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Kloud
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Location: Senna C.

 Post Posted: 12 Ott 2007 - 19:42     Post subject:

CAPITOLO QUINDICESIMO

"Le trattative per l'avvio delle pratiche commerciali con Auser sono state portate avanti in via multi-neurale tramite kolés-ambasciatori invasati. Si procederà secondo il modello standard 22/ALFA, con la totalità dei governi di maggiore forza. Si rammenta che l'equilibrio delle forze deve essere mantenuto.

Direttivo Massimo della Convenzione, Stazione di Giunzione Kenos"


Ragan percepiva in via quasi-onirica la discussione tra il Direttivo Massimo ed il governo di un piccolo angolo di Auser. Assieme a lui, in connessione cerebro-spinale, c'era anche tutto il suo gruppo dell'Incrociatore Tokani.
Curiosi. Tutti curiosi. Eppure, non hanno idea di quante volte abbia rivisto sempre la stessa scena. Tutte le volte, la stessa farsa. Per loro è sempre la prima volta. Sempre.

Era da tempo che provava questa infida sensazione di noia. Aveva da tempo scartato l'idea di fare una revisione: le prime volte gli diedero solo degli anti-depressivi, che tamponarono la situazione.
Iniziò a mentire. A dire che andava tutto per il meglio. Smisero con gli anti-depressivi, ma non ricadde nel giro. Era finito in un giro ben peggiore.
Mentire! Ho mentito! Un crimine!
Migliaia di mondi aveva esplorato e sempre aveva amato quei momenti di ignoto e paura, ma col tempo il brivido era scomparso. Anche l'ignoto era caduto nella routine quotidiana.
Viaggi nel tempo! Abbiamo visto un pianeta intero viaggiare nel tempo e loro si preoccupano solo di arraffare quante più risorse possibili! Prima le risorse e dopo gli studi! Non capiscono proprio a cosa siamo di fronte? No, non credo. Se ne stanno qui, a vendere giocattoli a questi primitivi...
Erano riusciti a far cadere nel banale un fenomeno sensazionale come quello. Erano riusciti a togliere tutto l'interesse. Per loro era diventato solo un fatto insolito, che però era stato previsto. Non si rendevano conto delle meravigliose sorprese che Auser poteva fornire?
Una voce lo distolse dai suoi pensieri.
<Pensate che accetteranno, Moderatore?>, domandò Krese.
Ragan non rispose: la stupidità della domanda scatenò in lui una reazione violenta, che si tramutò in scariche di droghe calmanti di contenimento.
Fu un bene, perchè preferiva paura e rabbia alla noia.
Cosa pretendi che facciano, stupido?
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Kloud
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 Post Posted: 07 Nov 2007 - 19:23     Post subject:

EPILOGO

"Il modello delle trattative dovrà subire delle modifiche: pare che un consistente gruppo di Chiro non sia disposto ad accettare le trattative commerciali. Sarebbe possibile impedire l'accesso delle tecnologie AgE a questi dissidenti, ma implicherebbe una serie di costi ed investimento di mezzi non indifferente, oltre che un imbarazzo diplomatico. Si deve assolutamente evitare di mostrare la Convenzione come una potenza straniera egemonica, ma come una figura benevola e, per usare un termine insolito, -paterna-. Si suggerisce di tollerarne la presenza, fintanto che rispetteranno le Intese Bilaterali firmate dalla quasi totalità dei governi di Auser. Alcune proiezioni indicano che il movimento potrebbe avere un seguito presso altre razze e potrebbe anche perdurare, ma le probabilità sono parecchio basse.

Rapporto della Neuralità Commerciale di Auser"


Malak stava seduto sulla sua stanza. La luce filtrava debolmente dalle finestre, illuminando le pareti coperte di chincaglierié, ricordi ed altro ancora, disposti in maniera confusa e casuale, mischiati ad oggetti d'uso quotidiano, come sestanti e mappe.
Cercava di buttare su carta i propri pensieri con quel macchinario della Convenzione: una "macchina da scrivere", la chiamavano. Per lui, era solo un'infernale oggetto d'impossibile utilizzo: infatti, non ci volle molto perché decidesse un approccio più all'antica, affrontando le lettere con pennino e calamaio.
Che almeno loro siano così selvagge e pure da non essere intaccate dalla loro tecnologia: che vengano affrontate con umiltà e semplicità. Loro sono ancora vergini, non come i cieli e le acque, che hanno ceduto la loro purezza... no... loro non c'entrano. Noi e solo noi li abbiamo violati.

Abbandonato il complesso macchinario in un angolo della propria scrivania, affrontò il proprio blocco dello scrittore che non era mai stato. Il risultato fu la zampa immobile, che stringeva un interte pennino regalatogli da suo padre, tinto d'inchiostro nero prodotto da una multinazionale Orcafolk.
Il continuo brontolio delle unità AgE rimbombava per tutta la jaka-nave: aveva provato a dare ad esso la colpa della sua incapacità di scrivere una riga che una, ma sapeva benissimo che sapeva di bugia. Era a suo padre che infastidiva: lui era nato e cresciuto in quella nave. Senza la confortante vibrazione armonica dei motori, sentiva le orecchie fischiargli, come se cercassero di riempire il silenzio a cui non erano abituati.
Calma: stai fantasticando!
Con severo rigore, smise di pensare, finché la zampa pelosa non iniziò a muoversi timidamente lungo le sconfinate lande albine del foglio: sconosciute e piene di misteri.
Iniziò a scrivere...

Difficile poter descrivere mio padre. Molti lo chiamano ribelle, altri pazzo, per quasi tutti un fanatico: i complimenti e gli insulti si sprecano come pioggia nel mare. Io posso soltanto dirvi che era un Chiro: uno dei pochi rimasti.

La penna si fermò, perché Malak iniziò a viaggiare con la mente. Ricordò cinquant'anni fa: era giovanissimo, quasi un cucciolo. Ricordava bene suo padre.
L'ultimo discendente di Shner'ly che si potesse definire tale. Un diseredato che aveva rifiutato la vita oziosa di palazzo...
Se riesco a pensare a tutto questo, perché non riesco a scriverlo, dannazione?
La zampa tremava: nonostante i concetti pre-esistessero nella sua mente, restavano comunque un feto informe, incapace di dare un'adeguata struttura. Solo parole sparse nella sua mente.
Partorisci, maledetta! Vieni al mondo e tramutati!

Niente: la zampa restava immobile. Con un gesto irato, scagliò il calamaio a terra: le macchie d'inchiostro formarono lentamente una figura circolare sulle assi del legno. Una figura che gli ricordava qualcosa di fin troppo familiare.
Come ci si doveva comportare se tutto quello in cui si ha creduto sono solo mere illusioni? Avevamo creduto negli Dèi: ora ci accorgiamo che erano falsi.
L'Orbe, il manufatto inviato dagli Dèi nei secoli passati: l'Occhio. Quello in cui i Chiro di intere generazioni riposero le loro speranze: quello in cui credettero. Quello che determinò la loro ascesa...
Menzogne!
Quello che suo padre aveva fatto non era stato un furto. Aveva rubato molto più d'un semplice orbe di metallo arrugginito creato da mani aliene: aveva rubato le ultime vestigia di una menzogna illusoria che andava avanti da secoli. Aveva assaggiato il frutto della conoscenza ed aveva visto il vero volto di Dio: una maschera dietro cui si celava il freddo metallo degli emissari della Convenzione. Metallo contorto, in un ghigno sarcastico. Che miseria!
S'alzò e percorse lo spazio che lo separava dalla propria finestra. Freddo, quella giornata d'autunno. Ormai l'alba era prossima.
A suo padre era sempre piaciuta l'alba. Diceva che gli faceva sperare per il meglio: era sempre stato un romantico.
Finché non vide l'Orbe. Ciò lo portò alla rovina, oltre che alla tomba. Non fu l'ascia del boia ad ucciderlo, ma la sua depressione. Non ebbe più la forza di volare. Non ebbe più la forza di ribellarsi. Il suo sorriso si spense per sempre e, con esso, la sua voglia di vivere.
La morbida pelle dell'oceano era macchiata da pulci nerastre: navi a vapore prodotte dagli Orcafolk, rese più efficienti dalle unità AgE... neanche le acque erano pure.
Mio padre solcava i cieli perché credeva che l'aria fosse la massima espressione della libertà. Sempre più su, diceva... ma ora che ne è delle sue parole? Il suo ricordo è ancora vivido, ma che ne è dell'idea? É diventato un personaggio leggendario, una moda frivola, niente altro. Ho visto la sua immagine su caricature, vignette; incisa sui volti legnosi di burattini da festa e degradata a mera figura di eroe da commedia, un pavido deus ex machina che si presenta soltanto perché la situazione lo richiede. Ora è intrappolato nella sua stessa eredità ed io che posso riscattare il suo nome, non riesco a scrivere il vero...
Come poteva? Come si poteva sperare di riuscire a chiudere una vita nel limitato mondo di un libro. Spezzare ogni attimo ed ogni pensiero in pagine e paragrafi?
Non è un lavoro per me, questo...

Cambiare il mondo, era il sogno di suo padre, ma fu senza successo. Come poteva sperarvi?
I pensieri lo tediarono fino a sera inoltrata.
Cacciò in malo modo il mozzo, quando venne a portargli la cena. Sapeva che l'indomani se ne sarebbe dispiaciuto, ma in quel momento la rabbia lo accecava.
L'illuminazione fu tanto fulminea quanto inaspettata.
Mio padre era un comico!
Prendeva da sempre la vita come uno scherzo. Amava la vita. La sua risata era l'arma che prediligeva. Non la polvere nera e l'acciaio. Aveva deriso la Convenzione e distrutto i dogmi incrollabili della Chiesa semplicemente mettendoli in ridicolo.
Ecco perché non potrò mai scrivere di lui...

Lui non era un comico: era un cinico.
Aveva visto suo padre fallire. Aveva visto lo schifo del mondo e non ci aveva trovato nulla da ridere. Questa era la sua differenza da suo padre: non sapeva ridere.
Mi serve un comico, dannazione...

Si sentì vivo. Aveva di nuovo uno scopo, oltre a vivere?
Forse...

La leggenda dell'Aviatore poteva continuare ancora.
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Citazioni

Moneo! Qui, nella sua capsula misteriosa, c'è uno dei grandi segreti della vita. Essere SORPRESO, vedere accadere una cosa nuova: questo è ciò che desidero di più. Nuovo! Non è una parola splendente, MERAVIGLIOSA?

-- Leto II (L'Imperatore-dio di Dune - cap.15 - pag.110 - Ed.Nord)