Dune Italia
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L'ecologia di Dune di Silvia Bernardini

L'ECOLOGIA DI DUNE

 

Vediamo dunque, alla luce di quanto è stato detto in quale senso da un punto di vista ecologico possono cambiare le chiavi di lettura di un'opera come Dune.

Secondo Don D. Elgin non c'è dubbio: Dune è un'opera di epic-fantasy, non capìta e letta solo superficialmente da chi l'ha pregiata del premio Nebula. Secondo Elgin la mancata attenzione dipende dall'aver premiato in Dune un insieme di lavori chiaramente sf, e non l'opera in se, perché secondo lui in Dune il soggetto, le tematiche e lo stile sono tendenzialmente tipiche del romanzo romantico. Non si può inoltre escludere che una caratteristica quasi unica di questa serie è che il tema principale è l'ecologia. Altri romanzi hanno sicuramente fatto riferimenti a temi ecologici ma non in maniera così completa e così ricorrente. Dune invece inizia decisamente con un tema ecologico (trasformare l'ecologia del pianeta), presenta una serie di personaggi particolari tra cui un 'planetologo' che controlla gli eventi che seguono con particolare interesse per l'ecologia ed introduce una discussione sui principi ecologici come parte del testo stesso.

Se si parla di chiavi di lettura, vediamo anche altri punti di vista. L'opera non si apre in maniera così immediata sull'ecologia, ma su colui che diventerà l'eroe (sicuramente tragico, ma pur sempre eroe) del romanzo. Eroe, la cui vita è sicuramente condizionata dal pianeta in cui andrà a vivere, o che condizionerà la vita di un altro pianeta, ma il riferimento immediato è in ogni caso l'individuo, o quantomeno una serie di individui attraverso i cui occhi noi vediamo lo svolgersi della storia. Da questo punto di vista, dunque, l'ecologia pur avendo la sua importanza diventa la cornice ideale in cui situare gli avvenimenti degli uomini, e non il tema principale attorno a cui la storia gira, anche se si può comunque trovare una posizione più mediata, in cui uomini ed ecologia interagiscono fornendo l'un l'altro i limiti entro cui agire.

Bisognerebbe provare a spostare l'ottica dell'eroe verso un anti-eroe, cioè non un antagonista (da questo punto di vista il libro è estremamente simmetrico: Leto/Vladimir, Jessica/Gaius Helen, Paul/Feyd, Chani/Irulan, ecc.), ma una nuova figura di eroe apparentemente passiva, ma il cui lento incedere provochi malgrado tutto i cambiamenti necessari alla storia: ecco quindi che Arrakis, il pianeta delle Dune, diventa l'anti-eroe perfetto. Da questo punto di vista sì che il discorso ecologico cambia, e assume un volume diverso, in quanto la teoria del caos alla quale costantemente ci si appella nel romanzo(cioè quella teoria secondo la quale nulla si può prevedere ne programmare) acquista un valore di legge a cui richiamarsi tutte le volte che l'uomo cerca di prevaricare sulla vita del pianeta. Ma se il nostro pianeta/anti-eroe diventa l'eroe della storia, ecco che siamo di fronte non all'eroe tragico così ben rappresentato dall'irrequieto e sensuale uomo-bambino Paul Muad'Dib, ma siamo di fronte all'eroe comico per definizione, a colui che subisce di tutto rischiando la sua morte, indifferente agli sforzi degli uomini, perché sicuro che la sua legge è quella che alla fine la farà comunque da padrone.

Ciò non toglie che Elgin è nel giusto quando afferma che Dune (per lo meno il primo libro) si propone come libro inserito in una tradizione epica, in quanto il principale interesse ruota intorno alla guerra tra due grandi case, e che la dedica iniziale introduce il pianeta come il vero protagonista del romanzo ('Alle persone le cui fatiche vanno al di là del campo delle idee e penetrano in quello della realtà: agli ecologi del deserto, dovunque essi siano, in qualunque tempo essi operino, dedico questo mio tentativo di anticipazione in umiltà e anticipazione'). Elgin però non analizza questo nuovo protagonista, e non si pone il problema di analizzarlo insieme con il suo antagonista che, se partiamo dalla prospettiva ecologica è sicuramente l'uomo, ma se partiamo dal punto di vista della storia potrebbe tranquillamente essere la religione. In Dune l'uomo lotta contro il pianeta secondo lo schema classico del parassita: si adatta. E per adattarvisi meglio si appella ad una religione (attenzione: inventata dall'uomo?) il cui sogno è di ribaltare il pianeta al servizio dell'uomo. E se il vero protagonista, in tutto questo, fosse il Verme, Shai Hulud? Ecco che nuovamente la prospettiva si ribalterebbe a favore di un nuovo punto di vista, e nuovamente uomini, religione ed ecologia si troverebbero, a parità di azioni ad essere analizzati da prospettive capovolte.

Ciò che sottolinea giustamente Elgin, è che in Dune si attivano tutta una serie di incredibili processi a catena (e se veramente Herbert ha portato avanti questo discorso con una costante cognizione di causa, c'è veramente da riconoscergli una esemplare capacità organizzativa) e ovviamente non è fermando questi processi che si può arrivare a capirli meglio ('Non si può capire un processo arrestandolo. La comprensione deve fluire insieme col processo, deve unirsi ad esso e fluire con esso'). Ecco perché Paul, così come suo padre, accetta tutto ciò che può sembrare anche controproducente. Ed ecco che da questo punto di vista è più che accettabile anche il progetto di Pardot Kynes (prima) e di Liet Kynes (poi). Elgin però non sembra porsi il problema di una famiglia che accetta anche visioni ecologiche pur di garantirsi un appoggio sul pianeta. In questo senso il suo eroe per quanto epico è alla stregua di un commerciante che baratta ciò che potrà avere in cambio di certezze immediate (e questa prospettiva si distacca fortemente dall'idea del puro eroe tragico per come l'abbiamo conosciuto fino ad ora).

Non solo. Se veramente fosse solo l'ecologia a dettare legge in questo tipo di romanzo, non si giustificherebbero i continui richiami all'impossibilità dell'uomo di superare gli elementi, naturali o no che siano. Se la spezia, secondo le teorie di Elgin, è il surrogato di quelle capacità magiche che distinguono le opere di fantasy, in Dune la spezia non garantisce il perseguimento dei propri scopi, ma anzi, imprigiona l'uomo in una magia talmente sua da non essere assolutamente condivisibile, e lo condanna a recitare il ruolo di un dio dal potere fittizio. Ben lontani dunque dalle eterne lotte tra bene e male, visto che in Dune bene e male si confondono, non hanno ruoli definiti (una buona azione ha sempre uno scopo che può essere letto da due punti di vista differenti). In tempi di guerra fredda Usa/URSS, è innegabile che in un Vladimir le connotazioni negative siano maggiori, ma non dimentichiamo la derivazione greca dagli Atridi della famiglia Atreides che dovrebbe sostenere il ruolo di 'buoni' della storia.

Al di là dunque delle possibili contraddizioni di un'opera complessa che necessariamente pone dei dubbi, è forse bene fermarsi a riflettere su un aspetto che Elgin sembra aver completamente dimenticato: la tecnologia. Non ci sarebbe fantascienza senza tecnologia. Non ci sarebbe Dune senza tecnologia, perché sebbene la tecnologia sia stata rifiutata al punto da essere completamente bandita da un intero sistema galattico (cosa per altro non vera in quanto Ix e il Bene Tleilax sono comunque profeti della nuova ricerca tecnologica), essa esiste a livello di passato storico, al punto che l'esperienza tecnologica passata influenza le scelte attuali del sistema. Non solo: per volare si usano gli ornitotteri, si usano cercatori-assassini per gli attentati, si usano rilevatori per veleni e globi di luce per illuminare, ecc. E non grazie alla magia della spezia, ma grazie ad una serie di conoscenze tecnologiche.

Forse la tecnologia ha perso il suo primato, ma continua inesorabile a pervadere la vita quotidiana su Dune. E se la fantascienza si definisce anche in virtù del suo contenuto tecnologico, Dune, da questo punto di vista, è un'opera di fantascienza.

Ma ovviamente il discorso è talmente vario da restare comunque aperto, non avendo più modo di chiedere all'autore che cosa intendesse veramente fare.

Ciò non toglie che anche Elgin, pur analizzando solo una serie di elementi che, da un punto di vista ecologico, avvalorano la sua tesi in conclusione ammette che Dune è un grande successo anche in virtù delle sue costanti contraddizioni: contraddizione che giace sostanzialmente nel presentare un romanzo dal tono epico e tragico i cui temi sono chiaramente di tipo comico ed ecologico, che si ripercuote costantemente su tutti quegli elementi che formano la storia.

Ecco perché spesso la lettura di Dune lascia insoddisfatto il lettore che cerca evasione e certezze: nell'affermazione contraddittoria della teoria del caos, ognuno è costretto a ricercarsi e a prendere posizione nei propri confronti.

E questo, a volte, è più faticoso che leggere un libro.