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Kahlixe
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Kloud
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 Post Posted: 19 Giu 2007 - 21:25     Post subject:

KARMA MECCANICO

"La certezza causa la paura. Se non avessimo certezze, l'ignoto avrebbe per noi un aspetto senza dubbio più allettante..."


La Macchina Djed lavorava incessantemente. Il suo movimento meccanico si propagava per tutto il Creato, come un terremoto, viaggiando alla velocità della luce. I tessuti spazio-temporali ai bordi del Multiverso venivano letteralmente squarciati dalla sua voracità.
L'energia... tutta quell'energia... senza più la patetica presenza di Heru, Setesh aveva facilmente spezzato le reni (aaaah, che frase così volgarmente sublime!) ai suoi avversari, subito dopo essersi sbarazzato dei suoi superflui alleati: ormai, non gli serviva più nessuno.
Preso il controllo di tutte le Correnti, aveva creato la Macchina ed aveva iniziato a divorare universi su universi, fornendogli l'energia necessaria per poter creare un nuovo Universo, un universo in verità molto piccolo... piccolo, ma grande più che a sufficienza per i suoi bisogni.
Così doveva essere: un solo Signore. C'è tutta l'energia per il mio mantenimento. Magnifico...
Nella loro ignoranza, i suoi abitanti erano convinti di vivere in una vastità incommensurabile: in realtà erano intrappolati nel tessuto piegato e ripiegato della loro realtà, appena al di fuori del loro sistema solare.
Aveva creato un cosmo triste, carico di sofferenza, in cui nessun essere sano di mente mai avrebbe mai voluto vivere: una condizione necessaria per il Suo Creato.
Per poterlo creare esattamente come desiderava, gli ci vollero sette giorni...
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Kloud
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 Post Posted: 19 Giu 2007 - 21:55     Post subject:

LE TENTAZIONI

"Desiderate una vita migliore? Avete desideri tanto inconfessabili, quanto irrealizzabili? Vorreste tutto ciò che avete sempre sognato diventasse realtà? Oggi è possibile, il tutto al semplice prezzo della vostra anima..."

<Bisogna firmare col sangue?>, domandò il signor R.
La sua battuta di spirito non parve essere particolarmente apprezzata dal misterioso individuo, che si limito a fare un cenno negativo col capo.
Era stata una giornata terribile, stranissima... ed erano solo le cinque di mattina!
R aveva creduto che sarebbe stata la solita, squallida giornata: sveglia, colazione, lavoro, sentirsi preso in giro dai colleghi e dai superiori, mangiare il pranzo pre-cotto, tornare al lavoro, uscire dal lavoro, tornare alla casa vuota... e anche lì, il solito tran-tran con la televisione ed il letto.
Brutta cosa restare scapoli a quarantanove anni...
Avrebbe dovuto essere una giornata tanto patetica quanto noiosa, proprio come tante altre. Quando s'alzò dal letto, vide quella persona in piedi di fronte a lui... ed ebbe una strana sensazione in corpo.
Insomma, se una persona normale avesse visto un albino alto più di due metri starsene in piedi a fissarvi da chissà quanto tempo, credo che avrebbe come minimo avuto una reazione di spavento, no?
Lui niente di tutto questo: nè paura, nè timore... sollievo.
Riconosceva che tutto ciò che stava accadendo era innaturale: era convinto di essere in un sogno.
<Lei...>, riuscì solo a dire R.
<Io sono un commerciante.>, lo informò l'uomo (ma era davvero un uomo?), con una voce incredibilmente suadente.
<Ah... e cosa vende?>, domandò R: si comportava come se fosse ubriaco.
<Felicità.>
Le trattative non furono lunghe, ma R si prese molto tempo per decidere cosa effettivamente volesse.
<Le suggerisco di pensarci bene: data la particolarità della transazione, è concesso un solo contratto...>, spiegò il commerciante.
<Certo, certo...>
Alla fine fece la sua scelta.
<Un corpo giovane e perfetto. Immortalità. Eterna giovinezza. Potere assoluto.>, dichiarò R.
<Signor R: per le prime tre sue richieste, nessun problema, ma per l'ultima... beh, sussistono dei problemi. Possiamo fornirle potere, molto potere, ma niente di più.>
<Quanto potere?>
<Il potere di un Dio è impossibile... però una semi-divinità già è più fattibile.>
<Per esempio? Tipo Superman?>
<Sì.>
<Mi sta bene!>
Il signor R se la spassò alla grande nel Suo Universo.
Sì, nel preciso istante in cui firmò il contratto, il signor R altro non aveva fatto che spostarsi di Universo, verso la Macchina. A lungo andare, l'Universo ed il Signor R degenerarono, vennerso lentamente bruciati e consumati, finchè non rimase più niente.
Tuttavia, in un altro Universo il signor R aveva rifiutato: da quella decisione nacquero un'infinità di varianti, alcune delle quali divennero vittime di altri "contratti". In un altro Universo ancora, quello più centrale, il signor R non aveva neppure ricevuto la visita ed aveva continuato la propria vita noiosa, fino alla pensione, dove l'attese una serena vecchiaia.
Quegli Universi garantivano a Setesh l'energia necessaria: come un ramo dalle fronde infinite, che venivano bruciate per sostenere il fuoco che alimentava Setesh. Si potevano bruciare i rami più lontani dal tronco, ma si doveva evitare assolutamente di intaccare il tronco, altrimenti la struttura sarebbe crollata.
L'energia prodotta era molta: un Universo la cui struttura era piegata e ripiegata su sè stessa, compressa, che veniva distrutto lentamente forniva un buon quantitativo d'energia molto a lungo. Molti Universi, molta più energia.
E, con quell'energia, Setesh riforniva di potere quanti lo desideravano.
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Kloud
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 Post Posted: 28 Lug 2007 - 20:41     Post subject:

IL MOSTRO

"La prima consapevolezza da raggiungere è l'accettare l'esistenza di un destino inalterabile che guida e circuisce le azioni. Una verità orribile: una gabbia, catene invisibili che stringono carni e mente. Dopo il trauma, si deve raggiungere la seconda consapevolezza: quel che accade in terra, accade nel cielo; quel che accade nel cielo, accade in terra. Si deve accettare di essere in un enorme, intricato meccanismo, a tutti i livelli. La terza consapevolezza da raggiungere è l'interdipendenza delle cose. Non sono le stelle ad indirizzare la nostra vità, nè il movimento caotico del mare quantico a generare i fenomeni imprevedibili. Tutto è interconnesso. Quindi, siamo noi ad influenzare il movimento delle stelle. La realtà quantica è una nostra visione. La gabbia e le catene le abbiamo create noi, masochisticamente. Ogni gradino della consapevolezza incrina la sanità della mente umana nel suo orrore."


Io ero Terra.
La mia vita mi passa di fronte con irragionevole lentezza. Attimi insignificanti, anni fittizi che nascondevano la mia vera identità, persone che credevo vicine e che invece erano diverse da quel che ero.
Io ero Terra.
Ero legato all'elemento Terra.
Stabile, sereno, affidabile, lento.
Però questa era solo la superficie.
La Terra ha qualcosa che si anima sotto la sua pelle tranqulla.
Un mostro fatto d'irruenza e violenza che se ne sta sopito, come un guerrirero ruggente in riposo di finta quiete. Attende solo il funesto risveglio.
Il risveglio è giunto.
Osservo con una straordinaria freddezza il cadavere dell'albino di due metri che mi aveva proposto la felicità in cambio della mia anima.
Non rammento quel che accadde.
Come la Terra, ero apparentemente tranquillo, poi venne il cataclisma.
Come la Terra, anche io ho una bestia che mi si anima sotto la pelle. La bestia si chiama Fuoco. Come un vulcano, ha eruttato la sua distruttiva furia primordiale, dissacrando la tranquilla pace del mio ego, trasformandomi in qualcosa che non ero mai stato.
Io ero Terra, poi venne Fuoco.
Fuoco divorò l'angelo-demone, nella sua furia. Fui io e fu un altro a farlo, poichè le due facce di una medaglia sono perfette estranee: mai si sono viste e mai accadrà. Non ero io, era l'altro me. La Bestia che si anima sottopelle.
Neppure ho memoria di ciò che accadde. Fu come agire in sogno, perchè quando gli esseri di quel genere entrano nella nostra sfera dei sensi, riescono a distorcere la realtà in modo tale da far intuire che una porzione del loro essere va ben oltre la mera apparenza. La nostra percezione delle cose si fa meno chiara, ma più ampia durante il sogno. La nostra consapevolezza ci permette d'abbracciare concetti che altrimenti ripudieremmo. Il Sogno ci stacca dal nostro io materiale. Abbracciamo la complessità del cosmo che ci circonda. Gli incubi, gli orrori che la nostra mente ripudia. Dai semplici ricordi tristi, alle insondabili mostruosità dell'universo. Gli incubi che da svegli si dimenticano.
Io fui Terra, ero Fuoco e ora sono Niente.
Osservo il cadavere dell'angelo-demone venuto per la mia anima e la mia felicità e mi domando perchè tutto questo.
Qualcosa mi ha mosso?
Ero io davvero a decidere le mie azioni?
Era davvero un mio Sogno?
Oppure, ero io il Sogno di qualcun altro?
Domande senza risposta, che verranno presto cancellate dalla mia mente, perchè già il ricordo dell'accaduto diventa nebbia evanescente nelle mie memorie.
Presto tornerò ad essere Terra.
Tornerò nel mio stato di beata ignoranza, prima di conoscere la mia altra faccia, prima di conoscere Fuoco.
Tornerò quel che ero prima, senza sapere del magma ribollente che si scuote in me, come una fiera lasciva desiderosa di carne.
Sì, perchè anche questo non era che un sogno...
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 Post Posted: 08 Nov 2007 - 19:43     Post subject:

LA CABALA

"L'universo è un meccanismo infinitamente complesso. Maggiore è la complessità, maggiore è la probabilità di incontrare un errore od una contraddizione. L'universo è talmente complesso e vasto che può permettersi il lusso d'essere pazzo. Può infrangere le sue stesse regole."


Setesh era più che mai adirato. La Macchina aveva infine dato il suo responso: la parte di sè stesso che aveva isolato e sviluppato meccanicamente aveva infine risposto.
Chi è il mio nemico? Chi è che sta uccidendo i miei emissari, i miei angeli?

La risposta era 0.
Un insignificante numero, per i più, ma chi sapeva parlare il linguaggio del Creatore conosceva anche i suoi oscuri significati.
Zero.
La porta dell'ininito.
Metti zero dietro ad un numero: diventerà enormemente più grande.
Metti zero davanti ad un numero: diventerà enormemente più piccolo.

Soltanto uno dei Tetrarchi poteva essere considerato parte dell'infinito.
Ma quale?
Uno dei miei nemici è ancora vivo: le forze entropiche ancora si muovono... come salvarsi?

Ma la Macchina rimase muta.
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Citazioni

Bisogna scuotersi di dosso le antiche angosce come un serpente si scuote di dosso la vecchia pelle... per poi farsene una nuova ed accettare tutte le sue limitazioni. Ed è lo stesso con i governi e, perfino, con la Reggenza. I vecchi governi finiscono come le pelli scartate.

-- Duncan Hayt Idaho (I Figli di Dune - cap.19 - pag.126 - Ed.Nord)