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Sufi Nights
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Srell
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 Post Posted: 24 Lug 2005 - 13:56     Post subject: Post subject: Sufi Nights

Immaginate di compiere un viaggio in regioni desertiche, immaginate di condividere la strada con un saggio sufista, che io chiamerò Shaikh Nazim al Haqqani an-Naqshbandi.
Immaginate che all'alba, prima di mettersi a dormire durante il giorno, questi vi racconti una storia di insegnamento sufi....



Quote:
L'acqua del paradiso

Nel corso della loro vita da nomadi, Harith il Beduino e sua moglie Nafìsa erano soliti piantare la loro logora tenda dove potevano trovare qualche palma da dattero, qualche ramoscello rinsecchito per il loro cammello, o uno stagno di acqua salmastra.
Erano anni che facevano questa vita e ogni giorno Harith compiva gli stessi gesti: con la trappola prendeva i topi del deserto per via della loro pelle, e con le fibre di palma intrecciava corde che vendeva alle carovane di passaggio.
Un giorno, tuttavia, una nuova sorgente sgorgò dalle sabbie del deserto. Harith si portò l'acqua alle labbra e gli sembrò l'acqua del paradiso. Quell'acqua, che noi avremmo trovato terribilmente salata, era infatti molto meno torbida di quella che era abituato a bere. "Devo assolutamente farla assaggiare a qualcuno che sappia apprezzarla", si disse Harith.
Si incamminò quindi sulla strada per la città di Bagdad e per il palazzo di Harun El-Rashid, fermandosi solo per sgranocchiare qualche dattero. Portava con sé due otri pieni d'acqua: uno per sé e l'altro per il califfo.
Alcuni giorni dopo raggiunse Bagdad e andò direttamente a palazzo. Le guardie ascoltarono la sua storia e, non potendo fare altrimenti - era questa l'usanza - lo ammisero all'udienza pubblica tenuta dal califfo.
"Comandante dei credenti", disse Harith, "sono un povero beduino e conosco tutte le acque del deserto, benché sappia ben poco di altre cose. Ho appena scoperto quest'Acqua del Paradiso e ho subito pensato di portarvela perché, in verità, è un regalo degno di voi".
Harun il Sincero assaggiò l'acqua e, dato che capiva i suoi sudditi, ordinò alle guardie di far accomodare il beduino e di trattenerlo finché non avrebbe fatto conoscere la sua decisione. Poi chiamò il capitano delle guardie e gli disse: "Ciò che per noi è niente, per lui è tutto. Al calar della notte conducetelo fuori dal palazzo. Non lasciate che veda il possente Tigri; scortatelo fino alla sua tenda senza permettergli mai di bere acqua dolce. Poi dategli mille monete d'oro con i miei ringraziamenti per i suoi servigi. Ditegli che lo nomino guardiano dell'Acqua del Paradiso e che dovrà offrirne da bere a mio nome a tutti i viaggiatori".

* * *

Questo racconto s'intitola anche: "La storia dei due mondi". Risale ad Abu El-Atahiyya, della tribù degli Aniu, contemporaneo di Harun El-Rashid e fondatore dei dervisci Maskhara, 'Gaudenti', in Occidente sono conosciuti col nome di 'Mascara' e hanno adepti in Spagna, Francia e in altri paesi.
El-Atahiyya è stato chiamato "il padre della poesia araba sacra". Morì néll'828.


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Srell
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 Post Posted: 24 Lug 2005 - 14:01     Post subject:

Il derviscio e la principessa



C'era una volta la figlia di un re che era bella come la luna e che tutti ammiravano.
Un giorno, un derviscio, mentre si stava accingendo a mangiare un pezzo di pane, la vide e ne fu talmente commosso che il pane gli cadde di mano.
Quando la principessa gli passò davanti gli sorrise. Quel sorriso lo sconvolse; il pane cadde nella polvere e lui perse quasi i sensi.
Rimase in estasi per sette anni, durante i quali visse per le strade, dormendo insieme ai cani. La principessa ne era talmente esasperata che i suoi servi decisero di ucciderlo.
Allora lo fece chiamare e gli disse: "Io e tè non possiamo unirci. I miei schiavi vogliono ucciderti. Quindi è meglio che tu sparisca!".
"Dal primo istante in cui ti ho vista", rispose il pover'uomo, "la vita non ha più alcun valore per me. Essi mi uccideranno senza ragione. Ma, ti prego, rispondimi, visto che sarai la causa della mia morte. Ho una sola domanda da farti: perché mi hai sorriso?".
"Sciocco!", disse la principessa. "Quando ho visto a che punto ti rendevi ridicolo, ho sorriso per pietà e per nessun'altra ragione". E la principessa scomparve.

* * *

Nel suo Parlamento degli uccelli, Attar parla del malinteso delle emozioni soggettive, che spingono gli uomini a confondere certe esperienze ("il sorriso della principessa") con dei favori speciali ("l'ammirazione"), mentre possono essere precisamente il contrario ("la pietà").
Poiché questo tipo di letteratura ha le sue proprie convenzioni, molti si sono ingannati e hanno confuso gli scritti sufi classici con una cosa diversa da ciò che sono in realtà: descrizioni tecniche di stati psicologici.
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Citazioni

La prospettiva che tu crei con la tua stessa fede; e la fede, la convinzione che ciò che tu vedi è vero, può essere manipolata dall'immaginazione. Tu hai imparato soltanto un modo assai limitato di guardare l'universo. Ora, tu devi fare, di quell'universo, la tua creazione. Ciò ti permetterà di controllare la stabilità di qualunque sistema per i tuoi scopi... per qualunque scopo che tu sarai capace d'immaginare.

-- Rev. Madre Lady Jessica (rivolta a Farad'n) (I Figli di Dune - cap.38 - pag.255 - Ed.Nord)