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SPECIALE: Le fonti pseudostoriche del Ciclo di Dune

Rymoah

SPECIALE: Le fonti pseudostoriche del Ciclo di Dune 

Luca Mariot


Scrivere la storia è soprattutto un procedimento di distrazione.

La maggior parte dei resoconti storici distolgono l'attenzione

dalle influenze segrete che stanno dietro ai grandi eventi.

Il bashar Teg

Introduzione 

La caratteristica fondamentale del Ciclo di Dune scritto da Frank Herbert è, senza ombra di dubbio, il fatto di non essere una semplice serie di romanzi di fantascienza, ma la rappresentazione di un vero e proprio mondo immaginario. A contorno di trame complesse dagli echi quasi shakesperiani, l'autore ha affrescato un intero universo letterario tratteggiandone la cultura, l'ecologia, la filosofia, la scienza e la religione. Un universo ambientato in un'era remotissima rispetto alla nostra, oltre 20000 anni nel futuro (ricordiamo che l'anno 10191, dal quale prende avvio la trama del primo romanzo del Ciclo, è da intendersi dopo la fondazione della Gilda Spaziale, e corrisponde all'incirca al nostro 21267 d.C.). Eppure, pur trattandosi di racconti di un futuro lontanissimo, leggendo i libri dell'Esalogia si ha la netta impressione di avere a che fare con testi storici, cioè narranti eventi passati: è come se il narratore fosse a sua volta uno storiografo di un'epoca posteriore a quella delle vicende riportate nei libri. Per dirla con le parole di O'Reilly nella sua monografia Frank Herbert, insomma,

Eroismo, leggenda, filosofia--Dune ha tutti questi elementi, inseriti con maestria nella visione di un futuro che quasi si potrebbe credere già accaduto, una storia rapita dal posto che le spetta di diritto millenni prima. (p. 1)

Quali sono gli elementi narrativi della Saga di Dune che contribuiscono a dare questa impressione di storicità (o meglio, di pseudostoricità) al lettore? Possiamo evidenziarne almeno tre:

Da questo elenco sommario si può quindi intuire quanto i romanzi di Dune siano pesantemente influenzati da fonti pseudostoriche. A questo punto, prima di dedicarci alla loro analisi, occorre specificare chiaramente cosa intendiamo per “pseudostoria”. Di nuovo, il Ciclo di Dune induce tre livelli di interpretazione di questo termine:

Ora che sono stati delineati chiaramente i preliminari necessari, possiamo addentrarci nel vivo di questo speciale. Le sei sezioni seguenti contengono una panoramica delle fonti pseudostoriche di ciascun romanzo dell'Esalogia di Dune, analizzate secondo i livelli di interpretazione descritti sopra. Ovviamente, avvisiamo chi ancora non ha letto i libri della presenza di spoiler (anticipazioni sulle trame). 

NOTA: i numeri di pagine delle citazioni fanno tutti riferimento alla nuova edizione Fanucci del Ciclo di Dune.

 

Dune

Copertina Dune

Il primo volume dell'Esalogia può essere ben considerato, insieme all'Imperatore-dio di Dune, come il romanzo che presenta la più alta uniformità di fonti pseudostoriche: tutte le opere da cui sono tratte le epigrafi di inizio capitolo sono state scritte dalla Principessa Irulan, la figlia primogenita dell'Imperatore Padishah Shaddam IV, che compie solo una breve apparizione verso la fine del primo libro. Irulan, quindi, può essere ritenuta a tutti gli effetti la narratrice dei fatti descritti in Dune. La quantità impressionante di opere storiografiche redatte da Irulan (se ne contano diciotto distinte) sono quasi tutte incentrate sulla figura di Paul Muad'Dib.

Ovviamente, essendo stati scritti dopo i cosiddetti Fatti di Arrakis del 10191-10193, i libri di Irulan hanno contribuito in buona misura alla creazione del mito di Muad'Dib, il Kwisatz Haderach e nuovo Imperatore dell'Universo Conosciuto. Occorre però fare una distinzione importante sullo scopo di queste opere: dopo l'ascesa di Paul al Trono del Leone Dorato, diversi testi vennero divulgati nell'Impero sotto l'egida del Quizarato, per diffondere il culto religioso di Muad'Dib; in questo filone rientra, per esempio, la Guida del Pellegrino di Arrakis contenuta nella “Strada per Dune” (racconto breve che non fa parte dell'Esalogia, e che è stata pubblicata in un'omonima antologia di Herbert). A differenza dei testi di propaganda religiosa, però, i libri di Irulan studiano la figura di Muad'Dib da un punto di vista strettamente storico e umano. Di seguito viene riportato un breve resoconto di quelli più significativi.

Il Manuale di Muad'Dib è essenzialmente una biografia di Paul Atreides. Gli stralci riportati nelle epigrafi comprendono il celebre incipit (“All'Inizio, è indispensabile porre ogni attenta cura nello stabilire i più esatti equilibri”, adattata anche nel film di Lynch), in cui vengono date delle informazioni essenziali di carattere cronologico e geografico per collocare storicamente la figura di Muad'Dib:

... nell'intraprendere lo studio della vita di Muad'Dib, conviene per prima cosa collocarlo esattamente nel suo tempo: egli nacque nel cinquantasettesimo anno dell'imperatore Padiscià Shaddam IV. Cura ancora maggiore va usata nel collocare Muad'Dib nel suo giusto luogo: il pianeta Arrakis. Non ci si deve lasciar ingannare dal fatto che egli sia nato su Caladan e vi abbia trascorso i primi quindici anni. Arrakis, il pianeta noto come Dune, è la sua patria, per sempre. (p. 23)

Sono presenti anche degli aneddoti sull'arrivo di Paul su Arrakis, come per esempio la scoperta dell'iscrizione sul campo di atterraggio di Arrakeen (“Oh, tu che sai quanto soffriamo, qui, non dimenticarci nelle tue preghiere”, un avviso dalle sembianze quasi dantesche), oppure il primo incontro con gli abitanti della capitale, quando iniziarono a pronunciare i termini “Mahdi” e “Lisan al-Gaib”:

Il primo giorno che Muad'Dib percorse le vie di Arrakeen con la famiglia, alcuni di quelli che incontrò lungo la strada, ricordando la leggenda e la profezia, si azzardarono a gridare “Mahdi!”. Ma le loro grida erano più una domanda che una affermazione, poiché essi potevano soltanto sperare che egli fosse colui che era stato annunciato come il Lisan al-Gaib, la Voce di un Altro Mondo. La loro attenzione era stata attirata anche dalla madre, perché avevano sentito che era una Bene Gesserit, ed era evidente ai loro occhi che anch'essa era un Lisan al-Gaib. (p.150)

Le Cronache familiari di Muad'Dib contengono una descrizione della famiglia di Paul, in particolare del Duca Leto, di Lady Jessica e di Alia. Nelle epigrafi che compaiono nel corso del romanzo emerge la figura tragica del Duca, inesorabilmente condannato a morire su un pianeta deserto lontano dal suo mondo natale. Un destino che, tuttavia, Leto accetta per garantire la sopravvivenza di suo figlio:

Si dice che il Duca Leto abbia chiuso gli occhi davanti ai pericoli di Arrakis e che si sia precipitato sconsideratamente verso l'abisso. Non sarebbe più giusto affermare che era vissuto così a lungo a contatto con i più gravi pericoli da non poter più valutare un cambiamento nella loro intensità? O non è forse possibile che abbia sacrificato deliberatamente se stesso per consentire a suo figlio una vita migliore? Tutto sta a indicare, del resto, che il Duca non era un uomo che si lasciasse ingannare facilmente. (p. 123)

La Storia di Muad'Dib per bambini è una sorta di biografia adattata per scopi pedagogici. Le epigrafi che riportano citazioni di quest'opera enfatizzano per esempio le amicizie del giovane Paul, mentre condannano senza appello il tradimento del Dr. Yueh (“Yueh! Yueh! Yueh!” dice il ritornello. “Mille morti non sarebbero abbastanza per Yueh!”, p. 97). Sono presenti, inoltre, anche delle massime di carattere prettamente educativo (come per esempio “All'età di 15 anni aveva già imparato il silenzio”, p. 342).

Accanto a queste opere, altre epigrafi di Dune referenziano ulteriori scritti della Principessa Irulan di carattere più filosofico o artistico, come per esempio la Saggezza di Muad'Dib e i Canti di Muad'Dib, oppure di carattere enciclopedico, come il Dizionario di Muad'Dib. Vengono citati, infine, alcuni libri non dedicati alla figura di Paul, come Nella mia casa paterna, un resoconto sulla vita di Irulan durante la sua giovinezza alla corte imperiale di Kaitain, con diversi dettagli biografici sul padre Shaddam IV.

Dune si differenzia dagli altri volumi dell'Esalogia anche per la presenza delle appendici, già citate nell'introduzione di questo speciale. Una vera e propria guida condensata agli aspetti ecologici, religiosi e culturali dell'ecumene duniano, le appendici possono essere considerate a loro volta dei documenti (o estratti di documenti) in-universe.

L'ecologia di Dune è un resoconto della vita di Pardot Kynes, il primo Planetologo di Arrakis, colui che organizzò la trasformazione ecologica di Dune da pianeta deserto a mondo rigoglioso. Al suo interno vengono narrati gli eventi che portarono Kynes a guadagnarsi la fiducia dei Fremen, e gli esperimenti condotti dall'Ecologo Imperiale per comprendere il complesso ecosistema desertico esistente e per modificarlo, al fine di renderlo più ospitale per la vita umana.

La religione di Dune descrive come si sono formati i vari culti religiosi nell'Impero. In questa appendice vengono ripercorsi più di 20000 anni di storia umana, e vengono descritti i fattori principali che hanno contribuito a plasmare le fedi dell'ecumene duniano: la diffusione dei viaggi spaziali, il Jihad Butleriano (la crociata contro le macchine pensanti, dalla quale scaturì il comandamento “Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo”) e infine la Commissione dei Traduttori Ecumenici, dalla quale nacque la Bibbia Cattolica Orangista, il testo religioso più importante dell'Universo di Dune.

La relazione sui motivi e i propositi del Bene Gesserit è un documento redatto dagli agenti di Lady Jessica subito dopo i Fatti di Arrakis, di cui l'appendice III costituisce un estratto dal sommario. Questa relazione approfondisce l'obbiettivo del Bene Gesserit di ottenere il Kwisatz Haderach, e commenta i vari errori commessi dalla Sorellanza nel gestire il caso di Paul Muad'Dib.

L'Almanacco en-Ashraf è un estratto di alcune brevi biografie di membri delle Grandi Case, tra cui l'Imperatore Padishah Shaddam IV, il Duca Leto Atreides, Lady Jessica, Lady Alia, il Barone Vladimir Harkonnen, il Conte Hasimir Fenring e il Conte Glossu Rabban. Proprio in questa appendice abbiamo il primo esempio nell'Esalogia di revisionismo storico in-universe, con l'accenno alla Pseudostoria dei Corrino (secondo la quale fu Hasimir Fenring ad assassinare il padre di Shaddam, Elrood IX).

La Terminologia dell'Impero è un glossario contenente i termini più utilizzati nella cultura dell'Impero. Si tratta, probabilmente, dell'appendice più utile per capire i vari riferimenti culturali a cui Herbert si è ispirato nella creazione del suo mondo immaginario. È altresì possibile che questa Terminologia faccia parte di un altro documento pseudostorico, come per esempio il Dizionario di Muad'Dib citato precedentemente.

La Carta di Dune costituisce, infine, l'unico riferimento di tipo cartografico di tutta l'Esalogia, con la mappa polare di Arrakis. Anche in questo caso si nota come la cartina sia un'opera posteriore agli eventi narrati nel primo romanzo, dato che le Note Cartografiche incluse menzionano alcuni luoghi con il nome acquisito dopo i Fatti di Arrakis (per esempio il Monte Idaho e l'Altare del Teschio di Leto).

 

Messia di Dune 

Copertina Messia di Dune

Se in Dune l'intento era quello di delineare e costruire la leggenda di Muad'Dib, il Messia di Dune mostra l'epilogo tragico di questo mito (nel saggio La Genesi di Dune lo stesso Frank Herbert, usando una metafora musicale, spiega che il secondo romanzo dell'Esalogia suona “una classica inversione di tema”). Il potere della prescienza non permette a Paul di fermare una terribile Jihad scatenata in suo nome, che nell'arco dei dodici anni del suo governo provoca decine di miliardi di morti. Allo stesso modo, attorno al nuovo Imperatore si viene a creare un'immensa struttura di potere e di burocrazia che corrompe la sua visione originale del futuro (basta solo pensare al Quizarato, il clero di Muad'Dib).

Per quanto riguarda le fonti pseudostoriche, il secondo romanzo si apre con la Dedica all'Indice di Muad'Dib, dove viene rimarcata la natura umana di Muad'Dib e di sua sorella Alia, e con un ampio estratto da Muad'Dib. Un'analisi storica scritta da Bronso di Ix. In questo brano lo storiografo ixiano esamina per sommi capi le cause che permisero al fenomeno Muad'Dib di emergere come nuovo Imperatore: l'addestramento Bene Gesserit e Mentat, l'evoluzione in Kwisatz Haderach e soprattutto la conquista del pianeta Arrakis, l'unica fonte conosciuta della spezia melange, con la quale Paul riuscì a mettere in scacco tutte le forze principali dell'Impero. Nella seconda parte dell'estratto vengono invece descritti i fattori che determinarono la caduta di Muad'Dib, con la presentazione di due correnti di pensiero distinte. Secondo la prima, che Bronso sembra avallare, il vantaggio principale della prescienza di Paul era anche il suo più grande difetto, come riassunto concisamente in questa frase:

Noi sappiamo che un simile istante di potenza suprema portava in sé il germe del suo annientamento, e possiamo dedurne una sola cosa: qualunque capacità di preconoscenza assoluta, e precisa, è mortale. (p. 8)

La seconda teoria è invece di carattere più pragmatico, dato che individua come causa principale le organizzazioni che cospirarono contro Muad'Dib: la Gilda Spaziale, il Bene Gesserit e il Bene Tleilax. Viene anche evidenziato il ruolo che giocarono i Tarocchi di Dune della Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam, in grado di confondere i poteri profetici di Paul. Sicuramente, quest'opera suscitò l'ira del Quizarato, che censurò il libro ed imprigionò l'autore, condannandolo in seguito a morte come eretico (altro caso, quindi, di revisionismo storico in-universe). Curiosamente, in tutte le edizioni italiane manca un estratto dell'interrogatorio che Bronso sostenne nel braccio della morte, dove si nota chiaramente con quale facilità e scioltezza il Quizarato fosse in grado di aggirare il potere politico dello stesso Muad'Dib. Questo estratto compare come introduzione al secondo romanzo dell'Esalogia in tutte le edizioni americane dopo il 1975.

A livello di epigrafi, Messia di Dune presenta sicuramente una più ampia varietà di fonti pseudostoriche rispetto al primo romanzo dell'Esalogia, a riflettere i molteplici punti di vista delle varie organizzazioni che presero parte al complotto contro Muad'Dib. Così, ecco che appaiono citazioni estratte da documenti della Gilda Spaziale (per esempio il terzo capitolo della Guida dei Navigatori, dedicata all'analisi del potere politico basato sugli oracoli), oppure del misterioso Bene Tleilax, un ordine di ingegneri genetici che, veniamo a conoscenza all'inizio del romanzo, perseguono come le Bene Gesserit un progetto per la produzione di un loro Kwisatz Haderach.

Non mancano ovviamente delle citazioni di opere scritte dall'entourage di Muad'Dib: il seguente passo, incluso nelle Cronache di Stilgar, evidenzia un passo di un discorso tenuto da Paul al Collegio di Guerra, che descrive il particolare warfare dell'ecumene duniano (e che riecheggia il clima da guerra fredda degli anni in cui Frank Herbert scrisse questo romanzo):

L’avvento dello scudo a campo di forza, della pistola laser, e della loro interazione esplosiva, mortale sia per l’aggressore che per l’aggredito, fu all’origine dell’attuale evoluzione della tecnologia delle armi. Non approfondiremo qui il ruolo particolare delle atomiche. E ben vero che il fatto che ogni Famiglia del nostro Impero sia in grado di distruggere con le sue atomiche le basi planetarie di una cinquantina o più di altre Famiglie è fonte di un certo nervosismo. Ma noi tutti disponiamo, a titolo cautelativo, di piani per le rappresaglie più distruttive. La Gilda e il Landsraad sono i freni che tengono sotto controllo questa forza. No. Quello che più ci preoccupa è lo sviluppo di certi esseri umani da impiegarsi come armi speciali. E questo un campo che, sotto la spinta di alcune potenze, potrà assumere dimensioni virtualmente illimitate. (p. 41) 

Sono presenti anche delle citazioni in cui traspare l'esasperazione di Paul per il mito e la religione creatasi attorno alla sua figura, come riporta questa epigrafe tratta dal Libro delle Diatribe contenuto nelle Cronache di Hayt:

Ne ho abbastanza della divinità e dei sacerdoti! Mi credete incapace di veder chiaro attraverso il mito che mi circonda? Hayt, consulta ancora una volta i tuoi dati. I miei riti hanno invaso perfino i più elementari atti dell’uomo. La gente mangia nel nome di Muad’Dib! Fa all’amore in mio nome! Nasce in mio nome! ...Perfino, attraversa la strada in mio nome! Non rizzano una trave sul tetto più miserabile di Gangishree senza invocare la benedizione di Muad’Dib! (p. 154)

Il Messia di Dune si chiude infine con l'Inno del ghola, probabilmente scritto dallo stesso Hayt (il ghola di Duncan Idaho, che alla fine del romanzo riacquista i ricordi della sua precedente vita), che può essere considerato come una sorta di epitaffio dedicato a Muad'Dib e alla sua decisione di autoesiliarsi nel deserto.

Nessun funerale distillante e acre di fumo per Muad‘Dib,

 Nessun rintocco di campane, né riti solenni

Per salvare il suo spirito dalle avide ombre.

Lui è il folle, il santo,

Lo straniero dorato che vive per sempre

Sull’orlo della ragione.

Abbassa la tua guardia, ed eccolo!

La sua pace cremisi, il suo sovrano pallore

Penetrano il nostro universo lungo trame profetiche.

Dalle sue occhiaie spente... là!

Fuori da una giungla di stelle scintillanti,

Misterioso, mortale, un oracolo senz’occhi,

Strumento di profezie, la cui voce non muore mai!

Shai-hulud l’aspetta sulla sabbia

Dove le coppie camminano e fissano, guardandosi negli occhi,

Il languore delizioso dell’amore.

Lui avanza a lunghi passi nelle caverne del tempo,

Seminando la pazzia dei suoi sogni. (p. 278)

 

I Figli di Dune 

Copertina Figli di Dune

I Figli di Dune, con cui si conclude la prima parte dell'Esalogia, chiude definitivamente l'era di Muad'Dib. Paul Atreides ha abdicato volontariamente al suo trono e si è addentrato nel deserto al termine del secondo romanzo, ma la struttura di potere, la burocrazia e la religione nate durante il suo impero gli sono sopravvissute, grazie alla reggenza della sorella Alia. I figli di Paul e Chani, Leto II e Ghanima, posseggono gli stessi poteri del padre e si trovano loro malgrado al centro di ulteriori complotti volti a destabilizzare l'attuale Impero Atreides. Nel corso del romanzo Leto passerà attraverso l'agonia di spezia, che gli permetterà di vedere il futuro che suo padre rifiutò di seguire: il Sentiero Dorato, l'unica possibilità di sopravvivenza per il genere umano. Tutte le azioni seguenti di Leto, come la sua fusione con le trote della sabbia per diventare un ibrido immortale uomo-verme, sono quindi mirate a distruggere ciò che è stato fatto in nome di Muad'Dib (compresa la trasformazione ecologica di Arrakis, che era già a buon punto), per posizionare l'umanità su questo nuovo corso di eventi.

Come di consueto, le fonti pseudostoriche che vengono interpolate nella narrazione del romanzo sono state scritte in un'epoca posteriore agli eventi a cui si riferiscono, nella fattispecie dopo l'ascesa al Trono del Leone Dorato di Leto II, avvenuta nel 10217 D.G. Nella varietà ancora più alta rispetto a quella del Messia di Dune di opere citate nelle epigrafi, spiccano sicuramente i libri di Harq al-Ada, il Perturbatore dell'Assuefazione. Harq al-Ada è il nome Fremen dato da Leto II a Farad'n Corrino, ultimo discendente dell'antica dinastia imperiale che venne spodestata dagli Atreides. Al termine degli avvenimenti narrati nei Figli di Dune Leto II concede a Farad'n la qualifica di Scriba Reale, facendolo diventare di fatto storiografo ufficiale del nuovo impero.

Tra le quindici opere di Harq al-Ada referenziate nel terzo romanzo, particolare interesse riveste la riflessione epistemologica sul potere profetico di Muad'Dib contenuta nelle Lezioni sulla prescienza, come testimonia questa epigrafe in cui viene chiamata in causa addirittura la Teoria della Relatività:

O abbandoniamo la Teoria della Relatività, da molti anni onorata, oppure non crediamo più di poterci impegnare in lunghe, accurate predizioni del futuro. In verità, la conoscenza del futuro solleva una miriade di domande alle quali non si può rispondere secondo le usuali convenzioni, a meno che, primo, non proiettiamo un Osservatore fuori del Tempo e, secondo, non annulliamo tutti i movimenti. Se accettiamo la Teoria della Relatività, è dimostrato che, se vogliamo evitare errori, il Tempo e l’Osservatore devono restare immobili l’uno rispetto all’altro. Questo sembrerebbe voler dire che è impossibile, per quanti sforzi facciamo, predire esattamente il futuro. Come possiamo, dunque, spiegare la continua ricerca di questa meta assurda da parte di valenti scienziati? E come possiamo spiegare Muad’Dib? (p. 69)

Nella Catastrofe di Dune, invece, sono riportate delle considerazioni sull'enigma ecologico rappresentato da Arrakis. La seguente epigrafe, per esempio, allude al fallimento del primo tentativo dei Fremen di trasformare l'ecosistema del loro pianeta:

Esistono ovviamente influenze di ordine più elevato in ogni sistema planetario. Ciò è stato spesso dimostrato quando s’introducono specie viventi terricole su un pianeta appena scoperto. In tutti i casi osservati, la vita in ambienti analoghi si adatta sviluppando forme sorprendentemente simili. Questa somiglianza di sviluppo ha un significato che va ben oltre le forme stesse; essa rivela una vera e propria organizzazione per la sopravvivenza, e una stretta relazione fra i vari tipi di organizzazione. Le ricerche compiute dagli uomini su quest’ordine della natura e la nicchia dell’umanità al suo interno rappresentano una profonda necessità. Queste ricerche, però, possono degenerare in un eccessivo aggrapparsi alla conservazione e all’uniformità. E questo si è sempre dimostrato fatale per l’intero sistema. (p. 406)

Vengono inoltre citati brani di opere dello Scriba di carattere strettamente storico, come il seguente passo della Biografia di Leto II:

Il bimbo che si rifiuta di viaggiare nella bardatura del padre, questo è il simbolo della più singolare capacità dell’uomo. “Io non devo essere ciò che mio padre è stato. Io non devo obbedire alle regole di mio padre o persino credere in tutto ciò che lui credeva. È la mia forza come essere umano quella di poter compiere le mie scelte su ciò che debbo o non debbo credere, su che cosa essere o non essere.” (p. 509)

Oltre agli scritti di Harq al-Ada, tra le fonti delle epigrafi dei Figli di Dune occupano un posto particolare le Lettere e i Discorsi del Predicatore ad Arrakeen. Il Predicatore altri non è che Paul, ritornato dal suo eremitaggio nel deserto sotto mentite spoglie, per diffondere i veri insegnamenti di Muad'Dib, e per incitare la gente a ribellarsi contro il clero del Quizarato e la Reggenza di Alia, istituzioni oramai corrotte nel profondo. Diversi studiosi hanno visto nella figura del Predicatore un chiaro parallelismo con lo Zarathustra di Nietzsche (cfr. per esempio l'antologia di saggi Dune and Philosophy, curata da Jeffery Nicholas). Le epigrafi dedicate al Predicatore sono essenzialmente dei discorsi filosofici, come la seguente riflessione sulla natura del potere (tema, come sappiamo, molto caro a Herbert):

Questo è l’errore insito nel potere: in ultima analisi, esso è efficace soltanto in un universo assoluto, limitato. Ma la lezione fondamentale del nostro universo relativistico è che le cose cambiano. Ogni potere finirà sempre per incontrare un potere più grande. Paul Muad’Dib insegnò questa lezione ai Sardaukar sulla Pianura di Arrakeen. I suoi discendenti devono ancora imparare questa lezione. (p. 209)

Quest'altra epigrafe del Predicatore, invece, riecheggia la filosofia taoista (elementi della quale possono essere trovati anche nella cultura dei Zensunni, gli antenati dei Fremen):

La Chiesa e lo Stato, la ragione scientifica e la fede, l’individuo e la sua comunità, perfino il progresso e la tradizione: tutto ciò può essere conciliato negli insegnamenti di Muad’Dib. Egli c’insegnò che non esistono opposti intransigenti, fuorché nelle convinzioni degli uomini. Chiunque può scostare il velo del tempo. Voi potete scoprire il futuro nel passato o nella vostra stessa immaginazione. Facendo ciò, voi riconquistate la coscienza del vostro essere interiore. Allora saprete che l’universo è un insieme coerente e che voi siete indivisibili da esso. (p. 501)

Infine, accanto alle opere di Harq al-Ada, ai sermoni del Predicatore e a diverse altre opere pseudostoriche, nelle epigrafi dei Figli di Dune troviamo anche alcune spigolature con riferimenti al nostro mondo reale (come la citazione sulla libertà attribuita da al-Ada allo scrittore francese Louis Veuillot, vissuto nel XIX° secolo) oppure riguardanti l'Universo di Dune, come la seguente citazione della quinta edizione del Dizionario Reale:

Melange (melange, anche ma-lanj) sm, etimologia incerta si pensa derivi dall’antico terrestre Franzh; a) una mistura di spezie; b) spezia di Arrakis (Dune) con proprietà geriatriche osservate per la prima volta da Yanshuph Ashkoko, chimico della Real Casa sotto il regno di Shakkad il Saggio; c) melange di Arrakeen, si trova soltanto nelle più profonde sabbie del deserto di Arrakis, legato alle visioni profetiche di Paul Muad’Dib (Atreides), primo Mahdi dei Fremen; usato anche dai Navigatori della Gilda Spaziale e dal Bene Gesserit. (p. 29)

Da questa epigrafe scopriamo dunque che la spezia fu scoperta ben prima della formazione dell'Impero e della Gilda (quindi anche prima del Jihad Butleriano), poiché viene citata una “Real Casa” per cui lavorava il chimico Ashkoko, segno che la dinastia imperiale dei Corrino non si era ancora instaurata.


L'Imperatore-dio di Dune 

Copertina Imperatore-dio di Dune

Grazie alla quasi immortalità conferitagli dalla sua fusione con le trote della sabbia, Leto II ha imposto sull'Impero un periodo di pace di oltre tre millenni e mezzo. Arrakis è diventato un pianeta rigoglioso, e i vermi della sabbia si sono estinti. Di conseguenza, anche la produzione di spezia si è interrotta, e l'Impero sopravvive solo grazie alle ingenti riserve che L'Imperatore-dio ha accumulato in passato. Il Sentiero Dorato previsto da Leto è quasi all'apice della sua attuazione, e verrà portato a compimento da Siona, l'ultima discendente degli Atreides, e da un nuovo ghola di Duncan Idaho. I due libereranno l'Universo dalla tirannia di Leto uccidendolo, e reinnescando così il ciclo originario trota della sabbia-verme.

L'Imperatore-dio di Dune è sicuramente, tra tutti i sei libri del Ciclo, quello che più dà l'impressione di essere un testo storico. In effetti, si tratta di un vero e proprio compendio di fonti pseudostoriche scoperte circa 1500 anni dopo la morte di Leto (cioè nel periodo in cui sono ambientate le vicende degli ultimi due romanzi dell'Esalogia, Gli Eretici di Dune e La Rifondazione di Dune).

Il romanzo si apre con un discorso dell'archeloga Hadi Benotto in occasione della scoperta del deposito di Dar-es-Balat, una località di Rakis (il nuovo nome del pianeta Dune). All'interno di questo deposito, abilmente cammuffato da un non-globo ixiano, sono stati rinvenuti ulteriori volumi dei cosiddetti Diari Rubati, compilati dallo stesso Leto nel corso del suo impero millenario con l'ausilio di un dictatel (una macchina ixiana in grado di trascrivere il pensiero su carta riduliana).

L'intero romanzo si configura quindi come una lettura di questi diari appena scoperti, ragion per cui la quasi totalità delle epigrafi di inizio capitolo sono tratte da questi scritti. In particolare, possiamo individuare parecchie epigrafi dedicate alla riflessione sulle memorie ancestrali dell'Imperatore (ricordiamo che Leto II, come d'altronde suo padre Paul e Alia, possedeva le memorie sia dei suoi antenati maschili che femminili). Alcune di queste speculazioni, come per esempio quella riportata di seguito, fanno diretto riferimento alle teorie dell'inconscio collettivo di Jung:

Nessuno dubiti che io sono l'insieme dei nostri antenati, l'arena in cui mettono alla prova i miei momenti. Loro sono le mie cellule, e io sono il loro corpo. Questo è il favrashi di cui parlo: l'anima, l'inconscio collettivo, la fonte degli archetipi, il magazzino di tutti i traumi e di tutte le gioie. Io sono la scelta del loro risveglio. Il mio samadhi è il loro samadhi. Le loro esperienze mi appartengono! La loro conoscenza distillata è la mia eredità. Quei miliardi sono la mia unità. (p. 297)

Sempre attingendo da questa inesauribile fonte di esperienze umane, altre riflessioni riportate da Leto nei suoi Diari coinvolgono invece la nostra storia reale, come testimonia questa epigrafe in cui viene citato il sovrano assiro Ashurnasirpal. È interessante notare l'indovinello finale formulato dall'Imperatore-dio, che evidenzia l'alone di leggenda e mitologia che avvolge l'Epoca d'Oro della Vecchia Terra:

Il nostro antenato Assur-nasir-apli, che fu conosciuto come il piú crudele dei crudeli, s'impadroní del trono assassinando il padre e istituí il regno della spada. Le sue conquiste inclusero la regione del lago Urumia, che lo portò nel Commagene e nel Khabur. Suo figlio riceveva tributi dagli shuiti, da Tiro, Sidone, Gebel, e perfino da Jehu, figlio di Omri, il cui nome incuteva terrore alle moltitudini. Le conquiste che ebbero inizio con Assur-nasir-apli portarono le armate nella Media e successivamente in Israele, a Damasco, Edom, Arpad, Babilonia e Umlias. Qualcuno ricorda oggi questi nomi e questi luoghi? Vi ho dato indizi sufficienti: cercate di dire il nome del pianeta. (p. 150)

Nei Diari Rubati non mancano ovviamente anche delle considerazioni di filosofia politica, come nella seguente epigrafe in cui viene sottolineata la dannosità della burocrazia che si insinua in qualunque forma di governo (altro tema che Herbert ha analizzato in profondità nelle sue opere, e in particolare nel Ciclo di Dune):

I safari tra i ricordi ancestrali m'insegnano molte cose. I modelli. Ahhh, i modelli. I fanatici liberali sono coloro che mi turbano soprattutto. Diffido degli estremi. Gratta un conservatore e troverai qualcuno che preferisce il passato a qualunque futuro. Gratta un liberale e troverai un aristocratico. É vero! I governi liberali si sono sempre trasformati in aristocrazie. Le burocrazie tradiscono le vere intenzioni di coloro che formano simili governi. Fin dall'inizio, i piccoli individui che hanno formato i governi promettendo l'uguaglianza degli oneri sociali si trovano all'improvviso nelle mani dell'aristocrazia burocratica. Naturalmente, tutte le burocrazie seguono questo modello: ma che ipocrisia trovarlo anche sotto una bandiera comunizzata! Ahhh, bene: se i modelli m'insegnano qualcosa, è che i modelli si ripetono. Le mie oppressioni, in generale, non sono peggiori di tutte le altre; e quantomeno, io insegno una lezione nuova. (p. 189)

Oltre ai Diari, L'Imperatore-dio di Dune presenta anche alcune epigrafi provenienti dalla Storia Orale, la cosiddetta tradizione storica tramandata dalla religione sorta in seguito alla morte di Leto (il Culto del Dio Diviso). Sono inoltre presenti degli estratti di documenti inseriti direttamente dentro la narrazione, come il dialogo tra Siona e suo padre Moneo presa dal cosiddetto Frammento Welbeck, una fonte manoscritta attribuita alla stessa Siona. Sempre da questo frammento viene citata una lunga relazione redatta dalle Reverende Madri Syaksa, Yitob, Mamulut, Eknekosk e Akeli, in cui vengono fatte delle considerazioni sullo stato dell'Impero nell'anno 3508 del Signore Leto (quindi nel 13725 D.G.) Questo particolare estratto fa una panoramica sulle Ittiointerpreti (l'esercito femminile di Leto II), sull'economia, sui trasporti e su diversi altri aspetti della società dell'epoca. I dettagli e le informazioni riportate pongono questa relazione allo stesso livello di profondità delle appendici del primo romanzo. Ricordiamo anche, tra gli altri stralci di documenti storici riportati nell'Imperatore-dio di Dune, il Resoconto della Sorella Quintinius Violet Chenoeh, una Bene Gesserit inviata alla corte di Leto II che morì nel tentativo di diventare Reverenda Madre per incompatibilità con il melange. Questo estratto riveste una particolare importanza dal punto di vista pseudostorico nell'Universo di Dune, sia perché dalla figura di Chenoeh nacque uno dei culti più importanti dopo la Tirannia di Leto, sia perché questo documento è il primo a menzionare l'esistenza dei Diari Rubati.

L'Imperatore-dio di Dune si chiude con una relazione segreta di Hadi Benotto sui ritrovamenti di Dar-es-Balat. Si scopre che il Clero di Rakis ha imposto una massiccia opera di revisione e censura dei nuovi Diari rinvenuti dall'archeologa, perché diversi elementi sono in netto contrasto con la dottrina del Dio Diviso e con gli insegnamenti della Storia Orale: il quarto romanzo del Ciclo contiene, quindi, la testimonianza del caso più eclatante di revisionismo storico nell'Universo di Dune.

 

Gli Eretici di Dune 

Copertina Eretici di Dune

Un millennio e mezzo dopo la morte di Leto II, Dune (ora noto come Rakis) è tornato il pianeta desertico di un tempo, solcato ancora dai vermi delle sabbie. Il Sentiero Dorato previsto dal Tiranno si è attuato: l'umanità si è espansa ben oltre i confini del Vecchio Impero, andando a colonizzare perfino nuovi universi in un fenomeno noto come la Dispersione; gli innumerevoli discendenti di Siona e Duncan, grazie ai geni Atreides, sono invisibili ai cercatori prescienti. Allo stesso modo, il genere umano non dipende più solo da Rakis come fonte della melange, dato che il Bene Tleilax ha scoperto il modo di sintetizzarlo artificialmente. Le non-navi ixiane sono inoltre in grado di predire rotte sicure nel piegaspazio senza l'ausilio delle visioni dei navigatori della Gilda. Questo nuovo assetto politico-economico è però adombrato da una nuova minaccia: i figli della Dispersione stanno tornando nel Vecchio Impero, e insieme a loro le Matres Onorate, una sorta di controparte oscura del Bene Gesserit che schiavizza attraverso il sesso le popolazioni dei pianeti da loro conquistati. In questa situazione, il Bene Gesserit alleva un nuovo ghola di Duncan Idaho avendo in serbo dei piani precisi per lui, mentre il Clero di Rakis osserva una bambina di Keen, Sheeana Brugh, in grado di controllare i vermi delle sabbie...

A livello di epigrafi di inizio capitolo, Gli Eretici di Dune si distingue nell'Esalogia insieme ai Figli per la grande varietà di fonti pseudostoriche citate (più di 40 differenti). Il Bene Gesserit, essendo il “protagonista” delle vicende narrate nel romanzo, è senza dubbio l'organizzazione le cui opere sono più presenti nelle epigrafi.

Le Analisi del Bene Gesserit contengono delle osservazioni sulle Matres Onorate e sui popoli della Dispersione, riguardo ai quali nel Vecchio Impero si sa pochissimo. Nell'epigrafe riportata di seguito, per esempio, vengono messe in risalto la paura della stagnazione genetica e la disperata ricerca di spazi nuovi come cause della Dispersione:

Quali retaggi sociali si propagarono all’esterno insieme alla Dispersione? Conosciamo intimamente quei tempi. Conosciamo gli ambiti sia fisici che mentali. Gli Smarriti portarono con sé una consapevolezza ristretta soprattutto nei confini della mano d’opera e della strumentazione concreta. C’era un bisogno disperato di spazio dove espandersi sulla spinta del mito della libertà. La maggior parte non aveva imparato la lezione più profonda del Tiranno, che la violenza innalza da sé i propri confini. La Dispersione fu un movimento incontrollato e aleatorio interpretato con crescita (espansione). Era pungolato da una profonda paura (spesso inconscia) della stagnazione e della morte. (p. 233)

Gli Atti, le Argomentazioni e i Dibattiti sono invece dei frammenti scritti che esprimono o il punto di vista dell'intero Consiglio del Bene Gesserit, oppure quello di alcune sue componenti, come le Reverende Madri Taraza e Odrade. In questa epigrafe viene evidenziata la miopia della CHOAM (Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles), che ancora si aggrappa alla vetusta economia corporativa in auge più di 5000 anni prima nel Vecchio Impero:

Il fallimento della CHOAM? Molto semplice: ignorano il fatto che potenze commerciali più grandi aspettano ai margini delle loro attività, potenze che potrebbero inghiottirli come uno slig inghiotte spazzatura. É questa la vera minaccia della Dispersione... per loro e per noi tutti. (p. 152)

Negli Eretici di Dune fa anche la sua comparsa il cosiddetto Manifesto Atreides, un documento scritto dalla Reverenda Madre Odrade, probabilmente dietro direttiva della Missionaria Protectiva, in cui vengono criticate tutte le fedi religiose eccetto quella dei Tleilaxu. La seguente epigrafe ne rappresenta un estratto:

Questo è l’universo della magia che tanto sgomenta. Non ci sono atomi, soltanto onde e movimento tutt’intorno. Qui voi scartate tutte le credenze e le convinzioni che fanno da barriera alla comprensione. Mettete da parte la stessa comprensione. Questo universo non può essere visto, non può essere ascoltato, non può in nessun modo venir individuato con percezioni fisse. É il vuoto assoluto dove non esiste nessuno schermo preordinato sul quale si possano proiettare forme. Qui avete soltanto una consapevolezza, lo schermo dei maghi: l’Immaginazione! Voi siete i creatori dell’ordine, di sistemi e forme meravigliosi, un organizzatore del caos. (p. 360)

Il khel del Bene Tleilax, ignaro della reale provenienza di questo manifesto, decide di diffonderlo in lungo e in largo nel Vecchio Impero, senza rendersi conto del vero obbiettivo del Bene Gesserit: guadagnarsi la fiducia dei Tleilaxu, in modo da scoprire i misteri che avvolgono questa società segreta (e in particolare le loro vasche axlotl con cui crescono i ghola e fabbricano il melange artificiale).

Dar-es-Balat, il sito archeologico di Rakis in cui venne scoperta la non-camera di Leto II, è diventato nel frattempo un museo che ospita reperti risalenti fino all'epoca di Muad'Dib. L'Universo di Dune è mutato parecchio nel corso di oltre cinque millenni: questo spiega la comparsa di frammenti storici contenenti frasi che furono pronunciate da personaggi dei primi romanzi dell'Esalogia, come si può osservare in questa epigrafe tratta dalla Guida del Museo.

Questa stanza ricostruisce un pò il deserto di Dune. Il trattore della sabbia direttamente avanti a voi risale ai tempi degli Atreides. Raggruppati intorno ad esso, andando in senso orario da sinistra, vedete una piccola mietitrice, un trasportatore universale, una primitiva fabbrica di spezia e altre attrezzature di complemento. Ogni cosa è corredata da un’ampia spiegazione... Notate la citazione illuminata sopra questa grande teca: «GIACCHÉ SUCCHIERANNO L’ABBONDANZA DEI MARI E I TESORI DELLA SABBIA». Questa antica citazione religiosa veniva spesso ripetuta dal famoso Gurney Halleck. (p. 360)

Quella che segue è invece una descrizione di una teca del museo, in cui vengono rievocate le abitudini alimentari del primo Impero Atreides. Con la menzione del rilevatore di veleni viene anche accennata la paranoia della morte per avvelenamento che permeava la cultura delle Grandi Case dell'epoca:

La lunga tavola sulla destra è apparecchiata per un banchetto di lepre del deserto arrosto in salsa cepeda. Gli altri piatti, procedendo in senso orario a destra e dall’estremità opposta del tavolo, sono aplomage siriano, chukka sotto vetro, caffè al melange (notate la cresta di falco degli Atreides sulla brocca), oca in casseruola e, nella bottiglia di cristallo Balut, vino frizzante caladano. Osservate l’antico indicatore dei veleni nascosto nel candelabro. (p. 287)

Gli Eretici di Dune, infine, è il romanzo dell'Esalogia che cita l'opera pseudostorica collocata più avanti nel futuro dell'Universo di Dune: Le Metamorfosi di Leto II, scritta da Gaus Andaud in occasione del 10000° anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore-dio (corrispondente al 20217 D.G). In questa epigrafe Andaud si interroga sulle reali motivazioni che spinsero Leto ad accettare la fusione con le trote della sabbia, mettendo in discussione la validità dei Diari Rubati rinvenuti a Dar-es-Balat:

Da quando, diecimila anni or sono, Leto II cominciò la sua metamorfosi da essere umano al verme di Rakis, gli storici stanno ancora discutendo sulle sue motivazioni. Fu spinto dal desiderio d’una lunga vita? Visse più di dieci volte l’arco normale di trecento anni-standard, ma pensate al prezzo che pagò. Fu spinto dal desiderio del potere? Fu chiamato il Tiranno per una buona ragione, ma cosa mai gli portò il potere, che un essere umano avrebbe potuto desiderare? Fu spinto dal desiderio di salvare l’umanità da se stessa? Per rispondere a questo abbiamo soltanto le sue parole sulla Via Aurea, ed io non posso accettare i resoconti di Dar-es-Balat intesi soltanto ad incensare se stesso. É possibile che vi fossero state altre ricompense che soltanto le sue personali esperienze potevano illuminare? Senza prove migliori la questione rimane controversa. Siamo ridotti a dire soltanto: “L’ha fatto!” Soltanto il fatto fisico è innegabile. (p. 96)


La Rifondazione di Dune 

Copertina Rifondazione di Dune

I mondi del Vecchio Impero cominciano a cedere sotto la furia distruttrice delle Matres Onorate. Lo stesso Rakis non esiste più, e le Bene Gesserit hanno iniziato il processo di desertificazione della Casa Capitolare, in modo da assicurarsi una nuova fonte di melange. Odrade, la nuova Madre Superiora del Bene Gesserit, prepara il suo drastico piano per contrastare la minaccia delle Matres Onorate, allevando un ghola del bashar Miles Teg, suo padre, morto alla fine degli eventi narrati negli Eretici. Mentre sta per iniziare una guerra che deciderà le sorti del Vecchio Impero, si viene a scoprire che le Matres Onorate stanno fuggendo da un nuovo, terribile nemico (Coloro dalle Molte Facce), scoperto nei mondi colonizzati dalla Dispersione.

La Rifondazione di Dune, ultimo episodio dell'Esalogia scritta da Herbert, si differenzia dagli altri romanzi per la comparsa più frequente di epigrafi che riportano testimonianze orali, anziché estratti di opere pseudostoriche. È il caso per esempio delle due citazioni seguenti, di carattere filosofico, attribuite rispettivamente a Darwi Odrade e ad Alma Mavis Taraza:

Limita te stesso all’osservazione, e perderai sempre il motivo della tua vita. L’oggetto può venir esplicitato in questi termini: vivi la vita migliore che puoi. La vita è un gioco di cui puoi imparare le regole se ci salti dentro e le giochi fino in fondo. Altrimenti, vieni colto impreparato, continuamente sorpreso dal mutevole gioco. Coloro che non giocano spesso, se ne stanno a piagnucolare e si lamentano d’essere sempre trascurati dalla fortuna. Rifiutano di vedere che loro stessi possono creare buona parte della propria fortuna. (p. 63)

Qualcuno non partecipa mai. Per loro, la vita accade. E continuano a viverla più che altro per ottusa persistenza, e resistono con rabbia o violenza a tutte le cose che possono strapparli via da illusioni di sicurezza piene di risentimento. (p. 199)

Questa particolarità si può spiegare osservando che, negli ultimi due romanzi dell'Esalogia, il punto di vista della narrazione si sposta gradualmente sulle Bene Gesserit: appare quindi evidente che l'Altra Memoria delle Reverende Madri giochi un ruolo sempre più importante, riportando la testimonianza diretta dei personaggi che vissero sulla loro pelle gli eventi di quell'epoca.

Non mancano ovviamente epigrafi tratte da opere conservate negli Archivi del Bene Gesserit, scritte soprattutto dalla Missionaria Protectiva. Quelle che seguono sono delle citazioni del Testo QIV e dell'Insegnamento di questo “braccio armato” della Sorellanza per la manipolazione delle religioni, in cui vengono riproposte le riflessioni sulla natura del potere e sul libero arbitrio:

Tutti i governi soffrono d’un problema ricorrente: il Potere attira personalità patologiche. Quel potere non è per i corruttibili. Gente del genere ha la tendenza a inebriarsi di violenza, una condizione dalla quale finiscono ben presto per dipendere. (p. 76)

La religione dev’essere accettata come una fonte d’energia. Può venir diretta per i nostri scopi, ma soltanto entro i limiti che l’esperienza rivela. Qui sta il segreto significato del Libero Arbitrio. (p. 397)

Nella Rifondazione di Dune acquisisce anche particolare importanza la disciplina dei Mentat: basta solo pensare alle considerazioni di Duncan e di Teg sull'autocoscienza e sulla famosa “Sala degli Specchi”, quel particolare luogo della mente in cui un computer umano può trovare il “nucleo dell'ego” e rimanerne travolto. La seguente epigrafe tratta dal Testo Primo dei Mentat cerca di riflettere sul significato della parola “intelligenza”, facendo una netta distinzione con l'educazione:

L’educazione non è un sostituto dell’intelligenza. Quella elusiva qualità che viene definita soltanto in parte dall’abilità di risolvere gli enigmi. È nella creazione di nuovi enigmi i quali riflettono quanto i vostri sensi vi riferiscono, che potete dar piena forma e contenuto alla definizione. (p. 120)

Quest'altra citazione presa dal Testo Secondo, inoltre, sembra enunciare una sorta di “teorema di incompletezza” sull'apprendimento:

Molte cose che facciamo, diventano naturalmente difficili solo quando cerchiamo di renderle argomenti intellettuali. É possibile sapere tanto su un argomento da diventare totalmente ignoranti. (p. 130)

L'epigrafe riportata di seguito mostra invece una contaminazione tra la filosofia dei Mentat e quella dei Nomadi Zensunni. In essa viene menzionata la caratteristica di validità di una proiezione Mentat, ovvero il fatto che induca nuove domande, piuttosto che dare una risposta definitiva ed assoluta:

Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande! (p. 276)

Proprio la cultura Zensunni ci porta, infine, ad un terzo gruppo di epigrafi, che riportano in forma di koan (aforismi paradossali tesi a provocare una profonda meditazione nei lettori) la saggezza degli antenati dei Fremen. Sotto questo aspetto emerge chiaramente l'interesse di Herbert per la filosofia Zen. Come nota conclusiva, sono riportati alcuni esempi di questi aforismi tratti dalla Frusta Zensunni:

Non si può manovrare una marionetta con un solo spago. (p. 56)

Le risposte sono una presa pericolosa sull’universo. Possono sembrare ragionevoli, eppure non spiegare nulla. (p. 456)

Gli opposti accoppiati definiscono le vostre aspirazioni e queste aspirazioni v’imprigionano. (p. 539)


Bibliografia 

 

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