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Superlievito da fantascienza
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SudrakAlSalik
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 Post Posted: 12 Dic 2006 - 17:10     Post subject: Post subject: Superlievito da fantascienza

AMBIENTE
Dagli ingegneri genetici del Mit importante passo avanti verso la conversione ai biocarburanti
Il microrganismo modificato in laboratorio per trasformare rapidamente la cellulosa in "benzina"


Etanolo da scarti legnosi e piante povere
con il superlievito che dimezza i tempi


La scoperta potrà rendere efficiente un processo già realizzabile, ma a prezzi proibitivi

di VALERIO GUALERZI


Una pompa di etanolo

ROMA - Gli appassionati di fantascienza sanno che Isaac Asimov immaginava per i lieviti un'importanza cruciale in un lontano futuro dell'umanità. Sarebbero stati questi microrganismi, coltivati in grandi vasche alle periferie delle metropoli, a saziare una popolazione mondiale cresciuta a dismisura. Le visioni del grande scrittore potrebbero avverarsi tra non molto, ma per fortuna con una sostanziale differenza. I lieviti, prima che la fame di cibo, ci aiuteranno probabilmente a placare la sete di benzina.

Un passo importante in questa direzione è stato compiuto dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology che sono riusciti a intervenire con l'ingegneria genetica sulle capacità del banale lievito da forno, il Saccharomyces cerevisiae, a trasformare la cellulosa in glucosio e quindi in etanolo. Lo studio, firmato dal chimico del Mit Hal Alper e pubblicato sulla rivista Nature, apre nuovi scenari alla produzione di uno dei carburanti candidati a sostituire la benzina con un'alternativa al petrolio che sia ecocompatibile.

In tutto il mondo, Stati Uniti in testa, si è scatenata una vera propria corsa alla produzione di biocarburanti in entrambe le loro forme: il biodiesel, ricavato da piante dai semi oleosi come la colza e il girasole, e l'etanolo, ricavato da piante ricche di glucosio come la canna da zucchero, il mais e la barbabietola. Non è però tutto 'verde' quel che luccica. Sostituire benzina e gasolio con queste alternative agricole rischia di innescare una pericolosa competizione tra le coltivazioni destinate all'alimentazione e quelle alla mobilità, contribuendo ad aggravare l'erosione del suolo, la deforestazione e uno sfruttamento eccessivo delle risorse idriche. L'energia necessaria per la trasformazione rischia inoltre di azzerare i vantaggi del mancato rilascio di CO2 garantito dal fatto che le piante per crescere assorbono l'anidride carbonica prodotta dalla combustione dei biocarburanti.

La soluzione che potrebbe evitare questi rischi, mantenendo i vantaggi di benzina e gasolio prodotti senza petrolio, con emissioni molto meno nocive per l'ambiente e "carbon neutral", è quella di ottenere l'etanolo da fibre di cellulosa, sostanza "povera" che non deve essere ricavata da piante coltivate appositamente ma anche da scarti di lavorazione, dalla pulizia dei boschi e da piante spontanee come il panicum virgatum, una banale graminacea in grado di crescere facilmente su terreni attualmente incolti o residuali.

Il processo prevede la messa in "ammollo" di grandi quantità di cellulosa dalle quali i lieviti, attraverso un processo di idrolasi, estraggono glucosio, trasformandola in una poltiglia zuccherina che fermentando produce etanolo. Attualmente il costo di questa operazione non è però assolutamente conveniente (l'etanolo da cellulosa costa circa il triplo di quello estratto dalla canna da zucchero), anche perché il tutto avviene con tempi molto lunghi.

Quello che sono riusciti a fare gli scienziati del Mit di Boston guidati da Alper è intervenire sui meccanismi di trascrizione del lievito, aumentando la quantità di un gene già presente nel microrganismo, modificandone le capacità di trasformare la cellulosa in glucosio e poi in etanolo. La migliore efficienza, secondo i ricercatori, può arrivare sino al 50%, dimezzando i tempi di produzione o raddoppiandone le quantità.

(8 dicembre 2006)

FONTE
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