale DuneNovels.com, riproduce integralmente questo articolo, a parte i primi due capoversi.
Questa traduzione è stata pubblicata con il permesso della Herbert LLC, e può essere liberamente copiata e ridistribuita, per fini non commerciali.
La Genesi di Dune
Dune nacque da un concetto, inizialmente costituito da immagini perlopiù vaghe, che presero forma in circa sei anni di ricerche ed un anno e mezzo di scrittura. La storia rimase tutta nella mia testa, finchè non apparve sulla carta così come la scrissi.
Come si sviluppò? Concepii l'idea di un romanzo lungo, un'intera trilogia intesa come un unico libro sulle convulsioni messianiche che periodicamente investono la nostra società. Demagoghi, fanatici, truffatori, spettatori innocenti e non così innocenti -- tutti erano destinati a far parte del dramma. Questa decisione è diretta conseguenza della mia teoria secondo cui i supereroi sono disastrosi per l'umanità. Anche se trovassimo un vero eroe (chi o cosa sia non importa), la struttura del potere che viene a formarsi attorno ad una figura del genere finirebbe inevitabilmente nelle mani di esseri umani, esseri umani che commettono errori.
Da osservazioni personali ho concluso che, per quanto riguarda il potere politico/economico e la sua logica conseguenza, vale a dire la guerra, le persone tendono a delegare tutte le loro facoltà decisionali a qualsiasi leader che riesca ad innestarsi nel tessuto mitologico della società. Hitler, Churchill, Franklin Roosevelt, Stalin e Mussolini sono casi emblematici di questo meccanismo.
I miei esempi preferiti sono John F. Kennedy e George Patton. Entrambi si inserirono nello scintillante archetipo di Camelot, creando attorno a loro un'apparenza più grande della loro stessa vita. Ma anche la più distratta delle osservazioni ci rivela che nessuno dei due fu al di sopra della vita. Essendo comunque degli esseri umani, ognuno di loro fu un gigante dai piedi di argilla.
Questa, quindi, fu una delle mie tematiche principali in Dune: non rassegnate acriticamente tutte le vostre facoltà decisionali alle persone al potere, a prescindere da quanto ammirevoli possano sembrare. Appena sotto la facciata dell'eroe troverete un essere umano, che compie errori umani. Sorgono enormi problemi, quando degli errori umani vengono commessi sulla scala d'azione di cui dispone un supereroe. Inoltre, in certi casi si finisce in un altro problema. E' infatti dimostrabile che la struttura del potere tende ad attirare individui desiderosi di acquisire potere per il puro gusto di averlo, e che molti di essi sono persone non molto equilibrate -- pazzi, in una parola.
Questo fu dunque l'inizio. Gli eroi sono dannosi, i supereroi sono una catastrofe. Gli errori dei supereroi coinvolgono troppi di noi in disastri.
Personalmente considero i sistemi stessi come pericolosi. Sistematico è una parola mortale. I sistemi si generano con i loro creatori umani, con persone che li utilizzano. I sistemi prendono il sopravvento e continuano, continuano a fare danni. Sono come un'onda anomala che inghiotte qualsiasi cosa lungo il suo cammino. Qual è la loro origine?
Tutte queste idee contengono elementi di intenso dramma e di intrattenimento -- ed io, prima di tutto, appartengo al business dell'intrattenimento. E' molto importante trasmettere dei messaggi con le proprie opere, ma non è l'ingrediente fondamentale per garantirsi un ampio pubblico di lettori. Certo, in Dune sono presenti delle analogie con eventi di attualità -- corruzione e tangenti che intaccano le più alte istituzioni, intere forze di polizia in mano al crimine organizzato, agenzie di controllo sopraffatte dalle persone che dovrebbero essere controllate. La scarsità di acqua su Dune è un'esatta analogia della scarsità di petrolio ai giorni nostri. La CHOAM è l'OPEC.
Ma questo fu solo l'inizio.
Mentre questo concetto era ancora vivido nella mia mente, mi recai a Florence, nell'Oregon, per scrivere un articolo sul progetto del Dipartimento di Agricoltura Statunitense (USDA - US Department of Agriculture). Lo USDA stava sperimentando dei metodi per controllare le dune di sabbia costiere (ed altri tipi di dune). Avevo già scritto diversi articoli su questioni ecologiche, ma la mia teoria del supereroe mi instillò il presentimento che l'ecologia avrebbe potuto essere il nuovo stendardo per demagoghi ed eroi da operetta, per gli assetati di potere e per quelli pronti a cercare scariche di adrenalina in una nuova crociata.
La nostra società, dopotutto, fa leva sulla colpa, che spesso serve solo a nascondere il suo funzionamento reale e prevenire soluzioni ovvie. L'eccitamento da adrenalina può indurre assuefazione come ogni altro tipo di droga.
L'ecologia, in ogni caso, risponde ad un'esigenza reale, ed il progetto di Florence alimentò il mio interesse su come ci imponiamo sul nostro pianeta. Iniziai ad intravedere la forma di un problema globale, le cui parti erano tutte interconnesse tra loro -- ecologia sociale, ecologia politica, ecologia economica. La lista potrebbe continuare all'inifinito.
Perfino dopo tutto il lavoro di ricerca e di scrittura che ho fatto, trovo delle allusioni attuali di questo problema nelle religioni, nelle teorie psicanalitiche, nella linguistica, nell'economia, nella filosofia, nella botanica, nella chimica del suolo e nei metalinguaggi dei feromoni. Un nuovo campo di studi nasce da questa deduzione, come uno spirito evocato dal calderone di una fattucchiera: la psicologia delle società planetarie.
Tutto questo portò ad una profonda rivalutazione del mio concetto originale. Inizialmente ero pronto, come chiunque altro, a cadere nello stesso errore, a cercare il colpevole e punire i peccatori, a diventare perfino un nuovo leader. Sentivo che niente mi avrebbe dato più soddisfazione del cavalcare il destriero del giornalismo in una crociata, pubblicando il libro che avrebbe raddrizzato gli antichi torti.
La rivalutazione sollevò domande inquietanti. Ora credo che l'evoluzione, o l'involuzione, non finisca mai, che nessuna civiltà abbia mai raggiunto un apice assoluto, e che tutti gli esseri umani non siano uguali. Ritengo infatti che la creazione di astratti egualitarismi porti con sé una caterva di ingiustizie, che ricade sui sostenitori dell'uguaglianza. Una giustizia equa e delle opportunità eque sono ideali a cui dovremmo cercare di tendere, ma dovremmo anche ricordarci che gli umani amministrano questi ideali, e che tutti gli umani non hanno uguali capacità.
La rivalutazione mi insegnò a procedere con cautela. Mi avvicinai al problema con trepidazione. Sicuramente, secondo i nostri standard più permissivi, c'era un mare pieno di obbiettivi visibili, una pletora di cieco fanatismo e bieco opportunismo a cui lanciare l'amo.
Ma come ci siamo ridotti in questo stato? Quali sono le condizioni che, per esempio, creano un Nixon? Che parte recitano gli indifferenti nella creazione di un potente? Se un leader non può ammettere i propri errori, questi errori verranno insabbiati. Chi dice che i nostri leader debbano essere perfetti? Chi gli mette in testa quest'idea?
Inizia la fuga. In musica, la fuga è solitamente basata su un singolo tema che viene suonato in diversi modi. Ogni tanto ci sono delle voci libere che si esibiscono in virtuosismi impressionanti lungo gli intermezzi.
Possono anche esserci temi secondari e contrasti nell'armonia, nel ritmo e nella melodia. Nel momento in cui una singola voce introduce il tema principale, comunque, tutti questi elementi vengono armonizzati in un singolo insieme.
Quali furono i miei strumenti in questa fuga di tipo ecologico? Immagini, conflitti, elementi che si ritorcono contro di loro e si trasformano in qualcosa di completamente diverso, figure mitiche e strane creature dalle profondità del nostro inconscio collettivo, prodotti della nostra evoluzione tecnologica, i nostri desideri e le nostre paure umane.
Potete immaginarvi il mio stupore quando venni a sapere che John Schoenherr, uno dei più famosi artisti ed illustratori di ambienti selvaggi, aveva vissuto con le mie stesse immagini in testa. La gente stenta a credere che John ed io non ci consultammo mai prima della realizzazione delle sue illustrazioni per Dune. Vi assicuro che i suoi disegni furono una splendida sorpresa per me.
I Sardaukar appaiono come le pietre scolpite dalle intemperie di Dune. La pancia del Barone potrebbe assorbire un pianeta intero. Gli ornitotteri sono insetti che predano sul terreno. I vermi della sabbia sono dei teredinidi mostruosamente cresciuti. Stilgar ci fulmina con uno sguardo da stregone.
Ciò che mi soddisfa, in particolare, è vedere i temi intrecciati, le immagini in relazione tra loro come nella fuga di un'opera musicale, che suona esattamente nello stesso modo in cui Dune prese forma.
Come in una litografia di Escher, ho coinvolto me stesso in tematiche ricorrenti che finiscono per trasformarsi in paradossi. Il paradosso centrale riguarda la visione umana del tempo. Cosa si può dire del dono della prescienza di Paul -- la fissazione presbiteriana? L'Oracolo di Delfi deve impegolarsi in una rete di predestinazione, affinché possa predire il futuro. Eppure la predestinazione è l'antitesi della sorpresa e, di fatto, configura un universo matematicamente delimitato, i cui confini sono sempre inconsistenti ed incontrano sempre l'indimostrabile. E' come un koan, un aforisma Zen. E' come Epimenide di Creta quando afferma "Tutti i cretesi sono bugiardi".
Ogni passo descrittivo che muovete per limitare il problema porta la vostra visione verso l'esterno, in un universo sempre più grande all'infinito, e verso l'interno, in un universo sempre più piccolo all'infinito. Non importa quanto finemente riusciate a suddividere il tempo e lo spazio, ogni piccola divisione contiene al suo interno l'infinito.
Ma questo implicherebbe la possibilità di tagliare linearmente il tempo, aprirlo come un frutto maturo, e vederne le connessioni sequenziali. Potreste essere prescienti, predire accuratamente. Predestinazione e paradosso, ancora una volta.
Il difetto di questo ragionamento deve essere insito nei nostri metodi di descrizione, nei linguaggi, nelle reti sociali del significato, nelle strutture morali, nelle filosofie e nelle religioni, che insieme convogliano limiti intrinseci laddove, in realtà, non esistono. Paul Muad'Dib, dopo tutto, dice la stessa cosa in più occasioni nel corso di Dune.
Volete una predizione assoluta? Allora volete solo l'oggi, e rifiutate il domani. Siete conservatori fino al midollo. State cercando di trattenere il movimento in un universo che muta continuamente. Il verbo essere ci rende tutti idioti.
Naturalmente ci sono altri temi ed intermezzi di fuga in Dune e nella trilogia. Nel Messia di Dune viene suonata una classica inversione di tema. I Figli di Dune espande invece il numero di temi che suonano tra di loro. Mi rifiuto, comunque, di fornire altre risposte a questo complesso miscuglio. Ciò fa parte della struttura della fuga. Trovatevi da soli le vostre soluzioni. Non guardatemi come se fossi il vostro leader.
Vi consiglio indubbiamente un po' di cautela, che non deve però trasformarsi nel terrore che blocca ogni movimento. Siate malleabili. E quando qualcuno vi chiede se state per fondare una nuova religione, fate come faccio io: scappate a a gambe levate.
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Traduzione: Rymoah
Altri Link
- Brano in lingua originale (apparso originariamente sul sito ufficiale di Dunenovels.com).