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Ragnarok
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Angar
Mentat Distorto
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 Post Posted: 21 Lug 2007 - 11:38     Post subject: Post subject: Ragnarok

Prologo

Un ondulata frequenza.
Uno scorrere ritmico, preciso e al contempo anomalo.
Le dimensioni si confondevano, il tutto era al contempo piccolo e grande, infinito e minuscolo. Lo spazio e le distanze erano assurde, irragionevoli non possibili né sensate.
Il tutto e il niente balenavano in uno spazio indefinito, estremamente piccolo... e infinitamente grande.
Il verde e il blu prevalevano in quell'esibizione irragionevole , come una sfilata di assurdità... vuoto e pieno.
Solo la frequenza ondulata, l'unica cosa ragionevole nell'Assurdo, l'unico caos che creava ordine, un'ondulata frequenza.
La calma... la calma del movimento ipnotico con cui la retta si attorcigliava su se stessa, per poi annodarsi e rilasciarsi con movimenti disordinati e caotici.
Il Niente regnava sovrano nel Tutto, fuori dalla Ragione, quasi esclusa da quel movimento... un'ondulata frequenza.
Ancora... lento e avvinghiante il movimento ondulatorio della retta bluastra-verdognola, dritta e contorta al contempo. Ripiegandosi ancora su se stessa fino all'infinito, e raggiuntolo, districarsi caoticamente.
L'universo appariva fermo, immobile e stanco, a confronto di quel movimento così ritmico e antiritmico, anomalo e normale, la Calma, Il Caos.
Un ondulata frequenza...
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Angar
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 Post Posted: 21 Lug 2007 - 11:58     Post subject:

Capitolo I

Lo Spazio, così veniva chiamato in jallatch.
Il vuoto completo, l'assenza di tutto, colori, luce, materia, elementi.
Solo l'Assenza poteva riempire il Vuoto. L'Assenza di tutto.
Un trophedin-cargo Najkain si immergeva nel Nulla, facendo da perno per il Vuoto, così poteva essere paragonato, l'Unica Cosa.
Ma non era così.
Il traffico interstellare era molto più praticato di quanto non potesse sembrare, l'Infinito consentiva innumerevoli profitti per commercianti e contrabbandieri.
Era un incrociatore piccolo e stretto. Non più largo di mezzo kilometro jallt e lungo due. Di solito quei mezzi venivano usati per il trasporto di merci urgenti data la loro alta velocità nel cosmo.
Tuttavia era un mezzo najkain del Governo, un insolito trasporto.
Era partito una settimana prima da Trown Humpret, il pianeta-base della Nuova Colonizzazione attuata nel sistema di Niach VIII. Le navi governative partivano spesso da quelle coordinate per raggiungere e colonizzare i più remoti angoli della galassia in nome di Mechnos.
Ad ogni modo era strano che il governo inviasse trophedin najkain: se fosse stata una spedizione di colonizzazione avrebbe dovuto mandare un'intera flotta di Walrock, le immense navi-generatrici della Najkain Corporation usate per colonizzare nuovi pianeti.
Invece aveva inviato un trophedin, una minuscola nave.
Non c'era dubbio, però, quella nave era partita da Trown Humpret, quindi era per forza stata inviata dal governo, ma con quale scopo?
Non sarebbe stato proficuo mandare così poche persone, poteva contenerne al massimo cinquemila, praticamente niente.
Era troppo piccola per poter avere obbiettivi colonizzatrici e troppo grande per poter essere usata come spedizione di tecnici. Eppure era lì.
Non era armata per essere una nave da incursione governativa. Era semplicemente un trophedin, un medio cargo per trasporto merci.
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 Post Posted: 21 Lug 2007 - 13:20     Post subject:

Una lama di luce tagliava obliquamente la sagoma alta che occupava l'angolo della stanza. Era appoggiato con la schiena ad un armadietto di alluminio plastificato, con le mani conserte. La luce rivelava una scura uniforme rigida di colore grigio con una riga blu-verde che si intravedeva sul bordo della manica.
'Secondo me, c'è di più" la voce che proveniva da quella sagoma era normale, istintiva e sicura.
'Naith, non manderebbero sicuramente un reparto come il nostro, in tal caso" disse un altro umano con l'identica divisa del primo, totalmente illuminato dalla luce del neon sopra di lui. Aveva il volto ispido con una cortissima barba non curata, occhi blu intensi e attenti, un volto di media età.
'Ha ragione" disse un terzo, dando ragione all'uomo illuminato dal neon.
'Forse si, forse no"
'Eh dai Naith, lascia stare i tuoi stupidi giochetti per una volta" esclamò l'uomo illuminato.
L'uomo di nome Naith uscì dalla penombra e lasciò che la luce del neon esplorasse il suo volto. Era molto giovane, un profilo affilato, quasi elfico, biondo.
'Provate a pensare, quante ragioni avrebbero di mandarci così lontano, in un luogo dimenticato dalla Ragione?"
'Basta, se non ti piace andare là dillo che ti lasciamo al prossimo..."
Una violenta scossa fece tremare tutto il trophedin troncando la frase dell'umano che, perso l'equilibrio, cadde a terra. "Bene, è il nostro momento ' continuò rialzandosi' siamo entrati nel raggio d'azione dell'Infinity, è ora di mettersi al lavoro"
In poco tempo tutta la sala echeggiava di preparativi e tutti gli occupanti cominciarono a cambiarsi e a preparare il kit da lavoro.
In pochi minuti quella cinquantina di uomini si preparò per uscire dalla sala: erano tutti con una tuta blu scuro, quasi nero, con l'insegna verde della Najkain sul petto.
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 Post Posted: 24 Lug 2007 - 09:46     Post subject:

Il trophedin si era avvicinato all'Infinity, una base spaziale semovente, capace di muoversi e cambiare ubicazione territoriale, fino due galassie in un solo anno. Il più grande trionfo della tecnologia: un'intera base spaziale semovente infinitamente grande. La base spaziale non orbitante più grande in assoluto. Il gioiello della Najkain per la Nuova Colonizzazione, il simbolo della nuova era; costituiva la seconda e ultima tappa per tutte le flotte esploratrici e colonizzatrici provenienti da Trown Humpret, l'ultimo appiglio certo prima del salto verso l'ignoto.
Ufficialmente era la base d'appoggio per tutte le spedizioni transgalattiche al di fuori della civiltà, l'ultimo appiglio di lancio per le navicelle, l'ultimo trampolino prima del grande tuffo nell'Ignoto.
Il trophedin venne regolarmente attraccato come previsto sulla base semovente ricaricandosi di carburante daiinij e rifornendosi di vari pezzi di ricambio, scorte alimentari e quant'altro.
L'equipaggio venne fatto scendere e controllato tramite le schede computerizzate di ogni singola persona tramite un sistema a scannerizzazione virtuale di massa che consentiva di leggere migliaia di file in pochi secondi. Venne ispezionato con un sistema simile tutta la nave.
Il Governo aveva esplicitamente dichiarato che la Nuova Colonizzazione non avrebbe dovuto creare un valico per tutta la feccia galattica per farla uscire dal territorio governativo andandosi così a disperdere nell'Ignoto.
In poche ore tutto fu controllato e autorizzato e il trophedin avrebbe potuto, come dichiarato, continuare il suo viaggio verso Jaiintiin Nath per un 'cambio e sostituzione di personale" all'hydn.
Secondo il rapporto dell'Infinity: 'il trophedin 'Fehom" attracca alle 11.37 jallt contenente 3182 individui umani regolari si rifornisce e riparte alle 15.09 con 3093 individui di cui i non salpati sono stati opportunamente assegnati ai loro compiti sull'Infinity."
Ma effettivamente degli 89 membri non salpati solo 35 iniziarono i loro compiti sulla base semovente.
Un piccolo equipaggio di 54 umani con una divisa najkain salpò dalla base spaziale poco prima della partenza del loro precedente trasporto.
Usarono un jiv, un piccolissimo velivolo quasi invisibile dalle altre navicelle per le sue microscopiche dimensioni. Era di drak nastith corazzato, un materiale che se trattato con particolari particelle drak poteva ingannare vari sensori di individuamento, compreso l'occhio umano naturalmente.
Il trattamento drak dava al nastith un colorito nero profondo, secondo alcuni è un trattamento che staglia una parete finissima di nulla sul metallo, dello stesso colore del cosmo. Il paradosso stesso per molti, rivestire col nulla un qualcosa per confonderlo col tutto.
Un vero rompicapo. Per gli umani e per i sensori d'individuamento.
Il velivolo schizzò via invisibile e silenzioso da un uscita laterale dell'Infinity sotto lo stesso comando dell'equipaggio.
'Allora Naith, ti sei finalmente convinto?" disse l'uomo con cui precedentemente aveva avuto discussione.
'Barthog, non mi interessa che tu segua o no il mio ragionamento" rispose
'Che la Follia ti prenda!" imprecò l'uomo e si allontanò infuriato dal suo compagno.
Nev assisteva in disparte alle numerose scaramucce tra i due osservando con attenzione. Indossava la tuta grigia decorata con sottili fregi blu e verdi, piccoli e ai bordi delle maniche, a sottolineare il suo basso grado.
Aveva il tipico najkit da tecnico della corporazione. Lo teneva tutt'ora addosso, ben allacciato, a differenza del resto dell'equipaggio lo teneva negli alloggi o addirittura nella stiva.
Aveva ventiquattro anni ed era un tecnico Najkain: era totalmente affascinato dalla nuova logica e cultura della corporazione, compreso, ovviamente, la Relazione Ancestrale. Adorava letteralmente la tecnologia, la scienza che permette l'innovazione, 'colei che crea il futuro" secondo la definizione della corporazione stessa. La tecnologia era il mezzo di trasporto, l'intermediario diretto tra un individuo e il suo destino.
Destino... destino, quest'insieme di calcoli, coinvolgimenti naturali, e non, di dati e influenze che modifica parzialmente o addirittura plasma direttamente il nostro avvenire. Pensò rifacendosi al teorema studiato all'Accademia Direzionale della Najkain su Dihan Nerus, la scuola di formazione per i tecnici e membri najkain.
Si... si, c'era qualcosa di insolito nella spedizione della corporazione. Perché tutte queste precauzioni per un semplice controllo di manutenzione? Non veniva nemmeno cambiato il personale, solo semplice controllo. Di solito per questioni gravi venivano inviate le squadre dei genieri, le menti più aguzze e con più esperienza di tutta la corporazione accompagnate da giovani scaltri e agili pronti ad intervenire nella pratica.
Era vero, però, che il capo della sua squadra era Hummro Hint, un ex membro dei genieri.
In ogni caso, nemmeno una squadra di genieri si spostava con tanta segretezza come avevano fatto durante quel viaggio con gli spostamenti notturni, gli scambi di velivolo, informazioni tramite supporti elettronici cancellabili e non da contatti, tutto era stranamente insolito.
E Naith? Le sue supposizioni erano taglienti per un membro stesso della Najkain se fossero trapelate ai superiori.
Avrebbe dovuto parlargli? Forse sapeva qualcosa d'interessante... ma se poi Barthog l'avrebbe detto ai superiori si sarebbe trovato anche lui nelle grane. Cosa a cui ultimamente stava cercando di evitare.
Guardò attentamente Naith: squadrò il suo profilo aquilino e sottile.
'Nev, togliti quel kit, sei patetico" dichiarò quest'ultimo senza nemmeno guardarlo e uscì dalla stanza con passo sicuro.
Nev restò bloccato per qualche attimo, ripensando a quelle parole... perché gli voleva parlare? Doveva forse dirgli qualcosa d'importante? Perché proprio a lui?! No qualcosa non quadrava.
Ad ogni modo avrebbe risposto all'invito.
'Ah già, il kit..."
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 Post Posted: 01 Ago 2007 - 21:24     Post subject:

Capitolo II

Era passato un paio d'ore dall'invito di Naith. Era ancora turbato.
Era chiaro che l'altro si era accorto che lo stava osservando durante tutto il viaggio e che chiaramente gli aveva dato un invito, o un avvertimento.
Avrebbe dovuto incontrarlo, ma dove? Quando? Il jiv era piccolo, sarebbe stato difficile trovare una cabina dove parlare senza essere stati ascoltati da un altro membro dell'equipaggio. Sospirò.
Aveva una strana sensazione.
Era seduto curvo su una panca di alluminio statico, di colore bianco digitale attaccata con lo schienale alla parete del corridoio.
Si era tolto il najkit e lo teneva al suo fianco sulla panca, ben visibile.
Si trovava proprio nel corridoio principale, per passare da una stanza all'altra bisognava quasi sempre passare per quel corridoio. Era lungo e anche abbastanza largo. Il colore bianco digitale delle panche e dei pochi altri mobili risaltavano sul grigio-blu delle pareti.
La stanza era vuota e silenziosa.
Che mi stia sbagliando io?
No, era sicuro.
Si guardò ancora attorno, in cerca di qualche indizio. Niente.
La stanza era semplice e vuota; squadrò ogni mobile e ogni dettaglio sulle pareti.
Ancora niente.
Spostò il najkit più lontano da sé sulla panca per renderlo più visibile.
Stava aspettando da due ore e sempre più si convinceva che la sua deduzione era giusta e si domandava perché non ci fosse la risposta che cercava.
Fece scivolare la mano destra nel najkit ed estrasse un rivelatore di sensori. Aveva la forma di una piccola torcia elettrica, non più larga di un centimetro e luna dieci, che, però, non produceva alcuna luce.
Lo accese silenziosamente, cercando di non dare nell'occhio a eventuali sensori che avrebbero potuto controllarlo. Lo attivò e lo girò pian piano lungo tutte le superfici su tutto il corridoio mascherando il sondaggio elettronico con alcuni movimenti del corpo per sgranchirsi apparentemente le ossa.
Niente, il chip non rivelava alcuna presenza insolita di sonde o aggeggi elettronici vari. Sospirò cambiando posizione sulla panca. Fece scorrere nuovamente allo stesso modo scandagliando le pareti e i vari oggetti senza alcun risultato.
Scoraggiato chiuse gli occhi e fece riposare il collo, appoggiandolo sullo schienale. Aprì lentamente gli occhi, tendendo i nervi di tutto il corpo. Poi si rilasso apparentemente facendo finta di fare un riposino, chiudendo gli occhi.
Ha vibrato! Lo scanner aveva rivelato una presenza anomala!
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 Post Posted: 05 Ago 2007 - 10:57     Post subject:

Tenendo gli occhi chiusi tese le orecchie al minimo rumore o vibrazione elettronica che poteva essere prodotta dall'oggetto che lo stava spiando.
Non sentì niente. Si affidò nuovamente allo scanner mascherando ancora il movimento.
Sul soffitto?!
Gli ci volle un estremo autocontrollo per non cedere alla tentazione di aprire gli occhi e controllare lui stesso.
Aveva sondato tutto il corridoio due volte, impossibile che gli sia sfuggito quel punto.
Provò nuovamente con lo scanner e ottenne in risposta un'altra vibrazione. Fece mente locale ripensando alla sua posizione e a com'era fatto il corridoio, dov'erano collocati i vari oggetti ricreando nella sua mente lo spazio materiale da lui voluto come imparato durante l'addestramento all'Università Direzionale. Si, era nel soffitto, al centro della stanza.
Come mai non l'ho rilevato prima?
Istintivamente alzò la mano sinistra e la poggiò dietro la testa continuando a simulare il suo teorico pisolino.
Certo! La testa! L'idea fu fulminea Quello è un rivelatore di pressione a distanza! Scommetto che è puntato su ogni schienale di ogni sedile in questo corridoio! Era in una modalità di riposo e si è attivata quando mi sono appoggiato allo schienale!
Girò piano la testa dal lato opposto, nel suo teorico sonnellino.
Cosa starà aspettando? Dovrebbe avermi notato da un bel pezzo.
Lentamente mise la mano sinistra nella tasca e accese un rivelatore di vita stick, simile al primo come forma ma quest'ultimo rivelava tramite raggi infrarossi presenze di vita.
Senza cercare di causare movimenti sospetti che si potessero identificare regolò il rivelatore ad un raggio di dieci metri, sufficiente per scovare l'osservatore senza che dia tracce di altri membri in altre cabine facendolo confondere.
Rivelò una presenza alla sua destra.
Riformulò l'esercizio precedente ricostruendo nella sua mente la stanza: creò uno spazio vuoto, bianco. Dal nulla eresse un limite e vi si immedesimò all'interno, seduto su quella panchina. Aggiunse tutte le panchine e i mobili vari ricreando un'identica copia dell'originale.
La mente umana grezza lavora utilizzando come mezzo di propagazione e contatto esterno principalmente la vista, abbandonate questa costrizione! Ogni senso può essere sostituito temporaneamente.
Ripensò alla lezione all'accademia.
Ottenendo la calma con il perfetto equilibrio si poteva ricostruire un qualsiasi paesaggio già visto riprendendolo dagli angoli anche più remoti della memoria e, nel suo caso, usare gli altri sensi vedendo con la mente, e non con gli occhi come ribadivano gli insegnanti all'accademia.
La porta! Alla sua destra c'era la porta bianco digitale che conduceva agli alloggi dell'equipaggio.
Di colpo un vociare di più persone che avanzavano nel corridoio entrando proprio da quella porta.
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Citazioni

Il mio stesso oracolo, la gente lo chiama un potere, un dono. E' un supplizio, invece! E non mi permetterà di lasciare la mia vita dove l'ho trovata!

-- Paul Muad'Dib (Messia di Dune - cap.23 - pag.294 - Ed.Nord)